Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Formare una più attiva coscienza delle responsabilità sociali di supporto e sussidiarietà nella formazione dei giovani e nell’assistenza a persone in stato di necessità, secondo le linee guida di Papa Francesco. È questo l’obiettivo del corso di orientamento “La forza della fragilità”. Il corso, che viene presentato nel pomeriggio di oggi nella Sala Marconi di Palazzo Pio, è rivolto ad associazioni cattoliche, psicologi, sacerdoti e a persone impegnate nel Terzo Settore. Si sviluppa attraverso un percorso multidisciplinare che comprende, tra l’altro, temi legati all’antropologia religiosa e alla comunicazione sanitaria. il professor Gennaro Colangelo, coordinatore del corso, sottolinea che “la vera globalizzazione non è quella dell’economia, ma è quella dell’interazione, del dialogo”.
Perché un corso di orientamento sull’assistenza a persone in stato di necessità?
Perché abbiamo attraversato un periodo terribile durante la pandemia. Tuttora, a causa della guerra in Ucraina, si presentano ai nostri occhi scenari che non immaginavamo potessero nuovamente, in epoca contemporanea, rievocare i fantasmi del passato. La Pia Opera Universitaria, che spesso si è dedicata a queste attività, ha capito che il pensiero sociale e religioso di Papa Francesco, che insiste su questi temi, è la vera chiave di lettura del nostro presente.
Qual è la forza della fragilità? Quale forza possono trasmettere le persone più vulnerabili?
Credo che sia la consapevolezza. Solamente avendo pienezza di cognizione dei propri limiti, si può creare un terreno di intesa in cui chi è di supporto e coloro che hanno bisogno di sostegno possono condividere questo fatto: non solo che ognuno di noi ha un corpo, ma soprattutto che ognuno di noi è un corpo. E, quindi, può trarre una forza spirituale a volte superiore a quelle carenze fisiche che, spesso, sono di ostacolo e di impedimento.
Le persone fragili sono parte integrante e attiva della società. Lo sottolinea spesso Papa Francesco che durante il suo Pontificato ha più volte denunciato la cultura dello scarto…
C’è una pratica quotidiana che ci dà sollievo: quando noi siamo vicini a persone che hanno la necessità, soprattutto, di essere ascoltate e di avere attenzione, ci rendiamo conto che il nostro scopo fondamentale è quello della condivisione. La vera globalizzazione non è quella dell’economia, ma è quella dell’interazione, del dialogo interreligioso, del dialogo in nome di una comune sofferenza inevitabile perché il corpo fatalmente, ad una certa età, comincia a perdere forze. Ed è anche un senso di consapevolezza che fa parte di un ciclo. Come tutti i cicli, deve essere inserito nella natura umana.
Un altro ambito importante di dialogo è quello intergenerazionale…
Si, la Pia Opera Universitaria si è spesso dedicata agli anziani, a persone in stato di disagio e di disabilità. Il suo presidente, il professor Marcello Gentile, ha creato una struttura di docenti universitari che deve promuovere un dialogo per far comprendere ai giovani come sia necessario creare un filo rosso attraverso le generazioni. Durante la presentazione del Corso verrà mostrato un cortometraggio sulle esigenze e sui bisogni dei giovani nella fase della pandemia.
Quale impatto hanno la pandemia e questo tempo segnato dalla guerra nella formazione di quanti sono impegnati nell’assistenza a persone fragili?
Questa generazione ha essa stessa la forza della fragilità perché traduce il disagio in assoluta sincerità. Io, nell’Università e nei corsi di formazione, incontro tantissimi giovani che sono onesti nell’esprimere le loro difficoltà. E giustamente pretendono attenzione. Il periodo fra pandemia e guerra è un po’ come la linea d’ombra di Conrad: il momento in cui ci accorgiamo che c’è un passaggio tra giovinezza e maturità. Questo esige dei comportamenti ed anche un percorso di professionalizzazione per poter gestire questa situazione anche nelle attività di lavoro e di acculturazione. Questo, poi, è il senso vero di una esistenza in cui non siamo atomi ma persone con una dignità ineliminabile, anche nel momento del disagio.