Antonella Palermo – Città del Vaticano
Filosofo per formazione, dialogico per carattere, montanaro per passione. Alcuni dei tratti della personalità di monsignor Aldo Giordano, deceduto all’età di 67 anni a Lovanio per Cavid-19 lo scorso 2 dicembre dopo due mesi di ricovero in rianimazione a Bruxelles. I funerali si celebreranno giovedì 9 dicembre nel Duomo di Cuneo, presenziati dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
L’impegno ecumenico nel cuore d’Europa
Dal maggio scorso monsignor Giordano era Nunzio apostolico presso l’Unione europea. Le preoccupazioni legate alle questioni politico-ecclesiali d’Europa risalgono al 1995, quando fu nominato Segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), trasferendosi a San Gallo, in Svizzera. In questa veste si distinse per la sua dedizione nel costruire una Chiesa di respiro europeo, con una spiccata propensione all’ecumenismo. Viene ricordato anche perché tra i promotori di Sir Europa, per una comunicazione ecclesiale che riteneva necessaria nel quadro dell’integrazione politica e sociale Ue. A proposito della Charta Oecumenica, siglata vent’anni fa a Strasburgo dai responsabili delle Chiese cristiane in Europa, il presule la definiva un testo esemplare perché sanciva l’impegno comune dei cristiani nel salvare e promuovere i valori alla base della costruzione europea e la possibilità di collaborazione tra religioni e ‘res publica’ per il bene comune. Nel 2008 divenne Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo, conservando dunque un punto di vista strategico nel cuore del vecchio continente, esperienza che contribuì a maturare una serie di riflessioni confluite, nel 2013 nel libro “Un’altra Europa è possibile. Ideali cristiani e prospettive per il vecchio Continente”.
La condivisione delle sofferenze per i popoli dell’America latina
Nel 2013 Giordano volò a Caracas, come Nunzio apostolico in Venezuela, dove rimase per sette anni. Qui fu testimone della situazione di violenza e povertà dilagante in diversi Paesi dell’America Latina, ripetendo – anche ai microfoni di Radio Vaticana – che i popoli non meritano la violenza e che serve il perdono. Nel 2020 fece in tempo – prima di andar via da un Paese che, diceva, gli aveva rubato il cuore – a celebrare la messa di beatificazione di José Gregorio Hernandez Cisneros, conosciuto in loco come “il medico dei poveri”, una sorta di “San Giuseppe Moscati” centroamericano.
Grande comunicatore, uomo di cultura e di fede
Aldo Giordano fu ordinato sacerdote nel 1979. Nella sua formazione, il Baccellierato presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e la Licenza in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Per la ricerca di dottorato si era dedicato al pensiero di Nietzsche. Dal 1982 al 1996 era stato professore di Filosofia presso lo Studio teologico interdiocesano e la Scuola superiore di Scienze religiose di Fossano. Proprio qui lo conobbe a metà degli anni novanta Umberto Bovani, insegnante liceale di Cuneo, fondatore, con la moglie, del Centro di Spiritualità domestica presso il Santuario di Sant’Antonio a Boves (CN). Una esperienza fortunata, di grande formazione non solo sotto il profilo accademico ma soprattutto umano. Ne nacque un’amicizia forte e proficua.
Per Umberto la morte di monsignor Giordano, un uomo di fede ma anche di grande cultura, è una grande perdita, a livello personale ed ecclesiale. “Don Aldo quando lo incontravi lasciava il segno”, ricorda. “La sua raffinata eleganza nella parola, il suo arguto spirito analitico non poteva passare inosservato. Le sue parole lasciavano il segno così come il suo ‘stile docente’. Mai cattedratico aveva la forza della comunicazione del sangue e della carne: maniche rimboccate, movimenti rapidi delle mani sapeva dove arrivare e come arrivare con le parole”. E aggiunge: “Ho sempre pensato che dalla sua incontenibile passione per il pensiero di Nietzsche traeva alimento per una visione della fede e del mondo dove al primo posto viene posta la ricerca di una verità possibile per tutti e per grazia di tutti. Questa ricerca non è interrotta, anzi. Forse adesso Don Aldo troverà elementi per una ulteriore e forse ancor più alta conoscenza”.
Senza arroccamenti, credeva nella forza del laicato
Bovani racconta di quando Giordano era ospite al Centro di Boves, “lui che ci ha sempre manifestato un grande affetto per il loro lavoro qua. Credeva fortissimamente nel valore dell’impegno del laicato, ad ogni livello, sia culturale che ecclesiastico. Segno di una Chiesa che apriva le porte ad una corrispondenza tra il sacerdote e il laico”. Alla luce del percorso sinodale che si è appena aperto, emerge una figura preziosa dal grande sguardo profetico. “Per lui c’era un binomio inscindibile tra il laico e il consacrato che poneva sullo stesso piano apostolico, che devono crescere parallelamente, in maniera complementare, uno appoggiato all’altro, per confluire in un unico messaggio evangelico, senza gerarchie”, spiega. E poi ancora un ricordo personale che recupera una delle iniziative che vide Giordano tra i promotori nella diocesi di Cuneo di un significativo convegno su Cristianesimo ed Europa, “l’unica occasione che ci ha visto lavorare insieme”. Una circostanza, quella come tante altre, in cui ribadì come le radici cristiane del continente siano da considerare un elemento imprescindibile, un tessuto storico che non si può negare, ma senza mai arroccamenti, senza mai lasciare intendere posizioni di chiusura. Ci mancherà.”