Donata al Papa una Croce, simbolo del dolore del popolo ucraino

Vatican News

Gli è stata portata da padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas Spes-Ucraina, che nel pomeriggio ha incontrato il Papa a Santa Marta

Michele Raviart

Un incontro commovente, a tre giorni dal primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. È l’esperienza che ha raccontato a Vatican News padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas Spes-Ucraina, che oggi pomeriggio ha incontrato il Papa in udienza privata a Casa Santa Marta. Il sacerdote ucraino ha donato a Francesco una Croce fatta con le schegge di vetro delle finestre delle case distrutte dai bombardamenti.

Padre Vyacheslav, come è andato l’incontro con Papa Francesco?

Questo incontro è stato veramente un bel momento per dare la testimonianza di cosa, come Caritas locale e come Caritas Internationalis, stiamo facendo in Ucraina. Anche noi come operatori ecclesiali siamo vittime della guerra. Dobbiamo lottare non solo per la nostra vita, ma anche per la nostra spiritualità. Il Papa sta con noi, nella preghiera, sta facendo tante cose, ma quando non si vede la possibilità di risolvere la situazione della guerra si vede la stanchezza e lui ci ha esortato come Caritas a continuare il nostro lavoro. Ha ripetuto che lui è con noi con tutto il cuore e sta facendo tutto quello che è possibile in questa terribile situazione. Io gli ho lasciato una Croce fatta con i vetri delle finestre distrutte dai bombardamenti. Gli ho detto che queste finestre distrutte mostrano non soltanto le case distrutte che noi proviamo a ricostruire, ma mostrano anche i nostri cuori, quello che noi abbiamo dentro. E al centro della Croce c’è l’immagine di una farfalla che è un segno di speranza, perché noi aspettiamo la risurrezione. E insieme a tutta la società e con l’aiuto internazionale, possiamo andare avanti e ricostruire tutto quello che i russi hanno distrutto in questa brutta guerra. Io ho consegnato al Papa anche il testo di una Via Crucis che abbiamo preparato noi operatori di Caritas Spes ucraina mostrando la nostra esperienza della guerra. È una riflessione molto intima, e ho chiesto al Santo Padre di leggerla perché questo sarà una preghiera molto forte per noi. Credo che il Santo Padre nella sua preghiera può unire tutti i nostri cuori.

Che cosa dicono le meditazioni di questa Via Crucis?

Ci sono tante storie che riguardano la nostra esperienza. Nella stazione in cui Gesù incontra la madre si ricorda quando le madri dei soldati in Ucraina aspettano i figli dalla guerra e alcuni non tornano e ricevono l’informazione che il figlio è morto. E queste sono storie vere, storie dei nostri cari e dei nostri amici. In un’altra stazione si descrivono i sentimenti dei bambini sotto i bombardamenti, quando i bambini non possono dormire. C’è poi una meditazione sulle tante tombe che oramai ci sono in Ucraina con i corpi di persone senza nome, nessuno sa chi sono, ma per noi queste tombe sono luoghi santi.

Da dove provengono i vetri della Croce che ha donato al Santo Padre?

Dalla regione di Kyiv, in particolare dai luoghi bombardati nei primi giorni della guerra.

Domani presenterete il lavoro che stanno facendo le Caritas di tanti Paesi per l’Ucraina…

Per noi è davvero importante questa solidarietà internazionale, è importante essere uniti nella risposta alle necessità umanitarie provocate dalla guerra. Io credo che è più facile andare avanti quando tu sai che non sei solo e per noi questo è un segno molto importante. Noi siamo in prima linea e viviamo sempre il rischio di essere attaccati, ma ci sentiamo uniti a tutti gli altri operatori Caritas che in Italia e negli altri Paesi stanno lavorando con i rifugiati ucraini: stiamo vivendo tutti la stessa esperienza. Diciamo che siamo anche noi soldati ma della guerra sociale. Quindi penso che sia molto importante essere uniti come Caritas: noi non siamo soli.