Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
La fragile salute gli aveva impedito di essere presente ad uno dei momenti più importanti della sua vita, il Concistoro del 2016 in cui Papa Francesco gli aveva concesso la porpora, rendendolo il primo cardinale del suo Paese, il Lesotho, nell’Africa meridionale. Sebastian Koto Khoarai, vescovo emerito di Mohalès Hoek, è morto oggi a 91 anni. Li aveva compiuti due giorni fa, il 17 aprile, festeggiandoli in una residenza per religiosi anziani e malati dei padri oblati di Maria, Congregazione nella quale era entrato poco più che ventenne. A dare la notizia del decesso è stato monsignor Tlali Lerotholi, arcivescovo metropolita di Maseru.
Nato l’11 settembre 1929 a Koaling, nella diocesi di Leribe, allora colonia britannica del Basutoland, il futuro cardinale ha dovuto attendere undici anni prima di ricevere il Battesimo. Era il 12 dicembre 1940, e nella chiesa di San Paolo a Butha-Buthe il giovane Sebastian ricevette il Sacramento, mentre già maturavano in lui i primi semi della vocazione religiosa.
Primo vescovo della neonata diocesi di Mohale’s Hoek
A Roma, non la capitale italiana ma l’omonima città del Lesotho, nel territorio dell’arcidiocesi di Maseru, Koto ha avviato gli studi di filosofia e teologia al seminario maggiore di Sant’Agostino. Entrato nella Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, il 5 gennaio 1950 è stato ammesso al noviziato e il 6 gennaio 1951 ha emesso la professione religiosa. Due giorni dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1956, ha compiuto un gesto simbolico amministrando il Battesimo a suo papà.
Dopo numerosi incarichi ricoperti in parrocchie e seminari negli anni in cui il Paese si avviava all’indipendenza, nel 1975 Koto è stato nominato primo direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nel Lesotho. Il 10 novembre 1977, Paolo VI lo ha eletto primo vescovo della neonata sede residenziale di Mohale’s Hoek.
Da lui un impulso alla Chiesa cattolica del Paese
In questa veste ha guidato la comunità locale con umiltà e fermezza: con lui i battezzati sono aumentati di oltre il 20%, con un numero crescente di vocazioni al sacerdozio, tanto che il seminario maggiore non riusciva ad accoglierle tutte. Dal 1982 al 1987 è stato presidente della Conferenza episcopale del Lesotho e grazie anche alla sua azione, unita a quella di altri confratelli, la Chiesa cattolica è diventata la prima istituzione educativa del Paese.
Nel maggio 2006, dopo trentasei anni, ha presentato le dimissioni per limiti di età, ma è rimasto al servizio della Chiesa come amministratore apostolico fino all’11 febbraio 2014, continuando a svolgere diverse attività come la gestione di una casa per circa 20 orfani o l’assistenza di minori disabili. Molto amato e apprezzato nel Paese, è stato considerato all’unanimità “un gran lavoratore” e “un uomo di Dio”.
Cardinale per volontà di Papa Francesco
Papa Francesco gli ha consegnato la porpora nel Concistoro del 19 novembre 2016, terzo del suo pontificato, durante il quale aveva creato sette nuovi cardinali, tredici con diritto di voto in un eventuale Conclave e quattro ultraottantenni. Il cardinale Koto Khoarai era uno di questi ultimi, ma per motivi di salute non riuscì a partecipare alla cerimonia in Vaticano. Il 21 gennaio 2017 ha ricevuto in Lesotho dal nunzio apostolico in Lesotho, Peter Bryan Wells, la berretta cardinalizia, l’anello e il titolo, conferiti durante la stessa cerimonia dal cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo metropolita di Durban.
Con la morte del porporato africano, il Collegio cardinalizio risulta adesso composto da 224 cardinali, di cui 126 elettori e 98 non elettori.