Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Mi auguro che Roma continui a vivere la sua vocazione di accoglienza, all’inclusione, capacità di ospitare e di farsi grembo. Mi auguro che questo possa essere realizzato con gli eventi che ci saranno nella nostra città”.
È l’auspicio che il cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, esprime in vista delle elezioni comunali di Roma che si terranno questa domenica. Nella conferenza stampa di presentazione del X Incontro mondiale delle famiglie, in programma nella Città Eterna dal 22 al 26 giugno 2022, il porporato risponde alle domande dei giornalisti: “Qualsiasi persona sia chiamata per il bene pubblico – raccomanda -, deve avere sempre a cuore la vocazione universale della nostra città. Mi auguro che Roma sia sempre all’altezza delle situazioni che viviamo”. A margine della conferenza, De Donatis spiega a Vatican News cosa significhi per la Diocesi del Papa ospitare un evento simile, che da ventun anni non si svolgeva nella Capitale italiana.
Eminenza, insomma Roma, alla luce anche delle trasformazioni che vivrà nei prossimi mesi, è pronta ad accogliere l’Incontro mondiale delle Famiglie?
Roma è abituata agli incontri mondiale perché ha una tradizione molto forte, ma direi che questa si presenta più come una bella occasione particolarmente per sviluppare una pastorale familiare ancora più forte all’interno della Diocesi. La modalità nuova con cui si svolgerà l’incontro non richiede infatti lo sforzo di accoglienza come in altri Incontri, ma un’attenzione particolare proprio al tema della famiglia, al Vangelo della famiglia. E questa è per noi un’occasione d’oro per continuare il cammino diocesano.
La novità dell’Incontro richiama quella dell’imminente Sinodo sulla sinodalità: un evento “dal basso”, che prevede il coinvolgimento del popolo di Dio di ogni parte del mondo. E proprio il Sinodo ha concentrato l’attenzione sull’ascolto di tutti, senza distinzioni, anche quelli “fuori” o “lontani” dalla Chiesa. In che modo l’Incontro delle famiglie vuole andare incontro a queste persone?
La parola chiave mi sembra quella dell’ascolto che permette di ricucire le relazioni, di riaprire dei dialoghi, di far rinascere certe situazioni belle, di far rinascere anche riconciliazioni. Credo che la parola ascolto debba rimanere al centro.
E in che modo concretamente si svilupperà questo ascolto?
Noi già da un po’ di anni stiamo portando avanti questa opera di ascolto: ascolto del “grido” della città, ascolto delle famiglie, dei giovani, delle periferie. Si tratta quindi di moltiplicare delle occasioni e dei luoghi di incontro dove è possibile, nella gratuità, senza pretendere nulla in cambio, di ascoltarsi reciprocamente e quindi di iniziare un cammino insieme.