Dal Gemelli i primi farmaci per la solidarietà del Papa. Andranno in Tanzania

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Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Arriveranno presto negli ospedali della Tanzania i farmaci essenziali e salvavita, con bende cerotti e creme per ustioni donati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore a Papa Francesco. Una prima tranche della donazione annunciata il 5 novembre scorso, in occasione la visita del Pontefice al Policlinico Gemelli, sede romana dell’Ateneo per celebrare la Messa per il 60. mo dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia, è stata consegnata questo pomeriggio all’Elemosiniere della Santa Sede, il cardinale Konrad Krajewski. Era presente anche l’arcivescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.

La consegna davanti alla casa del Papa

Questo è avvenuto in un incontro informale nel piazzale di Casa Santa Marta, dove alloggia il Papa, davanti ai tre bancali con le scatole di farmaci e dispositivi medici di prima necessità, con una delegazione dell’Università Cattolica, guidata dal rettore Franco Anelli, e composta dal direttore generale, Paolo Nusiner, dal preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Rocco Bellantone, e dal direttore della Farmacia ospedaliera del Gemelli Marcello Pani.

Anelli: farmaci comuni, ma che scarseggiano in tanti Paesi

Sono previste altre due consegne di tranches di medicinali, nelle prossime settimane, che l’Elemosineria apostolica invierà poi a strutture sanitarie in Libano, Siria e Sudan. “Si tratta di strumenti medicali e farmaci che per noi è normale avere nelle nostre case – ci ha spiegato il rettore Anelli – e che invece in tanti Paesi sono difficili da procurare o sono scarsamente disponibili”. Una cosa infatti che Francesco sottolinea spesso, per il rettore della Cattolica, “è che una delle componenti della solidarietà e dell’attenzione verso gli altri è ricordarsi che quello che nei Paesi ricchi è normale come reperire farmaci di prima necessità, acqua, cibo, invece in altri Paesi si conquista con grande difficoltà e qualche volta decisamente manca del tutto. Se si riflette ci si rende conto che anche cose che per noi sono apparentemente piccole, possono dare un grande aiuto”.

Antibiotici e disinfettanti, garze e cerotti

I farmaci donati, concordati tra la Farmacia ospedaliera della Fondazione Policlinico Gemelli e la Farmacia Vaticana, sono infatti antibiotici, antistaminici e cortisonici, antisettici e disinfettanti, analgesici e antispastici, antiinfiammatori e antipiretici, anticoagulanti, diuretici, antipertensivi e ipoglicemizzanti, antidiarroici, gastroprotettori, antidiabetici, antiepilettici, creme per ferite e ustioni, medicazioni, bende, garze e cerotti. Di seguito l’intervista integrale al rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli

Ascolta l’intervista a Franco Anelli (Università Cattolica)

Professor Anelli, questo momento è l’ideale prosecuzione della giornata del 5 novembre dello scorso anno, quando il Papa è venuto al Gemelli a Roma per i 60 anni della vostra Facoltà di Medicina?

Sì, in quell’occasione si è pensato che potesse essere bello lasciare un segno della nostra gratitudine, condividendo le iniziative di solidarietà internazionale della Santa Sede, e dando un piccolo contributo con delle forniture di farmaci che possono essere fatte pervenire nei luoghi dove ce n’è più bisogno. E’ per noi parte della nostra missione essere vicini alle iniziative di carità del Santo Padre. E’ un modo effettivamente per ricordare quella giornata, così importante e così bella per noi, quella della visita del Santo Padre al Gemelli.

Ci vuole ricordare altri momenti nei quali l’Università Cattolica è stata vicina al Papa nelle sue iniziative di solidarietà?

In precedenza abbiamo promosso dei progetti di solidarietà internazionale in Terra Santa dei quali è stato informato il Santo Padre che ci ha dato il suo sostegno morale e ci ha anche aiutato nella loro attuazione. Certamente ogni volta che sia possibile nell’ambito delle iniziative che fanno parte della nostra attività di charity, cerchiamo di sforzarci di comprendere come queste possano essere in linea e ove possibile di sostegno a quelle che già il Santo Padre intraprende in tutti i Paesi del mondo in cui ce n’è bisogno.

Se il Papa ora fosse qui, come gli presenterebbe questo dono?

Molto semplicemente direi che ci siamo resi conto che il bisogno di salute è un bisogno costante ed è un bisogno che in tanti Paesi si soddisfa anche con degli strumenti e dei farmaci molto semplici, quelli che per noi è normale avere nelle nostre case. E che invece in tanti Paesi sono difficili da procurare o sono scarsamente disponibili. Quindi l’attenzione verso questi Paesi per noi si manifesta cercando di dare appunto quello che nei nostri Paesi industrializzati è scontato. E questa è una cosa che il Santo Padre ci ricorda spesso, in fondo. Cioè che una delle componenti della solidarietà e dell’attenzione è proprio quella di ricordarci ogni tanto che quello che nei Paesi ricchi è facile, è normale, è semplice, come farmaci di prima necessità, acqua, cibo, invece in altri Paesi è da conquistare con grande difficoltà, con grande sacrificio e qualche volta decisamente manca del tutto. Se si riflette ci si rende conto che bastano anche cose che per noi sono apparentemente piccole a dare un grande aiuto.