Antonella Palermo – Città del Vaticano
“Noi siamo qui per accompagnarlo con la nostra preghiera fiduciosa, per sostenerlo con tutto il nostro affetto, per esprimere a Dio la gratitudine di questa diocesi che lui ha amato tanto e servito con disinteressato amore”. Così nell’omelia il cardinale Vicario Angelo De Donatis, che questo pomeriggio ha presieduto, nella basilica di San Giovanni in Laterano la Messa in preghiera per il Papa emerito Benedetto XVI, nella odierna Festa della Santa Famiglia.
Quelle parole del papa emerito alle famiglie
In una basilica gremita di fedeli e vescovi – presente anche il cardinale elemosiniere Krajewski, che è stato stretto collaboratore del papa emerito come cerimoniere pontificio – i quali hanno voluto testimoniare come famiglia diocesana la vicinanza spirituale a Benedetto XVI nel momento della lotta e della prova, si è levato l’invito espresso dal porporato all’atto penitenziale a pregare perché, “conformato a Cristo anche nella sofferenza, possa essere tra noi come il suo Maestro e Signore, testimonianza di amore alla Chiesa sposa fino alla fine”.
“Ci piace pensare – afferma De Donatis – che il nostro vescovo emerito ‘Giuseppe’, ora sia tenuto per mano da San Giuseppe che lo aiuta a mantenere sempre vivo l’invito di Dio a non temere”. E, sottolineando, alla luce della liturgia di oggi, la necessità di riportare la famiglia alla dimensione dell’incontro con Dio, quando essa è minacciata dal logorio dell’abitudine o dalla logica mondana, De Donatis ricorda le parole di Benedetto XVI all’Incontro mondiale delle Famiglie a Milano dieci anni fa: “Io penso spesso alle nozze di Cana, Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare, Un amore definitivo – che diventi realmente «secondo vino» – è più bello migliore del primo vino“.
Benedetto XVI e la sua fiducia nella Provvidenza
Guardando al modello di Giuseppe sposo di Maria, De Donatis ricorda inoltre come Benedetto XVI abbia sempre mostrato una grande fiducia nella Provvidenza. “Da sacerdote, da teologo, da vescovo, da papa – precisa – ha espresso, allo stesso tempo, la fortezza e la dolcezza della fede, l’essenzialità e la semplicità di chi sa che, quando si sogna con Dio, i sogni diventano realtà”. E poi ancora, viene ripreso quella peculiarità del vescovo emerito che, dice De Donatis, “ha sempre sottolineato il primato della Parola di Dio sulle nostre parole umane ricordando il grande valore del silenzio e dell’ascolto. Anche lui ci ha fatto gustare, nel suo pontificato, il vino nuovo e buono dell’Amore”. Qui viene citata l’Enciclica Deus Caritas est, dove è scritto che all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì I’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte.
Segno del volto bello della Chiesa
Benedetto XVI viene ricordato come “collaboratore della verità e della gioia, dell’amore a Cristo e alla Chiesa”. Un “uomo della Parola e uomo di parola”, che “ci indica in questo momento, come ha fatto negli ultimi dieci anni, che chi crede non è mai solo. Anche nella vecchiaia e nella malattia, si continua a sostenere l’umanità con l’offerta di sé stessi. Rivestito di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine in profonda comunione con papa Francesco, il papa emerito – rimarca il cardinale vicario – è segno del volto bello della Chiesa che riflette la luce del volto di Cristo”.
“Oggi la nostra preghiera è segno della vitalità e della comunione nella Chiesa”, sono ancora le parole pronunciate all’omelia in cui si fa riferimento al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo “pieno di difficoltà, di fatica e di fatti storici che ci hanno sconvolto”: proprio qui insiste il valore di una preghiera corale che è testimonianza di una Chiesa viva, viva – come amava dire Benedetto XVI – perché Cristo è vivo, è veramente risorto”.
Tutta la vita tende all’incontro con Dio
A conclusione dell’omelia, De Donatis ricorda quanto il papa emerito rispondeva a un giornalista che gli chiedeva come si preparasse alla morte: ‘Meditando. Pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento e soprattutto tenendolo sempre presente. L’importante non è immaginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo incontro’. Un incontro che – qui si cita la Spe Salvi – è “il momento dell’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia”.
“Il Signore lo sostenga e lo consoli”
È ancora nelle intenzioni della preghiera universale della Messa che viene ricordato il papa emerito Benedetto XVI: “Il Signore lo sostenga e lo consoli con la sua presenza in questo ultimo tratto del suo pellegrinaggio, perché sia testimone di Cristo vittorioso anche nella sofferenza, continuando a offrirsi per il bene della Chiesa”. Infine, dopo la benedizione, l’affidamento del papa emerito Benedetto XVI alle materne cure della Vergine Santa, “perché Lei che ha promesso di essere accanto ai suoi figli nel momento della prova, lo sorregga e lo conforti nella lotta”.