Dal Messico in Papua Nuova Guinea a servizio della fraternità

Vatican News

L’OSSERVATORE ROMANO

Un «servizio di comunione»: il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha descritto così la missione di nunzio apostolico conferendo l’ordinazione episcopale all’arcivescovo messicano Fermín Emilio Sosa Rodríguez, nominato da Papa Francesco suo rappresentante in Papua Nuova Guinea.

Alla presenza del nunzio apostolico in Messico, l’arcivescovo Franco Coppola, il rito si è svolto sabato, 19 giugno, nel santuario di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione di Izamal, nell’arcidiocesi di Yucatán, terra d’ origine del novello presule. Co-consacranti principali sono stati infatti gli arcivescovi Gustavo Rodríguez Vega, ordinario locale, ed Emilio Carlos Berlie Belauzarán, suo predecessore.

Il servizio diplomatico della Santa Sede, ha spiegato il cardinale Parolin nell’omelia in spagnolo, comporta «un modo particolare di servire», perché si tratta di rappresentare il Papa davanti alle Chiese e agli Stati dove si è inviati. In particolare il nunzio, ha aggiunto, è chiamato a «mantenere, favorire e aumentare la comunione» e a facilitare al Pontefice «l’esercizio di quel sicuro carisma di verità che possiede».

Rivolgendosi quindi direttamente a monsignor Sosa Rodríguez, il segretario di Stato ha detto che il rappresentante pontificio «non è portatore di un proprio messaggio personale, ma un ambasciatore degli insegnamenti del Papa, al servizio dell’unità della Chiesa universale». Questa unione «si realizza nel rispetto delle caratteristiche legittime di ogni Chiesa particolare e dà luogo al miracolo di un popolo riunito dallo Spirito Santo in comunione, senza che le peculiarità di ciascuno scompaiano».

I nunzi, ha detto ancora il porporato, nel diffondere «i valori della dignità di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale», ma anche «della necessità di promuovere uno sviluppo che si prenda cura dei più poveri e dei più deboli senza considerarli come rifiuti», devono ricorda a tutti, e specialmente «agli Stati, l’impegno per la pace, il dialogo sincero, la fraternità e il rispetto del creato» e devono lasciare che le loro vite e le loro parole «mostrino che Cristo è la fonte di ogni speranza e l’origine da cui deriva il pensiero e l’azione della Chiesa».

Parlando successivamente di Papua Nuova Guinea, destinazione del novello arcivescovo, Parolin ha fatto notare che vi sono 19 circoscrizioni ecclesiastiche e che i cattolici rappresentano il 30 per cento della popolazione. È, ha spiegato, un Paese situato tra l’Asia e l’Oceania, con «abbondanti risorse» ma che «ha bisogno di una concreta collaborazione tra le autorità civili e le comunità religiose per uno sviluppo integrale e ordinato». Compito del nunzio sarà dunque  di «favorire le buone relazioni che la Chiesa mantiene con le autorità e le altre confessioni cristiane, in termini di uguaglianza, rispetto reciproco e collaborazione per il bene comune». Anche se, ha aggiunto, «il primo servizio che la comunità ecclesiale può e deve svolgere è quello di rivitalizzare l’evangelizzazione, affinché il cuore dell’uomo sia trasformato, condizione indispensabile per ogni vero e duraturo progresso».

Per tale motivo, ha sottolineato il segretario di Stato, i rappresentanti pontifici diventano anche «un segno per tutti, emblema della possibile fraternità tra i popoli, una prova che le differenze storiche, linguistiche, culturali e persino religiose non impediscono la costruzione di un’armonia superiore che diffonda la pace e il bene». Lo Spirito Santo, che in ogni messa «consacra il pane e il vino» e nell’ordinazione episcopale consacra vescovo e da «mille popoli e nazioni della terra fa fiorire il santo popolo di Dio che è la Chiesa, è il grande protagonista». È il miracolo della pesca prodigiosa che «si rinnova, il miracolo dell’unità nella pluralità, riflesso della Trinità, che non è perfezione solitaria e lontana, ma una relazione eterna d’amore che si dà e crea, fa crescere, guarisce e santifica».

In proposito il cardinale ha osservato come i messicani conoscano bene questo miracolo. Infatti, Nostra Signora di Guadalupe, la “Morenita”, con la sua apparizione a san Juan Diego nel 1531, «fece sì che i popoli delle Americhe si aprissero più facilmente a Cristo e, a partire dalle loro culture e tradizioni, formassero un popolo di credenti che accoglieva il Vangelo, percepito non come strano o lontano, ma come una grande e semplice via di salvezza e misericordia offerta a tutti i popoli». Maria, ha aggiunto, è «la protagonista della missione, apre il cammino e lo fa in modo tale che inaspettatamente sbocciano splendidi fiori, come nella Tilma», il manto del santo indigeno.

Infine, rivolgendosi di nuovo a monsignor Sosa Rodríguez, il cardinale Parolin ha ricordato che è un figlio di quella terra e dal 2003 ha servito la Santa Sede nelle nunziature di Papua Nuova, Guinea, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Stati Uniti d’America, Canada e Serbia. Lo ha invitato a portare sempre con se «la consolazione del messaggio di Nostra Signora di Guadalupe». Alla Vergine Immacolata il segretario di Stato ha, infine, affidato la persona e il nuovo ministero dell’arcivescovo, promettendogli di accompagnarlo con l’affetto e le preghiere.