Elvira Ragosta e Antonella Palermo – Città del Vaticano
Traffico regolare lungo la Manica nel primo giorno di Brexit, ma ci si chiede come saranno i successivi, ora che le merci che entreranno in Europa saranno sottoposte a nuove misure burocratiche. Niente quote né dazi doganali, secondo l’accordo. L’amicizia resta, ma ci saranno grandi cambiamenti, fa sapere la Commissione europea. Nuove regole per gli spostamenti anche da parte del Regno Unito. I comunitari avranno bisogno del passaporto, e di un visto se vorranno soggiornare per più di tre mesi. Limiti agli ingressi per chi vorrà trasferirsi: dal contratto di lavoro già garantito, con un salario minimo, alla padronanza delle lingua. Per gli europei già residenti, circa 4 milioni, restano i diritti pre Brexit, ma bisognerà iscriversi a un registro digitale. Londra, inoltre, esce dal programma Erasmus e introduce la retta piena per gli studenti europei che vorranno frequentare le università britanniche. Intanto, c’è l’incognita Scozia sul futuro del Regno, la first minister scozzese, Nicola Sturgeon, via twitter ha scritto: “La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa”.
Difficoltà per i non britannici
Andrea Minchella, ingegnere elettronico, un dottorato di ricerca alle spalle. Romano, trasferitosi in Gran Bretagna nel 2014, con sua moglie e tre bambini vive ad Aldershot nell’Hampshire, cittadina a una quarantina di chilometri da Londra. Fece ingresso in Inghilterra in maniera molto lineare. E’ stato facilissimo a suo tempo per lui aprire un conto bancario, prendere una casa in affitto. “Questo non si sa quanto sarà facile in futuro”, commenta. Ha ottenuto, con la sua famiglia, il cosiddetto Settle Status, “teoricamente dovrei conservare i diritti pre esistenti. I primi effetti della Brexit si faranno sentire tra qualche mese. Io conserverò lo status di europeo e di italiano, e questa cosa probabilmente potrà rivelarsi anche un vantaggio”, spiega. Per chi viene dall’esterno ci saranno dei cambiamenti: passaporto per entrare, obbligo di assicurazione sanitaria e divieto di guidare con la propria patente, a meno che non si abbia la green card. “Nella vita lavorativa è ancora difficile dire quali saranno gli effetti ordinari – ammette -. Per aziende come quella per cui lavoro, che ha rapporti con l’Europa, ci saranno sicuramente dei ritardi o si avranno dei cambiamenti di logistica notevoli. Le preoccupazioni sono forti per i fondi della pensione, bisogna capire come i versamente fatti saranno convertiti. Stessa cosa per i titoli di studi”. Ribadisce che dell’accordo si sa ancora poco, “quando entrerà a pieno regime si potrà valutare meglio”.
La scelta della Brexit
Chiedendo le ragioni per le quali molti suoi colleghi hanno votato per la Brexit, le risposte sono state tutte sintetizzabili con le parole: I want to be a real British, cioè ‘voglio essere un vero inglese’. “Una cosa che ha lasciato molta amarezza”, afferma. “Nessuno vuole rinnegare le proprie origini, ma lascia l’amaro in bocca una frase del genere. Il fatto è che tutta la propaganda è stata costruita facendo leva sulla paura dell’immigrazione. Il messaggio che è passato, fa notare, è stato tipicamente populista, senza diffondere e far comprendere i dettagli della transizione. La stampa ha avuto un ruolo fondamentale, schierata, e ha diffuso messaggi fuorvianti. Si sapeva che le cose non sarebbero rimaste tal quali”. Sul fronte Covid-19 la notizia della chiusura di tutte le scuole elementari fino al 18 gennaio, a causa dei numeri preoccupanti sulla diffusione dei contagi nella capitale, preoccupa molto chi ha figli piccoli. “Noi facciamo una vita ‘monacale’ – conclude – e questo è fonte di ulteriore preoccupazione, perché i miei figli, per esempio, hanno manifestato disturbi comportamentali. In più, la didattica a distanza è stata un vero fallimento durante il primo lockdown, ora si vedrà alla ripresa. Ci sono troppi punti ancora oscuri”.