Antonella Palermo – Città del Vaticano
Entusiasmo e sintonia con il segno di vicinanza che il Papa sta portando nella Repubblica Democratica del Congo attraverso il cardinale Segretario di Stato Parolin. E’ quanto esprime la Comunità congolese a Roma che domani, 3 luglio, si ritrova nella basilica di San Pietro per la Messa in rito zairese celebrata da Francesco, alla quale si prevede parteciperanno circa 1500 persone.
Azione di grazie e preghiere per e con il Papa
Diplomatici e amici della Comunità cattolica congolese di Roma e d’Italia, oltre ad una delegazione di fedeli laici da Kinshasa e a una piccola rappresentanza di fedeli del Sud Sudan, saranno presenti alla celebrazione eucaristica domani in Vaticano in rito zairese. A riferirlo è la cappellania romana guidata da don Sylvestre Adesengie che parla di grande mobilitazione e di uno spirito di comunione che fu già sperimentato il 1 dicembre di tre anni in occasione dello stesso evento.
“Quando abbiamo appreso la notizia della conferma di questa celebrazione, ci siamo subito disposti ad organizzarci con entusiasmo per rendere solenne la giornata. Per noi – spiega – è un momento di azione di grazia e di gioia. Preghiamo perché la visita del Papa in Congo, una visita tanto attesa, abbia luogo e che possa portare frutto a beneficio della popolazione”. Don Sylvestre manifesta tutto l’apprezzamento per il desiderio del Papa di essere in qualche modo presente in quella regione d’Africa, anche se a distanza, di non voler lasciare solo il Congo: “E’ una presenza attiva che ci parla – dice – anche se non è fisicamente là”.
Lavorare per la pace in RD Congo dove l’insicurezza è totale
Una celebrazione dopo pochi giorni dall’anniversario dell’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo, il 30 giugno, mentre l’est del Paese vive una grave situazione di insicurezza. E’ stata una giornata di preghiera e meditazione, quella, nel ricordo dell’eroe nazionale Patrice Lumumba. “Tutti i congolesi devono prendere coscienza di questa realtà di guerra – precisa il cappellano – e spero che tutti si mettano a lavorare per la pace e la giustizia, che collaborino per convincere i nemici che si sono infiltrati tra i ribelli a ritirarsi”. Sulla guerra riflette anche Willbert Tuzayeen, donna molto attiva nell’ambito della comunità congolese a Roma, e che tanto si sta dando da fare per la preparazione della Messa.
Lei era tra coloro che sarebbero andati volentieri in Congo, dove ci sono i suoi familiari, per partecipare alla visita del Papa. Il rinvio del viaggio apostolico all’inizio è stato un duro colpo da metabolizzare – racconta Willbert Tuzayeen – vista la grande attesa maturata negli anni, soprattutto da parte della gente che vive nelle periferie, nei villaggi. Nel 2019 erano stati proprio coloro che avevano promosso l’iniziativa della Messa celebrata a San Pietro a consegnare una lettera al Papa per sostenere l’invito nel Paese africano dove permane una situazione politica e sociale molto difficile. C’è instabilità, insicurezza totale. Ci sono sempre dei morti. In pratica – denuncia – è che in Congo c’è una guerra ma non si sa con chi si combatte. Resta il fatto che la gente muore. E precisa che il Congo sarebbe tra i Paesi più ricchi al mondo e che invece è tra quelli più poveri, perché la gente vive male. “E la sua ricchezza non è per i congolesi ma per gli altri Stati, e questo non è giusto”.
Il rito zairese e il coro che canta per la fratellanza
Il rito zairese presenta alcune particolarità rispetto al rito romano, proprie della cultura congolese, approvate dalla gerarchia cattolica. La struttura di questa liturgia si ispira alla cosiddetta “palabre” africana (riconciliazione dopo un confronto con il capo del villaggio). Tra gli altri aspetti, la liturgia inizia con l’invocazione non solo dei Santi ma anche degli antenati dei diversi clan e l’intera celebrazione è contraddistinta da movimenti del corpo coreografici. Viene solitamente messo in risalto un tipico senso di solidarietà africana espresso in particolare nell’offerta dei doni all’altare per i poveri. Ad animare la celebrazione è la Chorale Bondeko che solitamente canta nelle quattro lingue nazionali della Republica Democratica del Congo (Lingala; Tshiluba; Swahili e Kikongo) con un repertorio classico latino e italiano. ‘Bondeko’ in lingala vuol dire ‘fratellanza’. Ha animato le edizioni della Festa dei Popoli celebrata annualmente nella Basilica San Giovanni in Laterano, nonché l’apertura dei Sinodi dell’Africa. Oggi il coro è formato da circa 30 elementi.