Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Ha toccato”, due parole che sono rimaste impresse nella memoria di coloro che quella sera stavano incollati allo schermo televisivo per seguire la più straordinaria delle imprese mai realizzate fino ad allora dall’umanità: lo sbarco sulla Luna dell’Apollo 11. Era il 20 luglio del 1969.
Nella concitazione di quel momento l’annuncio dell’esito della missione, che aveva tenuto tutti con il fiato sospeso, arrivò agli italiani da Tito Stagno, giornalista della Rai, con quasi un minuto di anticipo rispetto all’effettivo “allunaggio”.
Quella fatidica sera, Tito Stagno ascoltava dalle cuffie il dialogo tra gli astronauti e i tecnici della Nasa. Da Houston c’era in collegamento con la Rai un’altro indimenticabile giornalista, Ruggero Orlando. In tutto 25 le ore di trasmissione per attendere lo sbarco. Un momento ricordato da Stagno con nostalgia e che gli evocava, come ebbe a dire, “una stagione di entusiasmi, di coraggio, di desiderio di conoscenza che si rivelò poi troppo breve”.
Il giornalista appassionato
Stagno aveva appena compiuto 92 anni. Era nato a Cagliari il 4 gennaio 1930. Si era occupato con passione della vicenda dello Sputnik, lanciato dai russi nel 1957 e da allora, raccontava, “quel settore in ascesa divenne un po’ il mio”. Ma nella sua carriera ha fatto anche tanto altro: era stato inviato speciale al seguito di grandi personalità del Novecento e, dal 1976 al 1995, responsabile della Domenica Sportiva. Nella sua autobiografia “Mister Moonlight – Confessioni di un telecronista lunatico”, scriveva di aver avuto nella sua vita professionale “la consapevolezza che non basta essere testimoni del proprio tempo ma bisogna esserne, con curiosità e coraggio, protagonisti”.