Debora Donnini – Città del Vaticano
Giovanni Battista de Rossi è considerato “il padre” della moderna disciplina dell’archeologia cristiana. Mentre alcune catacombe, annesse ai più amati santuari romani, rimasero praticabili, altre soffrirono di un progressivo abbandono. La sua instancabile attività di archeologo, soprattutto durante il pontificato di Pio IX, lo portò alla scoperta di numerosi cimiteri cristiani a Roma. I rinvenimenti delle catacombe di Domitilla, di Pretestato, di Priscilla, e, su tutte, di San Callisto, si devono al suo lavoro perseverante. Numerose le opere da lui pubblicate, nella sua vasta attività collaborò anche alla compilazione del Corpus Inscriptionum Latinarum. Venne anche nominato direttore del Museo cristiano del Vaticano, segretario della Commissione di Archeologia Sacra e divenne presidente della Pontificia Accademia romana di archeologia.
Le iniziative per il bicentenario della nascita
In occasione del bicentenario della nascita di questo “pioniere” nel suo campo, il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra hanno organizzato una serie di iniziative: la prima, stamani, presso le catacombe di San Callisto, con l’apertura di uno spazio espositivo, la cosiddetta Tricora occidentale, proprio nell’area del cimitero di Callisto dove l’archeologo effettuò le sue prime grandi scoperte. La seconda iniziativa riguarda un Convegno Internazionale, che si tiene oggi e domani. Gli eventi vengono aperti rispettivamente dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e presidente della Pontifica Commissione di Archeologia Sacra, e dal cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Seguiranno, nel corso di tutto il 2022, visite guidate nella “Roma di de Rossi”, che si concluderanno a fine anno con la presentazione degli Atti del Convegno.
Con lui l’archeologia cristiana diventa disciplina scientifica
Nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News, monsignor Pasquale Iacobone, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, spiega perché De Rossi possa essere considerato “il padre” della moderna archeologia cristiana:
Posso rispondere citando Papa Francesco che nella Lettera al cardinal Gianfranco Ravasi del primo febbraio per la XXV seduta pubblica delle Pontificie Accademie dedicata proprio a Giovanni Battista de Rossi, sottolineava come sia considerato il fondatore dell’archeologia cristiana moderna, e citava il suo contemporaneo Theodor Mommsen, il quale affermò che De Rossi “aveva elevato questa disciplina da mero passatempo di studiosi a vera scienza storica”. Questo è il salto di qualità. Ci sono tanti studiosi dell’antichità cristiana ma erano appassionati, erano ricercatori senza metodi precisi e senza un metodo scientifico di ricerca. De Rossi è invece colui che per primo applica metodi, criteri di scavo, di ricerca delle fonti, per cui l’archeologia cristiana diventa una vera e propria disciplina scientifica che entra, quindi, a pieno titolo anche come insegnamento universitario.
La sua prima grande “avventura archeologica” avvenne quando riportò alla luce le catacombe di san Callisto. Aveva appena 22 anni. Può raccontarci qualche particolare di questa scoperta?
Lui racconta che girava per le vigne dell’Appia Antica, spesso con il suo fratellino di circa 10 anni. Cercava ruderi, frammenti di lapidi, vasellame o altro. In una di queste escursioni, trova un frammento con un’iscrizione e capisce che è quella che chiudeva la tomba di papa Cornelio, un papa del terzo secolo. Da lì comincia un’investigazione sistematica di tutto quel territorio, dove trova altri frammenti, altre indicazioni preziose: lì doveva essere collocato, quello che le fonti chiamavano il cimitero comunitario della prima comunità cristiana. Poi, grazie all’intervento di Pio IX, il terreno viene acquisito dalla Santa Sede e si può finalmente cominciare l’escavazione sistematica con delle scoperte che sono straordinarie: la cripta dei Papi, la cripta di Santa Cecilia, la cripta di papa Cornelio e così via. Scoperte che lasciarono il mondo a bocca aperta e si racconta di Pio IX – più volte in visita in questi luoghi – che si commosse nel vedere le tombe dei suoi predecessori del terzo secolo, si commosse davanti alla tomba di Santa Cecilia, mentre il coro intonava l’antifona della festa di Santa Cecilia.
Con queste iniziative, sia il convegno internazionale, sia quest’incontro nelle catacombe di San Callisto di oggi, cosa si vuole sottolineare della figura di de Rossi?
Due aspetti che non possono essere disgiunti: l’aspetto culturale-storico-archeologico perché era una persona di una grandissima cultura, di un grandissimo intuito nelle sue ricerche, nei suoi studi, nei suoi scavi, una persona eccezionale che fece molte pubblicazioni e scoperte eccezionali, però contemporaneamente la cosa importante è che fu un credente appassionato, cioè le sue scoperte, le sue ricerche, il suo metodo non sono disgiunti dalla sua fede appassionata e anche dalla sua devozione per i martiri. Le sue ultime parole furono: Tutti i Santi Martiri, pregate per me. È proprio questa ricerca delle radici della propria fede, della testimonianza cristiana, che lo spingono nella sua ricerca archeologica.
Tra le sue opere, i tre volumi intitolati “La Roma sotterranea Cristiana” possono essere considerati la prima opera scientifica di studio dei cimiteri cristiani. De Rossi di fatto conferì dignità scientifica alle discipline dell’archeologia e dell’epigrafia cristiane. Cosa resta della sua eredità? Cosa è da portare avanti?
Qualsiasi studio archeologico deve partire necessariamente dalle sue opere. Lui ha scritto e pubblicato tantissimo dopo aver scavato e ricercato, e i sui testi sono fondamentali. Evidentemente oggi qualche cosa va ripensata, va rivista, però c’è stata proprio recentemente una tesi sull’epigrafia che riprendeva i suoi appunti, le sue schede: è un patrimonio prezioso che merita di essere portato avanti. C’è ancora tanto da fare, tanto da studiare, e da lui dobbiamo prendere soprattutto la passione: una passione archeologica, ma anche una passione interiore, una passione da credente, che insieme possono portare ancora a tanti nuovi risultati dagli esiti ancor più felici. Allora oggi abbiamo due momenti per sottolineare tanti aspetti della ricca personalità di Giovanni Battista de Rossi. Questa mattina c’è un momento più celebrativo, presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi e ricordiamo la figura di de Rossi lì proprio dove è sepolto nella Tricora orientale. Poi inaugureremo la Tricora occidentale con nuovo allestimento di materiale appena restaurato. Nel pomeriggio e il giorno il giorno successivo, prima al Palazzo della Cancelleria e poi nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, vi saranno tutta una serie di interventi per cogliere l’afflato anche internazionale della ricerca storico-archeologica del de Rossi. Tanti interventi di professori universitari, di studiosi, che cercheranno di capire l’attualità e l’importanza della figura e dell’opera del de Rossi.