Anna Poce – Città del Vaticano
Si è concluso, nel pomeriggio di lunedì 18 luglio, il tavolo di dialogo numero 2, tra il governo nazionale e il movimento indigeno dell’Ecuador, organizzato dopo le proteste sociali che hanno scosso il Paese lo scorso giugno. Ad annunciarlo in un comunicato – come riporta l’agenzia Fides -, la Segreteria generale della Conferenza episcopale dell’Ecuador (CEE). L’episcopato, che partecipa come garante del processo, ha messo a disposizione le sue infrastrutture e coordinato la logistica per il buon esito di questo cammino di ascolto e di riflessione alla ricerca di un’intesa, distribuito nel corso di dieci tavoli di discussione, iniziati il 13 luglio scorso.
Tavolo di dialogo
A questi “quattro giorni segnati da un ascolto intenso, un alto livello tecnico e da un chiaro desiderio di trovare soluzioni che portino beneficio al Paese intero”, si legge nel testo, hanno preso parte i rappresentanti delle tre maggiori organizzazioni indigene: Confederación de Nacionalidades Indígenas dell’Ecuador (Conaie), Confederación Nacional de Organizaciones Campesinas, Indígenas y Negras (Fenocin), Consejo de Pueblos y Organizaciones Indígenas Evangélicos del Ecuador (Feine). L’episcopato ha ringraziato tutti coloro che hanno portato “la loro esperienza, la loro professionalità, la loro testimonianza, la loro responsabilità e la loro umanità” affinché questo processo di dialogo porti buoni risultati. “Senza dubbio il lavoro continua”, sottolineano ancora i vescovi, auspicando che nel momento in cui verranno affrontati i temi più scottanti si possa contare su questo lavoro comune.
Un processo che deve continuare
Il processo di dialogo in Ecuador è scaturito dalle proteste guidate dalla Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) tra il 13 e il 30 giugno, con il sostegno di organizzazioni contadine, sindacati, studenti, insegnanti e altri gruppi di cittadini, che hanno provocato sei morti, tra cui un soldato, e circa 500 feriti tra manifestanti e forze di sicurezza. Dopo 18 giorni di proteste, la firma di un Accordo di pace ha posto fine agli scontri di piazza tra la forza pubblica ecuadoriana e il movimento indigeno. L’atto ha stabilito l’istituzione di tavoli negoziali per definire diverse politiche pubbliche. Il processo di dialogo prevede infatti la formazione di gruppi tecnici su sviluppo produttivo, occupazione e diritti del lavoro, energia e risorse naturali, diritti collettivi e istruzione superiore, controllo dei prezzi, accesso alla salute e sicurezza. Oggi, mercoledì 20 luglio, è previsto l’avvio del tavolo di dialogo sullo sviluppo agricolo. La prossima settimana il dialogo verterà invece sul petrolio e sull’estrazione mineraria, e sarà seguito da quello sull’istruzione.