Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Piccolo ma agguerrito, come esso stesso si definisce, il team paralimpico di Athletica Vaticana ha partecipato questa mattina all’ultima udienza generale di agosto di Papa Francesco in Aula Paolo VI, nello stesso giorno in cui a Tokyo sono iniziate le Paralimpiadi. Dopo aver salutato e ringraziato gli atleti di Tokyo quali “testimoni di speranza e di coraggio”, Francesco, al momento dei saluti al termine dell’udienza, ha potuto vedere con i suoi occhi l’audacia che brucia nell’animo degli sportivi di quello che è il “suo” team paralimpico ufficiale, giuridicamente costituito e riconosciuto. Essi, come ha detto, “manifestano come l’impegno sportivo aiuti a superare difficoltà apparentemente insormontabili”.
Al Papa la maglia simbolo di inclusione “We Run Together”
Due gli atleti, accompagnati dal presidente Giampaolo Mattei, che hanno stretto la mano del Papa e ricevuto il suo incoraggiamento ad “andare avanti”: Gianluca Palazzi, pensionato vaticano in sedie a rotelle, allenatore di basket, e Sara Vargetto, con i suoi 13 anni la “mascotte” di Athletica Vaticana, anzi “l’icona”, giocatrice di basket in serie A e membro onorario del team, che hanno presentato al Pontefice l’attività e i progetti per dare un’opportunità a chi è rimasto ferito nella vita. A Francesco hanno donato la t-shirt solidale di Athletica, evidenziando l’immagine inclusiva: la scritta “We Run Together” (“Simul currebant”, in latino) e un atleta in sedia a rotelle che gareggia insieme ad altri sportivi.
Mattei: la disabilità non disgrazia, ma risorsa
“Il primo obiettivo della nostra associazione sportiva – spiega Mattei – è contribuire a cambiare la mentalità della percezione della disabilità favorendo in ogni modo l’inclusione. Abbiamo voluto creare una sezione paralimpica quando ancora non avevamo nemmeno un atleta, proprio perché volevamo dare oil segnale che la disabilità non è una disgrazia, ma può essere una risorsa. Per tutti… Vedere qualcuno riuscire a saltare 2 metri con una gamba sola, quanto può essere di incoraggiamento nella vita? Se si riesce nello sport, figuriamoci a scuola o in ufficio”. “Questa – spiega Mattei – è la nostra piccola missione che cerchiamo di portare anche nelle altre realtà associative con le quali costruiamo dei ponti, sempre con la Fratelli tutti in mano, perché il primo obiettivo è proprio la fraternità, l’inclusione”.
Tiziano Monti, paraciclista: “Con il Papa incontro irripetibile”
Insieme a Sara e Gianluca, stamane dal Papa, c’era anche Tiziano Monti, paraciclista, “amico” della squadra vaticana e membro del progetto “Obiettivo3” di Alex Zanardi, il noto campione parolimpico che ha fatto della disabilità “una lezione di umanità”, come scriveva il Papa nella lettera del giugno 2020, quando l’ex pilota di Formula 1 lottava tra la vita e la morte a seguito di un gravissimo incidente stradale in handbike.
Proprio Monti racconta a Vatican News questo incontro “unico e irripetibile” con il Papa che si è mostrato subito alla mano. “È stato davvero emozionante, gli ho rivolto un saluto rispettoso e affettuoso”, dice Tiziano che con Francesco ha potuto scambiare poche parole, sussurrate nell’orecchio a causa della confusione, e gli ha consegnato poi una t-shirt di “Obiettivo3”, iniziativa che mira a reclutare giovani con disabilità e inserirli nel mondo dello sport. Il nome nasce dall’obiettivo, appunto, di portare tre atleti alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Cosa che è effettivamente successa.
Monti ne è membro dal 2019 e deve a questo progetto la sua “rinascita”, dopo che una brutta disgrazia, un incidente stradale nell’ottobre 2018, gli ha causato l’amputazione di entrambe le gambe. “Quando gli ho consegnato la maglia, il Santo Padre mi ha ringraziato”, racconta Monti, “poi mi ha detto: ‘Mi raccomando, forza! E vai avanti!’”.
Una storia di rinascita, grazie a Zanardi
Parole non scontate per questo giovane sportivo che, grazie allo sport, ha visto riaccendersi quella “scintilla” che gli ha consentito di andare avanti nel cammino della vita. E di farlo con motivazione, impegno, serenità. Grazie allo sport, ma soprattutto grazie ad Alex Zanardi. “Dopo la perdita delle gambe, ho avuto un percorso lungo di riabilitazione e anche non facile – spiega Monti – A maggio 2019 sono andato al Centro protesi di Budrio – Inail, a Bologna, e ho iniziato il mio percorso per rimettermi in piedi. Un giorno dopo circa un mese vado a gonfiare le ruote della carrozzina, prendo l’ascensore, si apre e davanti a me appare Alex Zanardi che stava andando via. Cinque secondi dopo e non l’avrei mai incontrato…. Io lo guardo, lui mi guarda e mi dice ‘ciao’, con il suo sorriso di sempre. Poi mi dice: ‘Senti, ma uno con il fisico come il tuo perché non viene a correre con me?’. Ho avuto un colpo di fulmine! Di no non potevo assolutamente dirlo, anche perché per me lo sport è sempre stato importante da quando ero ragazzino. Quindi avere questa grande possibilità di rimettermi in gioco, di sentire l’ebrezza della competizione ma anche il solo vento in faccia mi ha fatto dire subito di sì. Da lì è partita la mia iscrizione al progetto Obiettivo3 e che con la consegna della bicicletta nel giugno 2019 è iniziata la mia avventura sportiva”.
La staffetta per unire l’Italia
Il progetto, ora allargato anche ad altre discipline come il tiro con l’arco o l’atletica, lo scorso anno ha realizzato una grande staffetta dal nord al sud dell’Italia che ha visto protagonisti per ben due volte i ciclisti di Athletica Vaticana: “L’idea, nata quasi per caso, era di riuscire a riunire il Paese in un momento di crisi per la pandemia”. Ad accompagnare Tiziano nella sua tratta sono stati gli atleti della squadra vaticana, con i quali è nata una forte amicizia e una collaborazione. “Quest’anno siamo arrivati fino a Catania. È una bella impresa, abbiamo voluto ripeterla con le stesse modalità ma con una consapevolezza diversa”. Cioè che, grazie allo sport, è realmente possibile abbattere muri, limiti, confini.
L’appello ai giovani: “Non gettatevi sul divano”
In sostanza, l’appello oggi espresso dal Papa che Tiziano fa suo per incoraggiare tanti suoi coetanei o ragazzi ancora più giovani a non farsi frenare dalle proprie disabilità ma a “rimettersi in gioco”: “Come ha detto questa mattina il Santo Padre, lo sport è sicuramente quel motore, quella scintilla, che può ‘rimettere in piedi’ quelle persone, quei ragazzi che hanno avuto difficoltà e disavventure. Quindi invito tutti a non gettarsi su un divano o su una sedia a rotelle e basta, ma a rimettersi in gioco perché può dare quella motivazione in più per dire: ce la devo fare, ce la posso fare, ce la voglio fare”.