Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Don Juraj Jurica ha 51 anni, 7 dei quali passati da studente a Roma, tra il seminario San Giovanni Paolo II e l’Università Lateranense, e molti di più vissuti nel servizio pastorale per i tanti studenti universitari di Kosice, che conta 5 atenei e una vita universitaria molto attiva. Ci risponde al telefono dopo aver concelebrato la Messa nella tarda mattinata allo stadio Lokomotiva del capoluogo della Slovacchia orientale, per i giovani che già erano presenti, in attesa dell’incontro con Papa Francesco.
Don Juraj Jurica, lei è da stamattina nello stadio di Kosice: che clima c’è tra i giovani che aspettano il Papa?
E’ una grande gioia: tutti i giovani e noi tutti ci stiamo rendendo conto che siamo parte di un evento che ci oltrepassa. Aspettiamo il Santo Padre come il nostro Papa come nostro padre. I giovani si sono preparati da subito, dall’annuncio di questa visita papale, anche se non c’era molto tempo, meno di 3 mesi. Siamo nello stadio dove è stata beatificata Anna Kolesàrova, dal legato del Papa, il prefetto della Congregazione dei Santi, esattamente tre anni fa. E’ morta come martire, anche Papa Francesco l’ha chiamata la Maria Goretti slovacca. Oggi è lo stesso Santo Padre che arriva tra di noi.
Com’è il clima in questo momento? Quali quali ci sono già presenti? Tutti i giovani che parteciperanno sono già nello stadio?
Questa mattina abbiamo celebrato la Messa con il cardinal Duka di Praga e ora ci stiamo radunando, naturalmente osservando tutte le misure di sicurezza per il coronavirus. Nel frattempo, sul palcoscenico, ci sono i diversi gruppi di giovani artisti cattolici che cantano, che ci rallegrano, che stanno preparando il clima per l’arrivo del Santo Padre. E’ interessante anche notare che ieri pomeriggio c’è stata una grande bufera, pioveva proprio a dirotto. Invece oggi, in questo momento, c’è una giornata bellissima, solare, 25 – 26 gradi e un cielo azzurro.
Anche il tempo si prepara ad accogliere il Papa. Come si sono preparati in questi mesi i giovani slovacchi a questo incontro, anche dal punto di vista spirituale?
I vescovi slovacchi hanno inviato, per preparare l’incontro spirituale, attraverso email e post, ogni giorno qualche pensiero del Santo Padre, che si poteva meditare per conoscerlo meglio, poi naturalmente in ogni parrocchia, nei gruppi dei giovani si è riflettuto. In modo particolare sono stati attivi i gruppi dei giovani qui a Kosice, che è una città di 250 mila abitanti, e ci sono 5 università, e la pastorale universitaria è molto attiva. E’ stato un grande piacere per noi, perché subito dopo il nostro appello, in pochi giorni si sono iscritti tutti i volontari dei quali avevamo bisogno. Oggi sono attivi 400 volontari che aiutano, che hanno preparato anche il programma di tutto il pomeriggio. E poi sono stati scelti quelli che personalmente incontreranno il Santo Padre. La capacità dello stadio, prato compreso, è di 22 mila persone, e sarà pieno.
Ieri, nella cattedrale di Bratislava, il Papa ha detto che soprattutto i giovani “non sono attratti da una proposta di fede che non lascia loro libertà interiore, da una Chiesa in cui bisogna pensare tutti allo stesso modo e obbedire ciecamente”. La Chiesa slovacca riesce a formare i giovani ad un rapporto maturo e libero con Dio o preferisce educare ad una ” religiosità rigida” con un annuncio “non liberante e opprimente”?
Penso che questa è una sfida per tutte le nuove generazioni di tutto il mondo, ma per quanto riguarda la Slovacchia, la situazione è un po’ particolare, nel senso che nella seconda metà del secolo scorso, il ventesimo, durante la diretta o indiretta persecuzione della Chiesa, quando non si potevano celebrare i sacramenti, non si poteva insegnare il catechismo, la fede è spesso stata preservata e trasmessa nelle famiglie, che naturalmente trasmettevano una fede della pietà popolare, ma sempre bella. Ma sono d’accordo con Santo Padre che si deve aggiornare lo stile. La generazione di oggi, anche in Slovacchia, quella che domina internet, Tik Tok, YouTube, tutti i mezzi di comunicazione sociale, riceve un sacco di informazioni, ha un sacco di possibilità, che non c’erano per niente 20-30 anni fa. Sono ben preparati, viaggiano, sicuramente sono molto più critici, non prendono tutto per scontato, vogliono essere più liberi, però mi sembra che gli manchi un po’ la scala dei valori. Fanno fatica a scegliere quello che è giusto e quello che non è giusto. Poi dipende dal prete, dalla famiglia, dalla zona della Slovacchia magari più tradizionale o no. Però i giovani slovacchi riescono abbastanza bene a difendere la propria libertà e quel punto del Santo Padre è giusto, e dobbiamo sforzarci molto di più di attrarre i giovani, piuttosto che forzarli a credere in qualcosa, a fare qualcosa.
Oggi pomeriggio, i giovani chiederanno al Papa come riuscire ad amare per sempre e costruire una famiglia che duri. Le comunità cristiane aiutano le giovani coppie a costruire famiglie che non si dividano dopo pochi anni?
La chiamerei, senza esagerare, la pandemia della convivenza prima del matrimonio, che colpisce anche la Slovacchia. I giovani conoscono il proprio corpo e quello dell’altro, ma magari fanno fatica a conoscere la propria anima, il proprio cuore e così siamo un po’ indietro. Posso dire purtroppo che ci stiamo rendendo conto che dobbiamo far capire ai giovani che prima si deve puntare alla felicità dell’altro. Questo deve essere il motivo per il quale mi sposo. Esiste la preparazione dei fidanzati per il matrimonio, che è obbligatoria in Slovacchia. Si fa durante i fine settimana, come un ritiro però in alcune diocesi della Slovacchia i vescovi hanno obbligato i parroci a fare un cammino di preparazione con 5 – 7 incontri con un certo contenuto. Sono abbastanza soddisfatto di quello che facciamo, però sempre si può fare di più. Mi auguro che questa visita del Pontefice ci aiuterà molto a trasmettere la fede e che ogni generazione la trasmetta alle successive.