Fausta Speranza – Città del Vaticano
Gli Stati membri e la Commissione sono invitati a seguire alcune indicazioni per “alleviare nel breve termine l’impatto dei rincari sui consumatori più vulnerabili e per sostenere le imprese europee, tenendo conto della diversità e specificità di ciascuna situazione nazionale”. E’ quanto si legge nelle conclusioni approvate dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo, che si conclude oggi, sul tema della risposta da dare ai rincari dei prezzi dell’energia.
Le misure possibili
Il Consiglio europeo considera come “misure utili” quelle che la Commissione ha proposto con il suo “toolbox”, ovvero la lista di provvedimenti che possono essere presi dagli Stati membri nel breve termine, per mitigare gli effetti dei rincari su imprese e famiglie vulnerabili, e misure a livello europeo prospettate per il medio-lungo termine. La Commissione è invitata “a studiare il funzionamento dei mercati del gas e dell’elettricità, così come il mercato Ets (la borsa europea dei permessi di emissioni di CO2, ndr) con l’aiuto dell’Esma”, l’Autorità europea per i mercati e i prodotti finanziari. In seguito, la Commissione “valuterà se il comportamento di alcuni operatori di mercato richieda un’ulteriore azione regolatoria”. Questo punto risponde, in particolare, alle preoccupazioni di alcuni Stati membri secondo cui l’impennata dei prezzi potrebbe essere causata da speculazioni degli operatori di mercato.
Marzio Galeotti, docente della Luiss, economista esperto di questioni ambientali e energetiche, a Vatican News fa una valutazione delle misure prese in considerazione.
Tutte le misure di emergenza possono avere effetti positivi nell’immediato ma poi devono essere valutate alla lunga, spiega Galeotti, sottolineando che sempre le misure di prima risposta non vanno bene in una seconda fase dei processi. Cita il testo proposto dalla Commissione per evitare che i cittadini paghino costi eccessivi, ricordando che l’impennata dei prezzi dell’energia cui stiamo assistendo richiede una risposta rapida e coordinata e sottolienando che il quadro giuridico vigente permette all’Ue e agli Stati membri di intervenire per porre rimedio all’impatto immediato sui consumatori e sulle imprese. Galeotti ribadisce, così come si legge nel testo della Commissione, che la priorità va accordata a misure mirate, in grado di attenuare rapidamente l’effetto degli aumenti sui consumatori vulnerabili e sulle piccole imprese. In concreto, tra le misure immediate Galeotti cita le più importanti: offrire un sostegno di emergenza al reddito dei consumatori in condizioni di povertà energetica, ad esempio attraverso buoni o pagamenti parziali delle bollette, che possono essere finanziati con i proventi del sistema Ue di scambio di quote di emissioni; autorizzare proroghe temporanee per il pagamento delle bollette; predisporre misure di salvaguardia per evitare la sconnessione delle utenze dalla rete; introdurre temporaneamente riduzioni mirate dell’aliquota d’imposta per le famiglie vulnerabili; fornire aiuti alle imprese e alle industrie, in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato; indagare su potenziali comportamenti anticoncorrenziali nel mercato dell’energia; agevolare l’accesso ad accordi di compravendita di energia elettrica da fonti rinnovabili e predisporre misure di accompagnamento.
Misure di emergenza e prospettive sostenibili
Queste misure – sottolinea Galeotti – devono poter essere ricalibrate con facilità in primavera, quando si prevede che la situazione si stabilizzi, e non devono ostacolare la transizione a lungo termine e gli investimenti in fonti di energia più pulite. Dunque, dopo aver ribadito la necessità di misure di emergenza che possano evitare costi eccessivi per i cittadini e dunque contrastare anche la ripresa, Galeotti però ricorda che deve trattarsi di misure temporanee che devono poi tornare a lasciare il passo alla tendenza a superare la carbonizzazione e a puntare sulle energie rinnovabili. Altrimenti si rischia che il risultato finale sia un freno alle importanti svolte in campo di energia e sostenibilità che siamo chiamati a fare per tutelare il pianeta.
Dietro le dinamiche del mercato
Secondo quanto sottoscritto al Consiglio europeo, che si conclude oggi, la Commissione e il Consiglio Ue sono sollecitati “a considerare misure di medio e lungo termine che contribuirebbero a determinare un prezzo accessibile dell’energia per le famiglie e le imprese, che aumenti la resilienza del sistema energetico dell’Ue e del suo mercato interno dell’energia, che fornisca sicurezza degli approvvigionamenti e sostenga la transizione verso la neutralità climatica”, e questo sempre “tenendo conto della diversità e specificità della situazione in ciascuno Stato membro”.
Germano Dottori, docente di Studi strategici alla Luiss spiega a Vatican News quali siano le dinamiche di mercato da valutare.
La principale motivazione dei rincari, spiega Dottori, è l’aumento delle quotazioni delle materie prime energetiche e soprattutto del gas naturale per cui l’Europa dipende dall’estero. La crescita economica globale – spiega – ha spinto la domanda di energia, mentre la produzione e il trasporto faticano a stare dietro i nuovi ordini europei. Si tratta – sottolinea Dottori – di un meccanismo di mercato già noto e che mai in precedenza ha visto invertire la rotta in tempi brevi. Si tratta di una sorta di onda lunga in concomitanza con la ripresa economica dopo il forte stop durante il periodo acuto di pandemia. Le raccomandazioni emerse dal Consiglio europeo, secondo Dottori, confermano che nessuno dei leader europei ha intenzione di frenare la ripresa appesantendo troppo i costi e dunque minando la ripresa dei consumi.
In secondo luogo, secondo gli esperti contribuiscono al rincaro anche gli alti prezzi dei permessi di emissione di CO2. L’assolvimento degli obblighi del mercato Ets delle quote dei gas inquinanti è un elemento di costo nei mercati energetici, che influisce sui prezzi all’ingrosso e, quindi, su quelli finali: le aziende che producono anidride carbonica devono pagare per questo, comprando quote di emissioni nel sistema europeo Ets. Il prezzo di queste quote viene aumentato gradualmente, per spingere le aziende a decarbonizzare. L’aumento fa sì che i consumatori del carbone si spostino verso il gas, e quindi delle tariffe in bolletta. Inoltre, la maggior parte delle centrali in cui si produce corrente sono centrali termoelettriche. Vuol dire che per produrre energia elettrica si brucia soprattutto gas. Per questo ad aumentare sono anche i costi nella bolletta della luce.