Donatello, l’arte che resiste alla guerra

Vatican News

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

La sopravvivenza della bellezza agli orrori della guerra è testimoniata da due sculture in terracotta di Donatello. Due differenti versioni di Madonna con Bambino: la prima del 1415, la seconda di circa quarant’anni più tardi. Sono immagini dell’amore materno e degli affetti familiari che le armi minacciano e talvolta distruggono. Entrambe hanno subito l’oltraggio di danneggiamenti gravissimi durante le fasi terminali della Seconda Guerra Mondiale.

L’arte che resiste alla guerra

Oggi conservate entrambe allo Staatliche Museen di Berlino, durante il conflitto si trovavano nel Kaiser-Friedrich-Museum, l’attuale Bode Museum, da cui a causa dei bombardamenti furono evacuate per trovare riparo in un bunker, ma furono travolte da due terribili incendi e nel maggio 1945 finirono ridotte in pezzi.

A metà degli anni Cinquanta i frammenti, portati a Leningrado, sono stati ricomposti magistralmente dai restauratori. Quindi le due opere, restituite alla Repubblica Democratica Tedesca, hanno fatto ritorno nel settore Est di Berlino solo nel 1958.

La più grande mostra per Donatello

Irrimediabilmente perduta fu la cromia che doveva caratterizzare il bassorilievo più tardo come testimoniano fotografie dell’epoca. Il manufatto è stato sottoposto nel 2018 ad un nuovo intervento conservativo. Le fiamme comunque non sono riuscite ad offuscare il virtuosismo nella modellazione dell’argilla che rende i due capolavori indiscutibilmente attribuibili a Donatello. All’artista che ha segnato in modo profondo e unico l’arte del Quattrocento e dei secoli successivi è dedicata una mostra storica allestita fino al 31 luglio 2022 a Firenze nella duplice sede di Palazzo Strozzi e del Musei Nazionale del Bargello.

Arte che scuote la polvere

Per la prima volta sono riuniti i più importanti capolavori dello scultore e architetto, posti a confronto con i maestri a lui contemporanei come Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Bellini e successivi come Raffaello e Michelangelo. 130 opere di 50 grandi artisti, alcune delle quali escono per la prima volta delle loro sedi, dando prova in un momento tanto drammatico per l’Europa e per il mondo di come l’arte unisca e possa  “scuotere dall’anima la polvere” come scriveva Picasso ed essere ambasciatrice di speranza e libertà.

Un rivoluzionario

Quella libertà di cui è simbolo il Davide, ma che scaturisce dagli innumerevoli materiali: marmo, pietra, bronzo, legno, stucco, rame sbalzato, cartapesta, paste vitree, ceramiche, terracotta attraverso i quali Donatello opera la rivoluzione che ha rigenerato l’idea di scultura, sconvolgendone i canoni. Prediletto della famiglia Medici insieme a Brunelleschi e Masaccio,  diede il via alla straordinaria stagione del Rinascimento, assimilando le scoperte sulla prospettiva attraverso l’illusione spaziale dello stiacciato o schiacciato, così evidente nella predella con il “Combattimento di san Giorgio col drago e liberazione della principessa” del Museo Nazionale del Bargello.

Il pathos nel marmo

La dolcezza, la crudeltà, la gioia, il dolore, anche quello più straziante, sono emozioni che Donatello riesce ad imprimere nella durezza del marmo dando prova impareggiabile di penetrazione psicologica: le sue opere hanno mantenuto invariata nello scorrere dei secoli la capacità di stimolare la preghiera e coinvolgere lo spirito. Per la prima volta nella storia la mostra fiorentina offre ai visitatori fuori dal contesto originario opere come il Convito di Erode, la Fede e la Speranza del Fonte battesimale di Siena o le straordinarie porte bronzee della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, recentemente restaurate.

Fuori dal tempo

“Il più audace scultore di ogni tempo, artista con una fortissima vocazione monumentale, anche quando lavora nei piccoli formati”, così il curatore dell’ambiziosa mostra Francesco Caglioti definisce Donatello. “Non è solo il padre del Rinascimento o il patriarca di un’epoca, è molto di più: è un uomo che esorbita dalla storia dell’arte occidentale e la marca in modo unico come nessun altro”.

Crocifissi a confronto

Donatello sovverte il rapporto tra il pubblico e l’opera d’arte: di fronte ad una sua scultura si è costretti a ripensare il movimento nello spazio. Allievo di Ghiberti e Brunelleschi, ha superato quest’ultimo: non ha costruito edifici come il maestro, ma li ha riplasmati attraverso l’introduzione in essi delle sue sculture o dei suoi rilievi”. Significativo il confronto in una stessa sala tra i celebri Crocifissi lignei realizzati dai due e provenienti dalla Basiliche di Santa Croce e di Santa Maria Novella.

Oltre

Precursore Donatello: secondo Caglioti “ha anticipato persino il cinema e la fotografia divertendosi a giocare con i tempi della rappresentazione figurativa”: tanta arte oggi non si capisce senza il passaggio di questo gigante della scultura. Non a caso l’esposizione, attraverso sculture, dipinti, e disegni, prende in esame non solo i contemporanei del Quattrocento, ma anche chi è venuto dopo: Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Jacopo Sansovino, Pontormo, Bronzino, “allievi ideali di Donatello” che hanno compreso la potenza della materia che Donatello ha liberato. Se infatti “Brunelleschi apre il Quattrocento, ma vi rimane”, osserva Francesco Caglioti, “Donatello va oltre”.