Ecuador, decine di arresti dopo assalto a ospedale nella provincia di Guayas

Vatican News

La polizia ecuadoriana ha arrestato 68 presunti membri di un gruppo criminale che hanno tentato di prendere il controllo di un ospedale nella provincia di Guayas per proteggere un compagno, gravemente ferito, appena ricoverato. Una delegazione degli Usa oggi a Quito per verificare la situazione nel Paese

Gianmarco Murroni – Città del Vaticano

“Abbiamo neutralizzato presunti terroristi che cercavano di impossessarsi delle strutture di una casa di cura a Yaguachi, nella provincia di Guayas”. È quanto affermato dalla polizia ecuadoriana dopo aver arrestato 68 persone che ieri, 21 gennaio, hanno tentato di prendere il controllo di un ospedale nella città dell’Ecuador occidentale. L’intento sarebbe stato quello di proteggere un loro compagno, gravemente ferito, che era appena stato ricoverato. Le autorità hanno anche pubblicato un video in cui si vedono una ventina di uomini sdraiati sul pavimento con le mani dietro la testa.

Conflitto armato interno

L’assalto all’ospedale è solo l’ultimo episodio di violenza dopo che, lo scorso 9 gennaio, in Ecuador è stato dichiarato lo stato di emergenza per “conflitto armato interno”. Le autorità ecuadoriane hanno affermato che nelle ultime settimane è salito a 2.763 il numero delle persone arrestate nel Paese, spiegando che 158 persone sono state arrestate con l’accusa di terrorismo. Gli arresti, afferma il Governo, sono stati condotti nel corso di 31.539 operazioni della polizia e delle forze armate contro “terroristi e gruppi criminali”. L’obiettivo dichiarato è quello di “riportare la pace e la sicurezza che i cittadini chiedono”.

Delegazione Usa in Ecuador

Intanto una delegazione di alto livello degli Stati Uniti, guidata dal consigliere speciale per le Americhe della Casa Bianca, Christopher Dodd, è oggi a Quito per una visita di quattro giorni durante i quali saranno esaminate le relazioni bilaterali e soprattutto la situazione nel Paese. Dodd, riferisce un comunicato dell’ambasciata statunitense nella capitale ecuadoriana, è accompagnato, fra gli altri, dal comandante del Comando meridionale degli Stati Uniti, generale Laura Richardson, e dal vice segretario aggiunto dell’Ufficio antidroga e per l’applicazione della legge, Christopher Landberg. La delegazione, si precisa, “ascolterà e valuterà le opzioni per accelerare la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e analizzerà approcci collaborativi per affrontare le minacce poste dalle organizzazioni criminali transnazionali”. Sono previsti incontri con il presidente Daniel Noboa e con i suoi ministri di Difesa, Interni, Esteri e delle Finanze.

Rete di sicurezza

Il problema della violenza e della sicurezza in Ecuador si estende, inoltre, in tutta la regione nord occidentale del Sud America. Per questo motivo i ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi della Comunità Andina, composta da Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù, hanno annunciato al termine di un vertice tenuto a Lima di aver deciso la creazione di un Piano di azione decisivo sulla delinquenza organizzata transnazionale, proprio come reazione all’ondata di violenza che ha colpito di recente l’Ecuador. “Gli atti criminali generano una paura che paralizza i Paesi – ha spiegato la ministra degli Esteri ecuadoriana, Gabriela Sommerfeld -. Abbiamo visto come tale paura della società civile abbia bloccato gli investimenti e aumentato la disoccupazione e l’immigrazione”. Al termine dell’incontro la Comunità Andina ha diffuso un comunicato in cui elenca 13 punti che integrano il Piano di azione, fra cui la costituzione di una rete di sicurezza multilaterale che inizierà a funzionare nel primo trimestre del 2024 e che “consentirà lo scambio di informazioni sui gruppi criminali transnazionali 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana”.