Chiesa Cattolica – Italiana

“Donne Chiesa Mondo”, le croci rosa nel deserto di Ciudad Juarez

Nel numero di novembre che esce domani, il mensile de L’Osservatore Romano approfondisce il tema della violenza di genere e mostra fra l’altro i simboli della pietà verso le vittime di femminicidi da parte delle famiglie messicane della Juarez Valley

Vatican News

Croci di legno dipinte di rosa affondate nel terreno: nascono per opera di madri e padri, sorelle e fratelli,  i cimiteri di donne  nel deserto della Juarez Valley, quando vengono ritrovati  i resti delle vittime di sparizioni forzate, tratta di esseri umani e femminicidi. Stuprate, torturate e crudelmente mutilate. Le croci formano pantheon, su cui sono incisi i nomi delle donne assassinate, i messaggi delle loro famiglie e le decorazioni floreali, che sono atto di  consolazione per i parenti e richiesta di giustizia perché il tasso di impunità  è altissimo. Si arriva, anche tra le autorità, a squalificare le vittime, spesso giovani di classe umile, liquidandole come prostitute e tossicodipendenti. L’antropologa Julia Monárrez Fragoso ha per questo proposto la definizione di “femminicidio sessuale sistemico”.

In tutta Ciudad Juarez,    nello stato messicano  di Chihuahua, terra di narcos, dove sono sparite negli ultimi trenta anni  migliaia di donne  (in alcune stime si parla di oltre duemila), le croci rosa sono diventate un simbolo nella lotta contro i femminicidi, perchè il mondo non dimentichi, si vergogni e intervenga. Nelle foto (Wikimedia Commons): qui il memoriale in onore di Marisela Escobedo,  che era la madre di una ragazza uccisa ed  è stata uccisa a sua volta perché chiedeva giustizia, nella pagina accanto il cimitero nel luogo in cui furono ritrovati nel 1996 i corpi di  otto donne.

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