Chiesa Cattolica – Italiana

Don Di Noto: debole la normativa approvata dall’Ue a tutela dei minori sul web

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Durante l’anno e mezzo di pandemia che abbiamo vissuto più o meno chiusi in casa, i reati online a danno di minori sono aumentati del 77%. Lo conferma anche l’ultimo rapporto dell’Internet Watch Foundation parlando del rilevamento di 132.730 siti contenenti immagini di abusi sessuali su minori. Della grave situazione ha preso atto anche il Parlamento europeo, che all’inizio di questa settimana ha approvato con 537 voti a favore, 133 contrari e 24 astenuti, una nuova legislazione per tutelare meglio i minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, quando utilizzano servizi di webmail, chat e messaggistica. Don Fortunato di Noto, il sacerdote siciliano fondatore dell’associazione Meter Onlus, non ha però festeggiato questo risultato, anzi ne ha parlato come di un’occasione perduta, quasi una presa in giro nei riguardi delle vittime. Quelle approvate sono, infatti, norme temporanee, che permettono ai fornitori di servizi web di contrastare, su base volontaria, la presenza di materiale pedopornografico online, rimuovendo e denunciando alle autorità competenti tale presenza, ma rispettando il più possibile la privacy degli utenti che utilizzano le loro piattaforme, finendo così per bloccare una parte importante delle indagini e delle azioni di repressione su coloro che commettono crimini online.

Da parte dell’Ue una decisione poco coraggiosa

Inaccettabile compromesso, debole e opaco, non audace, definisce il provvedimento legislativo approvato don Di Noto, sacerdote in prima linea contro la pedofilia e la pedopornografia, che in un comunicato definisce quello dell’istituzione europea “un impegno che non manifesta la totale e assoluta scelta di tutelare i minori” e che non tiene conto della gravità del fenomeno.

Don Di Noto ci spiega meglio la ragione per cui lei ha accolto questa normativa con così scarso entusiasmo? 

Ascolta l’intervista a don Fortunato Di Noto

Non solo con scarso entusiasmo: dopo 30 anni che personalmente e con Meter siamo impegnati nella lotta alla pedopornografia online e dopo le tante segnalazioni fatte negli ultimi 18 anni alle autorità di polizia di mezzo mondo, soprattutto europee, ho percepito che si tratta di una normativa che non va al cuore del problema. Perché non dimentichiamo che nella pedopornografia online le foto e i video ritraggono bambini già abusati, quindi non stiamo parlando di semplici immagini che vengono commercializzate o cedute, ma immagini che sono prodotte da personaggi che in una percentuale di circa il 40, 44% hanno abusato anche direttamente dei bambini per poi commercializzare il materiale. Quindi questa normativa non tiene conto della gravità del problema, un problema che Papa Francesco ha definito una piaga globale quando ci ha incontrato il 15 maggio scorso in Vaticano. Quindi non si può pensare che gli Stati membri dell’Europa giochino sul fatto di considerare sempre di più e meglio la privacy degli utenti, non considerando che i server provider devono necessariamente essere obbligati a denunciare elementi pedopornografici e non su base volontaria. Questa è veramente una presa in giro, è un’offesa ai bambini.

Quindi lei chiede che collaborare con le autorità deve diventare obbligatorio per i server provider nel caso di materiale pedopornografico, andando oltre il diritto alla privacy?

Sì, perchè i dati che posono fornire sono degli elementi necessari per l’individuazione dei soggetti colpevoli di crimine. La legge italiana prevede questa obbligatorietà in modo che la collaborazione con la Polizia sia efficace, ma qui parliamo di server provider che si trovano in Nuova Zelanda, in Brasile o nei cosiddetti “paradisi pedopornografici”, allora perché non pensare, partendo dall’Europa, alla obbligatorietà di fronte a questa situazione,  perché non potrebbe diventare l’Europa un esempio per tutto il mondo?

Per quali ragioni Il Parlamento europeo, secondo lei, è stato così poco coraggioso in merito a questa questione?

Perché non percepisce la gravità del problema. Io direi che prima di votare, i parlamentari europei dovrebbero vedere il materiale pedopornografico, quello che si commercializza. Immaginate i neonati stuprati, i bambini di età piccolissima che vengono indotti alle più abbiette forme di abusi sessuali. Soltanto vedendo questo materiale i parlamentari potrebbero percepire, capire e sensibilizzare la propria coscienza. Dobbiamo dire la verità che è prevalso invece l’interesse dei server provider, e che la questione della privacy sta diventando un cavallo di battaglia per la manipolazione dei dati e quindi di conseguenza anche della loro commercializzazione. L’ha detto anche la stessa relatrice della normativa europea, l’eurodeputata Birgit Sippel: “Forse non è perfetta, ma è una soluzione temporanea praticabile per i prossimi tre anni.” Ecco, la cosa che poi mi ha impressionato, ma io l’ho saputo dalle colonne dell’Avvenire, è sapere che questo sacerdore del Sud, è l’unico che ha protestato. Allora significa che non c’è la sensibilità che dovrebbe esserci e forse ci sono degli interessi che magari mi sfuggono…

Questo sacerdote è lei, don Fortunato. Dunque, la privacy potrebbe essere sacrificabile in alcuni casi per un bene maggiore, cioè quello dei bambini?

La questione della privacy non si può porre di fronte al problema dei bambini abusati, Non può esistere la privacy quando si tratta di crimini efferati contro i bambini. Deve essere veramente dimenticata riguardo alla collaborazione che le grandi società devono offrire all’autorità giudiziaria. Lo ripeto, i provider devono essere obbligati a fornire tutti gli elementi necessari. Una domanda che noi ci poniamo è: com’è possibile che dopo 65.000 segnalazioni supportate da documenti, in tutto il mondo, i provider ci scrivono assicurando che loro hanno consegnato i dati in loro possesso alle autorità, e poi scopriamo che non lo hanno fatto? Non possono fare un copia e incolla di risposte formali che non hanno una corrispondenza con il reale! Dobbiamo dirlo e lo ripeteremo, cercheremo di fare azioni di sensibilizzazione: in questo campo la privacy non può esistere e non può essere prioritaria nei confronti degli abusi i che minori subiscono e soprattutto della pedopornografia online.

Questa nuova legislazione europea sarà in vigore per i prossimi tre anni. intanto l’associazione Meter continuerà ad operare per far comprendere a tutti la drammaticità e l’atrocità di questo fenomeno della pedofilia?

Certamente. Se è vero come è vero, e lo dicono gli ultimi dati riguardo proprio all’Europa, che noi abbiamo circa tra i 18 e i 19 milioni di bambini abusati sessualmente, nella nostra sola Europa, io non so se ancora possiamo dire che il problema non c’è. Il fatto è che non vuol essere affrontato, pertanto, non solo noi proseguiremo nelle nostre attività, con l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia di Meter, continuando con le nostre segnalazioni e i Report annuali, ma dall’altra parte ci faremo sentire, perchè non possiamo permettere che gli Stati tacciano di fronte a questa piaga. E’ un impegno che abbiamo promesso anche al Santo Padre – perché il Papa nel discorso che ci ha fatto il 15 maggio scorso ha detto che gli Stati devono impegnarsi tutti quanti perché non è un fenomeno marginale -, ed è un impegno e una promessa che abbiamo fatto nei confronti dei bambini di tutto il mondo.

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