È morta Hebe de Bonafini, la leader per i diritti umani che con il Papa ritrovò la fede

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Giovedì prossimo, per la prima volta dopo quasi cinquant’anni, non sarà presente ad una delle “rondas” di Plaza de Mayo, con il simbolico fazzoletto bianco annodato sulla testa, a chiedere verità e giustizia per i mariti, figli e altri familiari desaparecidos durante la guerra sporca in Argentina (1976-1983). Lei ne aveva persi due di figli, Jorge Omar e Raúl Alfredo, e la nuora, dissolti nel nulla come tanti altri oppositori al regime.

Lutto nazionale in Argentina

Hebe de Bonafini, fondatrice e presidente delle Madres de Plaza de Mayo, l’associazione formata da donne e mamme di tutti gli scomparsi durante la dittatura militare, è morta ieri a 93 anni. Ne avrebbe compiuti 94 il prossimo 4 dicembre. Nella prima metà di ottobre era stata ricoverata per tre giorni nell’Ospedale di La Plata per accertamenti che non avevano evidenziato particolari patologie. Promotrice di numerose iniziative, fra cui una Università dei diritti umani, in Argentina era considerata una istituzione tanto che il governo del presidente Alberto Fernandez, appresa la notizia della scomparsa, ha decretato tre giorni di lutto in tutto il Paese.

Il rapporto con il Papa

Il rapporto con Jorge Mario Bergoglio, attuale Papa Francesco, è stato un punto fondamentale della storia personale di Bonafini. In passato la donna aveva criticato aspramente e continuamente l’allora arcivescovo di Buenos Aires, poi i due si erano ritrovati, prima tramite lettere e altri scambi, poi personalmente a Santa Marta nel 2016. Proprio in virtù di questo rapporto, Hebe Bonafini disse di aver ritrovato la fede.

“Avevo perso completamente la mia fede e quando è iniziata la relazione, lui mi ha ridato la fede, che è così necessaria…. Senza fede non si può vivere, e grazie a questa fede parlo con i miei figli ogni sera”, ha raccontato la donna in una intervista alla Radio AM-530. Papa Francesco “mi aveva invitato molte volte in Vaticano. Mi sembrava di non dover andare perché avevo litigato con lui molte volte. Finché un giorno mandò un vescovo a casa mia, con il quale parlai e accettai l’invito a visitarlo”.

L’incontro del 2016 a Santa Marta

Nella Domus vaticana dove il Papa risiede, Bonafini era arrivata la mattina del 28 maggio 2016. L’incontro era stato lungo, oltre due ore, e affettuoso, secondo quanto riferito dalla stessa Hebe a un gruppo di giornalisti: “Ci siamo commossi e ci siamo abbracciati”. Con il Papa avevano affrontato anche il tema della drammatica situazione dell’Argentina, con la gente senza lavoro e in lotta per sopravvivere. Il Papa soprattutto aveva “ascoltato” con grande attenzione, diceva l’attivista, ammettendo pubblicamente di essersi sbagliata sul conto di Bergoglio, di non conoscere il suo impegno per i poveri, di avergli chiesto scusa.

Il Papa in una intervista alla giornalista Elisabetta Piqué su La Nacion nel luglio 2016, parlando dell’udienza di maggio, aveva commentato queste scuse: “È stato un gesto di perdono. Lei mi ha chiesto perdono e io non glielo ho negato. Non lo nego a nessuno. È una donna alla quale hanno ucciso due figli. Io mi inchino, mi inginocchio davanti a tanta sofferenza. Non importa ciò che ha detto di me. E so che ha detto cose orribili in passato”.

Lettere e messaggi

Il rapporto tra il Pontefice e la presidente delle Madres de Plaza de Mayo era proseguito a livello epistolare negli anni successivi. Nel 2017, Hebe aveva inviato una lettera al Papa per dirgli che l’Argentina aveva bisogno di lui: “Stiamo attraversando un periodo molto brutto, il Paese sembra una montagna che crolla come quando c’è un terremoto”. Ricordava poi il 40.mo anniversario “di lotta” delle Madres, “senza perdere nemmeno un giovedì in piazza”: “2036 marce, siamo rimaste in poche, ma abbiamo costruito un ponte indistruttibile tra i nostri figli e le nuove generazioni che hanno preso sul serio la Patria, così noi Madri moriremo serene perché la lotta e la difesa della vita è nelle mani migliori, quelle dei giovani che si impegnano nella lotta per gli altri e per le altre”.

Francesco aveva risposto inviando un libro e una lettera in cui ribadiva “quello che ho detto tante volte e che le ho espresso quando era in Vaticano: di fronte al dolore di una madre che perde i suoi figli in un modo così crudele e violento, sento un profondo rispetto e il bisogno di accompagnarla con la mia vicinanza e la mia preghiera. Solo lei sa cosa vuol dire soffrire”.

Incoraggiamento

Ancora nel febbraio 2018, Hebe Bonafini aveva condiviso durante un incontro delle Madri di Plaza de Mayo un nuovo messaggio che il Papa aveva condiviso con lei, in cui scriveva: “Prego per voi e per le Madri e chiedo al Signore di mantenervi in buona salute affinché possiate continuare ad aiutare tante persone”. Francesco, in quell’occasione, incoraggiava la donna ad andare avanti senza preoccuparsi delle calunnie circolate sul suo conto: quelle, scriveva, “sporcano solo la coscienza e la mano di chi le lancia. Non dimenticate di pregare per me. Un saluto alle mamme”.

Lo stesso saluto e la stessa benedizione il Papa le aveva rinnovate qualche mese fa, con una lettera del primo maggio 2022, all’indomani del 45.mo anniversario della prima “ronda” del 30 aprile 1977, quando il gruppo di donne aveva marciato intorno alla Píramide di Maggio per chiedere la riapparizione “in vita” dei loro figli detenuti o scomparsi. Il Papa ringraziava per un libro ricevuto in dono: “L’ho letto con attenzione ed è ammirevole la traiettoria che le Madri di Plaza de Mayo, con costanza, hanno portato avanti in questi 45 anni”. Un cammino che, ora, perde la sua guida ma che proseguirà.