Nathalie Becquart, Xmcj *
Questo libro di testimonianze ci fa sentire le grida e le sofferenze troppo spesso taciute, quelle di donne consacrate che sono entrate in comunità religiose per seguire Cristo e si sono trovate in preda a situazioni dolorose che, per la maggior parte di loro, le hanno portate a lasciare la vita consacrata. L’autore ascolta le loro storie con empatia per dare voce a queste donne ferite che cercano di ricostruirsi e di far sentire la loro esperienza, le loro lotte, la loro speranza. In questo modo, contribuisce ad aumentare la nostra consapevolezza dei problemi degli abusi nella vita religiosa, dando priorità all’ascolto delle vittime che non si sono sentite accolte, rispettate, riconosciute e ben accompagnate nella loro comunità. Voglio rendere omaggio a queste donne che hanno coraggiosamente accettato di parlare e dare la loro autentica testimonianza. Dobbiamo quindi ascoltarle, sentirle e prendere coscienza che la vita consacrata nella sua diversità, come altre realtà ecclesiali, può generare sia il meglio che il peggio. Il meglio quando i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza sono proposti come un cammino di crescita umana e spirituale, un cammino di maturazione che fa crescere la libertà delle persone perché «l’autorità è chiamata a promuovere la dignità della persona». Il peggio quando i voti religiosi sono interpretati e attuati in un modo da infantilizzare, opprimere o addirittura manipolare e distruggere le persone.
Questo libro ci invita dunque a guardare in faccia la realtà e a dire la verità, a cercare le vie possibili per accompagnare le persone che soffrono nella vita religiosa o che ne sono uscite e devono ricostruirsi. Ma soprattutto cercare il modo di prevenire queste possibili derive aiutando le comunità religiose ad adottare uno stile sempre più sinodale. Infatti, come ci ricorda il Documento Preparatorio del prossimo Sinodo sulla Sinodalità nella sua prima parte, che definisce il contesto di questo processo sinodale: «Non possiamo però nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare, non possiamo dimenticare la sofferenza vissuta da minori e adulti vulnerabili a causa di abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Siamo continuamente interpellati come popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli e sorelle feriti nella carne e nello spirito: per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del “camminare insieme”. La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso (di potere, economico, di coscienza, sessuale). È impensabile una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del popolo di Dio: insieme chiediamo al Signore la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio».
Siamo tutti chiamati, quindi, a prendere coscienza di queste pratiche erronee di obbedienza e di esercizio dell’autorità nella Chiesa, che purtroppo sono sorte sia nelle parrocchie che nelle vecchie e nuove comunità di vita consacrata o associazioni laicali. Dobbiamo ascoltare la forte chiamata di Papa Francesco alla conversione pastorale, che ci richiede di abbandonare il modello clericale della Chiesa e di entrare in una visione di Chiesa sinodale che implica l’ascolto e la partecipazione di tutti, e l’assunzione di responsabilità congiunta. Perché tutti, battezzati, discepoli missionari, hanno pari dignità e devono essere considerati come soggetti e attori della missione. Tutti, abitati dallo Spirito, sono chiamati a far sentire la loro voce. Per continuare ad annunciare la Buona Novella del Vangelo nel mondo di oggi, la Chiesa deve riscoprire e mettere in pratica la sinodalità che fa parte della sua stessa natura. Cioè, discernere i modi di vivere questa dinamica di comunione, questo “noi” ecclesiale che rispetta e integra la diversità dell’“io” singolare, questa accoglienza e valorizzazione della diversità dei carismi perché lo Spirito Santo parla in ognuno e l’obbedienza nella Chiesa deve essere sempre un ascolto comune dello Spirito.
In un certo senso, attraverso questo libro Salvatore Cernuzio ci dà una percezione molto concreta di ciò che la Congregazione per la Vita Consacrata ha chiaramente evidenziato nel suo importante documento di orientamento “Per vino nuovo otri nuovi” (2017), quella sfida di un necessario rinnovamento e di una giusta formazione nell’esercizio dell’obbedienza e dell’autorità. Sottolinea il documento: «In alcuni casi, la collaborazione non è promossa dall’“obbedienza attiva e responsabile” (29), ma dalla sottomissione infantile e dalla dipendenza scrupolosa. In questo modo la dignità della persona può essere danneggiata fino all’umiliazione. In queste nuove esperienze o in altri contesti, la distinzione tra il foro esterno e quello interno non è sempre correttamente considerata e debitamente rispettata» (30).
Così, in questo cambiamento d’epoca in cui viviamo, dobbiamo riconoscere che: «Obbedienza e servizio dell’autorità rimangono questioni altamente sensibili, anche perché le culture e i modelli hanno subito trasformazioni profonde, inedite e, per certi aspetti, forse anche sconcertanti almeno per alcuni. Nel contesto in cui viviamo, la terminologia stessa di “superiori” e “sudditi” non è più adeguata. Ciò che funzionava in un contesto relazionale piramidale e autoritario non è più desiderabile né vivibile nella sensibilità di comunione del nostro modo di intendere e volersi Chiesa. È da tener presente che l’obbedienza vera non può fare a meno di mettere al primo posto l’obbedienza a Dio, sia dell’autorità sia di chi obbedisce, come non può fare a meno di riferirsi all’obbedienza di Gesù; obbedienza che include il suo grido d’amore Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,36) e il silenzio d’amore del Padre».
Che questo libro, che ci invita a guardare il lato oscuro di alcune realtà della vita consacrata, ci aiuti a sentire e attuare l’invito urgente di Papa Francesco «a tutte le comunità del mondo [per] chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate» (26).
* Sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi
IL LIBRO
Salvatore Cernuzio, Il velo del silenzio. Abusi, violenze, frustrazioni nella vita religiosa femminile, Edizioni San Paolo 2021, pp.208 , euro 20,00; prefazione di suor Nathalie Becquart, introduzione di padre Giovanni Cucci SJ, con un intervista al professor Tonino Cantelmi e un contributo del professor Giorgio Giovanelli