Disastro naturale in India: si temono più di 200 morti

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Un disastro simile al Vajont è quello causato dalla caduta di un ghiacciaio nel lago artificiale creato dalla diga Rishiganga sul fiume Alaknanda, nella zona dell’Himalaya vicino al Parco nazionale del Nanda Devi. Sono immagini spaventose quelle che giungono dallo stato indiano dell’Uttarakhand, che hanno fatto in breve tempo il giro del mondo. Quel pianeta che si riscopre vittima dei cambiamenti climatici, del riscaldamento globale. Quanto accaduto nel Paese asiatico è l’ennesimo campanello d’allarme, che suona non solo in una regione dove appena 8 anni fa un altro disastro causò la morte di migliaia di persone, ma in ogni angolo della Terra.

La cronaca 

Il distaccamento dall’Himalaya di un pezzo di un ghiacciaio ha dunque provocato domenica 7 febbraio la rottura di una diga sul fiume Dhauli Ganga, nello stato dello Uttarakhand, nel nord dell’India, a ridosso della catena montuosa. La rottura della diga, a sua volta, ha causato una grande alluvione che ha costretto all’evacuazione di numerosi villaggi a valle del fiume. Secondo le autorità sono al momento 18 i morti. Oltre duecento le persone disperse, gran parte delle quali lavorava nelle due centrali elettriche presenti. Nel giugno 2013 sempre in questa zona delle piogge record causarono inondazioni spaventose, costate la vita ad oltre 5mila persone. Un disastro soprannominato “tsunami himalayano”, a causa dei torrenti d’acqua scatenati nella zona montuosa.

Le cause

L’esplosione di un lago glaciale, una sorta di enorme valanga, l’impatto del cambiamento climatico o dell’attività dell’uomo: gli scienziati indiani, come riporta The Indian Express, non sono sicuri di cosa abbia innescato l’improvvisa ondata di acqua vicino a Chamoli, in Uttarakhand. Tra gli scenari più probabili, ora c’è quello che gli addetti ai lavori chiamano GLOF, o inondazione del lago glaciale. Si tratta di un riferimento ad allagamenti causati a valle a causa di una breccia in un lago glaciale. Dunque l’incidente non è stato il solo risultato della frattura di un ghiacciaio, ma una tragica catena di eventi. Nel mirino resta, di fatto, il cambiamento climatico.

Laudato si’ 

Nella enciclica Laudato si’ – dedicata alla cura della Casa comune e pubblicata nel 2015 – Papa Francesco al paragrafo 24 fa riferimento allo scioglimento dei ghiacciai e mette in guardia dai pericoli legati ai cambiamenti climatici:

“Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi”.

Il timore del Papa è soprattutto per quelle popolazioni che vivono a ridosso delle zone costiere ed il suo pensiero è rivolto in particolare, nel paragrafo seguente, ai Paesi in via di sviluppo ed alla popolazione più povera:

“Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema,come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela”.

Niente soluzioni a metà

“Quando i ghiacciai si sciolgono in aree lontane se ne parla a livello scientifico, ma se coinvolgono la popolazione allora ci si rende conto della gravità della situazione”. Lo afferma Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, nell’intervista a Vatican News. “Non dimentichiamoci della vastità dei territori i cui terreni vengono tenuti stabili proprio dalla presenza di ghiacci, in Italia – prosegue – dovremmo preoccuparcene pensando ai ghiacci alpini, al territorio pedemontano”.

Ascolta l’intervista ad Andrea Masullo

Ma cosa si può fare per prevenire simili disastri? “Dobbiamo renderci conto che non stiamo parlando di teoria, ma di pratica e quindi che riguarda tutti e ciascuno ”, ammonisce Masullo. “I tentativi di aggiustare gli stili di vita funzionano ad oggi solo in minima parte e nella fase iniziale, occorre cambiare completamente strada”. Dunque un capovolgimento radicale. “Si devono modificare le tecnologie applicate, il modello di consumo e gli stili di vita in funzione delle energie rinnovabili, pulite. Nella Laudato si’ – conclude – questo concetto è presente quando il Papa scrive di come le soluzioni che mediano non risolvono il problema, semmai lo aggravano”.