Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Dalla Calabria a piedi per chiedere al Papa di benedire la sua comunità. È la vicenda di don Santo Borrelli, parroco della Chiesa di San Michele Arcangelo a Donnici, nei pressi di Cosenza che stamattina ha partecipato all’udienza generale in Aula Paolo VI dopo un pellegrinaggio di 700 chilometri cominciato l’8 agosto scorso. “Stamattina – ha detto il sacerdote – è successa una cosa meravigliosa: ho potuto abbracciare Papa Francesco e cogliere soprattutto il suo sguardo”.
Un progetto per promuovere il territorio e i suoi talenti
Come di consueto in questi casi, l’incontro è stato breve ed è avvenuto in compagnia de “I Tummarinari di Donnici”, un gruppo di musicisti specializzati nel suono dei tradizionali tamburi diffusi nell’area. Per don Santino, come lo chiamano i suoi parrocchiani, l’occasione è stata davvero molto importante: “Il Papa – ha raccontato – ha firmato la prima pietra dell’Aula Liturgica che il comune di Cosenza si è impegnato a realizzare nella nostra comunità parrocchiale nell’ambito del Villaggio della Speranza attraverso l’associazione i ‘Viandanti di Dio’”. Un segno di incoraggiamento per un progetto concreto che servirà ad accogliere varie iniziative tese alla promozione del territorio e dei suoi talenti. Il pellegrinaggio rappresenta più di una metafora di questo processo.
Un cammino penitenziale
Don Santino, del resto, non è nuovo ad iniziative imperniate sul cammino. “È un cammino penitenziale – ha spiegato – dove ho voluto sperimentare anche la fatica e il disagio per condividerli, perché se non li condividi non li puoi capire. Nella forza della debolezza – ha aggiunto – possiamo cogliere la bellezza della vita e ridare la speranza”.
Rischi e fatiche, ma anche tanti incontri
Durante il lungo percorso non sono mancate le difficoltà per don Santino che ha dovuto sfidare una vescica al piede, i cani randagi e le automobili lungo alcuni tratti. Ha perso persino la sciarpa che i parrocchiani avevano realizzato cucendo assieme singoli pezzi di stoffa che rappresentavano ciascuno una preghiera. Ma sono stati soprattutto gli incontri ad aver segnato l’esperienza del pellegrinaggio. L’ultimo stamattina proprio in Aula Paolo VI dove ha conosciuto Martina, una donna che nel mettere al mondo un figlio è finita su una sedia a rotelle. “Questo – ha sottolineato – è stato per me il momento più bello. Tutti lungo il tragitto mi hanno detto che ci vuole coraggio per camminare per così tanti chilometri. E io ho sempre risposto che ci vuole coraggio per vivere, per superare la rabbia, le domande. Per questo penso che il camminatore sia colui che cerca di imparare a vivere e che partecipa alla sofferenza e la trasforma, passando dal soffrire all’offrire”.
Rimettere al centro il Vangelo
Ma cosa le ha lasciato questa esperienza? “Un impegno a cambiare e a rimettere al centro Gesù”, risponde don Santino, aggiungendo che “noi preti forse siamo troppo formali, troppo rigidi e troppo condizionati da tante cose”. Stesso auspicio per la comunità di Donnici che secondo il sacerdote come tutte le realtà parrocchiali ha bisogno di rimettere al centro il Vangelo superando protagonismi e conflittualità.