Damaskinos, costruttore di ponti tra Oriente e Occidente. Il ricordo del Papa emerito

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

Un evento commemorativo per ricordare Damaskinos Papandreou, dal 1982 al 2003 primo metropolita del Patriarcato ecumenico della Svizzera, nel decimo anniversario della morte (5 novembre 2011). Si è svolto nel pomeriggio alla Facoltà di teologia dell’Università di Friburgo (Svizzera). Per quest’occasione il Papa emerito Benedetto XVI ha inviato un breve ma intenso saluto.

Un dono della Provvidenza

Benedetto XVI rievoca l’incontro con l’allora archimandrita Damaskinos Papandreou. “È stato un particolarissimo dono della Provvidenza – scrive – il fatto che poco tempo dopo il mio inizio a Bonn (1959) siano arrivati due archimandriti ortodossi, venuti per studiare teologia alle due facoltà teologiche, la cattolica e l’evangelica”. Un evento, prosegue Benedetto XVI, “nuovo e inatteso”,  perchè “non era mai accaduto che studenti ortodossi venissero a studiare in facoltà cattoliche: infatti, fino ad allora studiavano solamente presso le facoltà evangeliche o alla facoltà cosiddetta “cristiano-cattolica” (= veterocattolica) di Berna”.

L’amicizia tra Benedetto XVI e il metropolita Damaskinos

Nel messaggio il Papa emerito ricorda l’amicizia nata tra loro, specificando: “Purtroppo, l’amico Stylianos Harkianakis – che divenne poi metropolita di Australia – assunse una posizione rigorosa, che ha fatto raffreddare la nostra amicizia”. Quella con il metropolita Damaskinos Papandreou è invece cresciuta, prosegue, “e con essa la tristezza per la sua morte prematura. Ma il frutto di una relazione interiore viva con l’ortodossia è rimasto e continua a crescere nell’amicizia che mi lega sempre più al Patriarca ecumenico”.

Koch: ha risvegliato in me l’interesse per l’ortodossia

All’evento è intervenuto, in collegamento video, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha tenuto un discorso ricco di ricordi personali. “Il viaggio della mia vita si è incrociato più volte con il suo”, ha esordito il porporato, come studente e assistente della Facoltà di Teologia e in seguito, diventato professore di dogmatica e studi liturgici nella stessa facoltà, come colleghi. “È lui che ha contribuito a risvegliare in me la gioia della tradizione e della teologia ortodossa”, ha affermato. Una conoscenza tra le due personalità che si è fatta poi più intensa quando Koch divenne vescovo di Basilea e a lui fu affidata la responsabilità delle relazioni ecumeniche in Svizzera. Il cardinale con piacere ricorda in particolare una visita organizzata dal metropolita al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che fu inizio per lui di un rapporto più profondo con Bartolomeo I. 

Senso di amicizia e grande apertura ecumenica

Damaskinos soffriva “per la ferita della divisione della Chiesa di Gesù” – ha affermato il presidente del dicastero vaticano – e investiva tutte le sue energie “per la comprensione ecumenica tra l’Ortodossia e le altre Chiese cristiane, specialmente la Chiesa cattolica. Era fortemente impegnato anche per l’unità inter-ortodossa” e aveva anche “a cuore il dialogo con le altre religioni”. Il senso dell’amicizia era “il segreto interiore della sua apertura ecumenica. Il dialogo della verità è indissolubilmente legato al dialogo dell’amicizia” perché “il dialogo della verità può fiorire e diventare fruttuoso solo in un dialogo di amore, fratellanza e amicizia”.

Lo scambio da fratelli tra Ratzinger e il metropolita

Ne è prova lo scambio di lettere avvenuto tra il metropolita e l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger, in cui parlandosi come fratelli e amici hanno affrontato “questioni teologicamente difficili che sono ancora al centro del dialogo ortodosso-cattolico”, come la questione del primato del vescovo di Roma. “Ciò che impressiona in questo scambio di lettere – ha proseguito il cardinale Koch – è l’apertura con cui vengono poste queste domande o più precisamente la volontà di ascoltarsi a vicenda, di imparare l’uno dall’altro e di ammettere autocriticamente gli sviluppi non desiderati nelle loro Chiese”. 

Tra Oriente e Occidente il dialogo della verità e dell’amore

Per Damaskinos, ha detto ancora il porporato, “l’Oriente e l’Occidente possono incontrarsi e ritrovarsi solo se ricordano il loro legame originario in un passato comune. Il primo passo verso questo obiettivo è che si deve ancora una volta prendere coscienza che l’Oriente e l’Occidente appartengono organicamente all’unico cristianesimo nonostante le loro peculiarità”. Sulla scia dell’opera del metropolita Damaskinos Papandreou, “costruttore di ponti ecumenici tra Oriente e Occidente” – ha concluso il cardinale Koch – “vogliamo continuare il dialogo della verità e dell’amore, specialmente nella Commissione mista internazionale”, in questo stesso spirito “di amichevole solidarietà”.