Chiesa Cattolica – Italiana

Don Tonino Bello verso gli altari: riconosciute le virtù eroiche

Isabella Piro – Città del Vaticano

Don Tonino Bello non amava i titoli onorifici, tanto che da Antonio era diventato, semplicemente, Tonino. Ma il titolo di “venerabile” che assume oggi, con la promulgazione del decreto sulle sue virtù eroiche, racconta tutta un’altra storia: quella di una “Chiesa del grembiule”, ossia al servizio costante dei poveri e degli ultimi; quella di un cristiano “contempl-attivo, con due t,” come amava dire lui stesso, ossia colui che “parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione”, colui che non separa mai preghiera e azione; la storia di una figura fortemente impegnata per la pace e la riconciliazione nel mondo.

L’impegno per la pace

Nato ad Alessano il 18 marzo 1935 e morto per tumore allo stomaco il 20 aprile 1993 a Molfetta, nella stessa diocesi che aveva guidato come vescovo dal 1982, don Tonino è stato anche presidente nazionale di “Pax Christi”: nominato nel 1985, si è impegnato fortemente per l’obiezione fiscale contro le spese militari e contro il piano di militarizzazione della Puglia, nonché per la pace durante la prima “Guerra del Golfo” e il conflitto nella ex-Jugoslavia. Indimenticabile anche il suo pellegrinaggio a Sarajevo nel dicembre del 1982: la città era devastata dalla guerra nei Balcani, ma don Tonino sfidò le bombe e, a capo di un gruppo di credenti e non credenti di diverse nazionalità, cercò di mettere in atto “un’altra Onu”, per dimostrare che vivere nella concordia è possibile.

Testimone di un Vangelo “scomodo”

Costantemente vicino alla sua gente, attento alle richieste di tutti i bisognosi, testimone di un Vangelo “scomodo”, che fosse segno di contraddizione rispetto alle storture della storia, il compianto vescovo pugliese è stato descritto da Papa Francesco con queste parole, pronunciate proprio a Molfetta nel 2018: don Tonino rivelava “il desiderio di una Chiesa per il mondo: non mondana, ma per il mondo, al servizio del mondo. Una Chiesa monda di autoreferenzialità ed estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé, non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso; mai assopita nelle nostalgie del passato, ma accesa d’amore per l’oggi, sull’esempio di Dio”.

Sarà santo padre Tito Brandsma, ucciso a Dachau

Ma nell’udienza concessa oggi al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato anche la promulgazione dei decreti riguardanti la canonizzazione di due beati: Tito Brandsma (al secolo: Anno Sjoerd), sacerdote olandese professo dell’Ordine dei Carmelitani. Nato il 23 febbraio 1881 a Oegeklooster, studioso di filosofia, matematica e mistica, nel 1935 viene nominato assistente ecclesiastico dell’associazione dei giornalisti cattolici e durante i drammatici anni del nazismo, visita le redazioni della stampa cattolica nei Paesi Bassi, incoraggiandole a resistere al regime. Arrestato il 19 gennaio 1942, viene ucciso in odio alla fede, con un’iniezione di acido fenico, il 26 luglio 1942 nel campo di concentramento di Dachau, in Germania. Il miracolo riconosciuto per la sua canonizzazione riguarda la guarigione di un padre Carmelitano da “melanoma metastatico ai linfonodi”, avvenuta nel 2004 a Palm Beach, negli Stati Uniti d’America.

Sarà santa Maria di Gesù, vicina a poveri ed infermi

E sarà santa anche la Beata Maria di Gesù (al secolo: Carolina Santocanale), fondatrice della Congregazione delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes: nata il 2 ottobre 1852 a Palermo, dedica la sua vita al servizio dei poveri e degli infermi. Muore per infarto il 27 gennaio 1923 a Cinisi. Il miracolo attribuito alla sua intercessione riguarda due gravidanze portate a termine, tra il 2016 e il 2017, da una donna siciliana affetta da una grave patologia che le aveva causato infertilità.

Saranno beati 5 sacerdoti francesi uccisi dai “comunardi”

Diverranno Beati, invece, i servi di Dio Enrico Planchart, sacerdote professo dell’Istituto dei Religiosi di San Vincenzo de Paoli, Ladislao Radigue e 3 Compagni (Policarpo Tuffier, Marcellino Rouchouze e Frézal Tardieu) sacerdoti professi della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, nonché della perpetua Adorazione del Santissimo Sacramento; uccisi in odio alla fede il 26 maggio 1871 in Francia. È il periodo della “Comune di Parigi”, lo Stato autonomo indipendente, ispirato agli ideali socialisti libertari, che si oppone al nuovo governo repubblicano insediatosi a Versailles contro l’impero di Napoleone III. A porre fine alla “Comune” è la violenta “Settimana di sangue” che si scatena nel maggio del 1871: su fronti opposti, l’esercito francese e i comunardi provocano migliaia di morti, incendi e distruzioni. I cinque futuri beati potrebbero mettersi in salvo lasciando Parigi, ma preferiscono restare ad assolvere il loro ministero. In particolare, Enrico Planchat, avvisato di un possibile arresto, rimane al suo posto per confessare i fedeli in vista della Pasqua. Arrestati in momenti e luoghi diversi solo perché sacerdoti, vengono uccisi il 26 maggio 1871, con colpi di fucile e armi da taglio. I loro cadaveri finiscono dileggiati dalla folla.

È venerabile la piccola Odette, morta a soli 8 anni

Infine, da ricordare che oltre a Don Tonino Bello, diventano venerabili altri cinque servi di Dio, tra cui la piccola Odette Vidal Cardoso, morta a soli 8 anni. Una vita breve, la sua, ma fortemente radicata nella fede: nata il 18 febbraio 1931 a Rio de Janeiro, in Brasile, a cinque anni comincia a frequentare il catechismo e lo insegna alle figlie dei domestici di casa. L’anno dopo, viene ammessa alla Prima Comunione. Al fianco della madre, si reca in visita negli ospizi, negli orfanotrofi e nei lebbrosari. Colpita dal tifo, per 49 giorni sopporta la malattia con serenità e pazienza, senza mai un lamento, forte nella speranza. Muore il 25 novembre 1939, esclamando “Gesù, portami in cielo”.

Gli altri venerabili sono Giovanni di Gesù Maria (al secolo: Giovanni de San Pedro y Ustárroz), sacerdote professo dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nato il 27 gennaio 1564 a Calahorra (Spagna) e morto il 28 maggio 1615 a Monte Compatri (Italia); Giorgio Guzzetta, sacerdote della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, nato il 23 aprile 1682 a Piana dei Greci (oggi Piana degli Albanesi, Italia) e morto il 21 novembre 1756 a Partinico (Italia); Natalina Bonardi (al secolo: Maria), Fondatrice della Congregazione delle Suore di Santa Maria di Loreto nata il 4 dicembre 1864 a Cuneo (Italia) e morta il 25 luglio 1945 a Vercelli (Italia); e Maria Dositea Bottani (al secolo: Maria Domenica), Superiora Generale della Congregazione delle Suore Orsoline della Vergine Maria Immacolata di Gandino, nata il 31 maggio 1896 a Pianca (Italia) e morta il 2 settembre 1970 a Bergamo (Italia).

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