Maurizio Artale, presidente del Centro di accoglienza Padre Nostro fondato dal beato nel 1991, esalta il valore sociale dell’opera del sacerdote siciliano ucciso dalla mafia, in occasione dell’anniversario del suo martirio
Luana Foti- Città del Vaticano
“L’eredità di padre Puglisi è aver creato una comunità e averle fatto capire che affidarsi alla mano mafiosa non era una scelta obbligata ma c’era un’alternativa. Ecco perché la mafia si è impaurita di questo piccolo prete di Brancaccio”. Così Maurizio Artale, presidente del Centro di accoglienza Padre Nostro, ricorda don Pino Puglisi, il primo martire della Chiesa cattolica a essere stato ucciso dalla mafia, il 15 settembre del 1993.
Al Centro Padre Nostro nuovi servizi per i più fragili
L’eredità del passaggio sulla Terra di don Pino Puglisi è mantenuta in vita dal Centro di accoglienza Padre Nostro, lo stesso che lui ha fondato il 16 luglio 1991 nel quartiere Brancaccio di Palermo. Oggi il Centro ha diverse sedi in Sicilia e si occupa di dare supporto alle fasce sociali più deboli: bambini, anziani, detenuti in esecuzione penale esterna, mamme e donne vittime di abusi, senzatetto. “Ogni anno ci piace fare memoria del beato Puglisi aprendo dei servizi. Quest’anno siamo orgogliosi di presentare due attività che coinvolgono i giovani – precisa Artale – a maggior ragione in questo momento difficile per la città di Palermo coinvolta nei reati perpetrati dai giovanissimi nei confronti di una ragazza di 19 anni”. Il riferimento è all’episodio di violenza sessuale di gruppo subita nelle scorse settimane da una giovane palermitana che continua ad occupare le cronache nazionali. “Il 22 settembre infatti è prevista l’inaugurazione di un centro aggregativo per adolescenti e di accoglienza per i giovani di tutto il mondo che arrivano in città dai vari gemellaggi che organizzano annualmente”, aggiunge ancora Artale che annuncia l’inizio dei lavori di costruzione di un poliambulatorio di prossimità per dare la possibilità alle persone meno abbienti di accedere ai servizi sanitari.
I giovani, il soggetto privilegiato di padre Puglisi
Maurizio Artale condivide le sue preoccupazioni sui giovani di oggi, “i soggetti privilegiati” per padre Puglisi. “C’è un’indagine fatta dalla Direzione Investigativa Antimafia che dice che la mafia ha ancora una forte attrazione sui giovani”, ricorda. Artale si sofferma in tono allarmistico sull’elevato abbandono scolastico, in particolare su coloro che disertano l’università e non riescono a trovare “un’occupazione decente”. Il pericolo costante per questi giovani, secondo quanto registra Artale, è che “si trovano risucchiati nelle mani della mafia che dà loro il lavoro di sentinella, di spaccio o di andare a fare un atto intimidatorio”. Diventa quindi essenziale creare un’azione corale di tutta la società a favore dei giovani. “Non dobbiamo solo narrare loro il personaggio, il santo, il martire, ma dobbiamo fargli vivere quello che loro hanno vissuto. Se li coinvolgiamo nell’accoglienza degli immigrati, nell’accoglienza dei senzatetto, nel fare doposcuola ai bambini, allora si sentiranno parte attiva della società. Queste – conclude Artale – sono le dinamiche che la comunità ecclesiale e la Chiesa si deve porre come progetto di vita per la Chiesa stessa e per i giovani”.