Al briefing di oggi, 18 ottobre, nella Sala Stampa della Santa Sede, il presidente per la Commissione dell’Informazione, Paolo Ruffini ha riferito ai giornalisti che la Commissione per il documento di sintesi elaborerà un testo per raccontare l’esperienza dei lavori sinodali. Il cardinale Steiner e monsignor Stankevičs hanno descritto la realtà della Chiesa in Amazzonia e in Lettonia. Domani preghiera per i migranti in piazza San Pietro con il Papa
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
La XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, al termine dei suoi lavori, redigerà una lettera-messaggio per tutto il popolo di Dio: lo ha detto al briefing di questo pomeriggio, nella Sala Stampa della Santa Sede, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente per la Commissione dell’Informazione, specificando che la Commissione per il documento di sintesi ha pensato ad un testo per raccontare a tutti, “a quante più persone possibili, e soprattutto a chi non è ancora stato raggiunto o coinvolto nel processo sinodale”, l’esperienza vissuta dai membri del Sinodo. Ruffini ha spiegato che la segreteria del Sinodo, in accordo con il Papa, ha sottoposto la proposta alla votazione dell’assemblea che l’ha approvata con larghissima maggioranza (su 346 votanti, ci sono stati 335 favorevoli e 11 contrari). Al briefing hanno preso parte il cardinale Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, monsignor Zbigņev Stankevičs, arcivescovo di Riga, segretario generale della Conferenza episcopale della Lettonia, monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, e Wyatt Olivas, statunitense, testimone del processo sinodale, il più giovane partecipante al Sinodo. Diciannovenne, Wyatt è studente all’Università del Wyoming a Laramie, ha partecipato come missionario al programma giovanile cattolico Totus Tuus ed è catechista nella sua diocesi natale, Cheyenne. Ai diversi rappresentanti dei media ha manifestato il suo entusiasmo per l’esperienza che sta vivendo al Sinodo.
Il documento di sintesi
A proposito del documento di sintesi, ha informato ancora il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, terminata la Congregazione generale di questa mattina, la XII – che ha iniziato la discussione del quarto modulo Instrumentum laboris, il B3, sul tema “Partecipazione, compiti di responsabilità e autorità. Quali processi, strutture e istituzioni in una Chiesa sinodale missionaria?” – il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale, ha comunicato che la Commissione incaricata ha deciso che il testo sarà relativamente breve e a servizio di un processo che continua. Si tratterà di un testo transitorio, basato sulla esperienza dell’assemblea, che conterrà i punti dove c’è consenso e quelli dove c’è mancanza di accordo, e ancora le domande aperte che necessiteranno di un approfondimento da un punto di vista canonico, teologico e pastorale, da verificare insieme con il popolo di Dio. Avrà uno stile semplice, non sarà un documento finale e nemmeno l’Instrumentum laboris della prossima assemblea, ha chiarito il porporato, servirà soltanto ad accompagnare le fasi successive del Sinodo sulla sinodalità.
Domani in piazza San Pietro la preghiera per i migranti con il Papa
Ai giornalisti, la segretaria della Commissione per l’informazione, Sheila Pires, ha riferito che stamani i lavori si sono aperti con il ricordo di monsignor Robert Patrick Camilleri Azzopardi, vescovo di Comayagua e presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras, che è deceduto ieri e che domani pomeriggio, al termine della sessione pomeridiana, i partecipanti al Sinodo sono stati invitati a riunirsi in piazza San Pietro, per un momento di preghiera per i migranti e rifugiati – che sarà possibile seguire in streaming – al quale prenderà parte anche il Papa. E stamattina, in Aula Paolo VI, dove si sta svolgendo la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Luca Casarini, invitato speciale, ha fatto sapere di un salvataggio nel Mare Mediterraneo di 116 migranti provenienti da vari Paesi africani, in due diverse imbarcazioni.
La sinodalità in Amazzonia
Il cardinale Steiner ha raccontato della lunga esperienza di sinodalità della Chiesa dell’Amazzonia, che ha cercato sempre ci coinvolgere tutti i ministeri e tutte le vocazioni nell’evangelizzazione, nei dibattiti. Il porporato ha evidenziato che nelle assemblee diocesane e in quelle più ampie dell’intera regione partecipano laici e laiche e che negli ultimi incontri c’è sempre stato un rappresentante o una rappresentante indigeni. “Sempre più cerchiamo questa presenza per poter ascoltare e meglio esercitare la nostra missione” ha rimarcato, aggiungendo che il Sinodo è un processo e che si stanno cercando soluzioni ma ci si sta “esercitando nella sinodalità, in questo Sinodo”, che “tutti hanno l’opportunità di parlare, di esprimersi, di dire le proprie idee, sempre per il bene della Chiesa, sempre considerando la missione della Chiesa”, ossia l’annuncio del Vangelo. “Per noi che siamo dell’Amazzonia è un incentivo in più per continuare in questo cammino di cercare di ascoltare tutti e coinvolgere tutti nel processo evangelizzatore” ha concluso il cardinale Steiner. Rispondendo alla domanda di un giornalista il porporato ha evidenziato che l’ascolto aiuta a capire le comunità e le loro esigenze, aiuta ad essere Chiesa samaritana, presente, misericordiosa. Ci sono 70 mila indigeni, ascoltare le diverse comunità è importante perché “ci dicono come vogliono celebrare”, ha continuato il cardinale Steiner, aiutano a considerare la pietà popolare, insomma ad essere Chiesa evangelizzatrice.
L’esperienza sinodale in Lettonia
Ha parlato della reazione dei cattolici della Lettonia (il 20% della popolazione dei circa due milioni di abitanti) all’invito a partecipare al processo sinodale, monsignor Zbigņev Stankevičs, arcivescovo di Riga, segretario generale della Conferenza episcopale lettone. “C’erano sentimenti ambigui”, alcuni avendo sentito parlare delle vie sinodali in Germania hanno avuto un atteggiamento di rifiuto, altri hanno pensato a qualcosa di formale, ma poi tutti si sono messi a lavoro. È emersa la necessità di ascoltare tutti, non solo i cattolici ma anche altri cristiani, i rappresentanti delle altre religioni, gli emarginati e anche i non credenti. E poi di cercare di riconoscere cosa lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa, oggi e svegliare il senso della corresponsabilità per la missione evangelizzatrice della Chiesa in ogni battezzato. “E qui c’è una grande sfida, prima di tutto della formazione dei vescovi, dei sacerdoti – ha affermato il presule – perché loro compito principale è guardare ai fedeli e riconoscere i loro doni, i loro carismi”. E ancora l’arcivescovo di Riga ha parlato della donna nella Chiesa: “non dovrebbe entrare in concorrenza con l’uomo ma è importante la complementarietà”; sì, darle più spazio nella Chiesa, ma non toccando ciò che è nel Vangelo e nella tradizione della Chiesa.
La “diaspora filippina”
Quanto alla realtà dei filippini, monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan, ha detto che sono milioni quelli che vivono sparsi per il mondo, sono il 10-15% della popolazione delle Filippine, quella che viene chiamata “la diaspora filippina”. Papa Francesco li definisce scherzosamente “contrabbandieri della fede”, ha confidato il presule. Sono migranti, lavoratori, “praticamente dei missionari riluttanti” perché non sono stati formati a questo scopo, però cercano di vivere la loro fede. Su di loro il clero si interroga a proposito della loro formazione, considerando che tutta la Chiesa è chiamata alla missione. Monsignor David ha sottolineato che questo Sinodo insiste proprio sull’uguaglianza nella dignità. “Non fa niente se si è cardinale o arcivescovo o chiunque altro, perché fondamentalmente siamo una comunità di discepoli uguali nel battesimo”. Circa le sfide che la Chiesa filippina deve affrontare, ad un giornalista che gli ha chiesto quali sono le priorità, il presule ha rimarcato la necessità di un accompagnamento per coloro che vivono all’estero, “perché diventano missionari accidentali” testimoniando la loro fede nei Paesi in cui lavorano.
L’accoglienza delle persone omosessuali
Agli interrogativi dei giornalisti riguardo la posizione della Chiesa di fronte alle persone lgbtq+ o quelli che vivono una relazione omosessuale, il cardinale Steiner ha risposto che il tema è venuto fuori durante le riflessioni e anche al momento delle esposizioni dei gruppi, ma che questa sessione del Sinodo non porta a conclusioni, queste ci saranno, secondo il desiderio del Papa, nella prossima sessione, l’anno prossimo. Circa le persone omosessuali monsignor Stankevičs ha ricordato l’invito di Francesco a Lisbona ad accogliere “todos, todos, todos”, “tutti, tutti, tutti” e ha aggiunto che anche le persone omosessuali vanno accolte “con amore, senza giudicare”, vanno rispettate nella loro dignità umana, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, non discriminate ingiustamente, precisando che le coppie omosessuali sono chiamate a vivere in castità in quanto ogni rapporto sessuale fuori dal matrimonio è peccato e che quindi la benedizione di quelle coppie che non accettano questo principio è un problema perché significherebbe benedire il vivere nel peccato. Monsignor David, da parte sua, ha detto che c’è una forte tendenza ad etichettare le persone dal punto di vista del gender, della sessualità, dell’affiliazione politica o religiosa, ma che Gesù ha guardato ogni essere umano come figlio di Dio.