Dal Duemila una missione, restituire forza ai battiti del cuore dei più piccoli

Vatican News

Le cardiopatie infantili coinvolgono un numero crescente di minori nel mondo. Nei Paesi più poveri l’assenza o insufficienza di strutture sanitarie adeguate può diventare per i bambini affetti da problemi cardiologici una questione di vita o di morte. Anche per questo è nata Fondazione Mission Bambini, il cui impegno si declina in salute, formazione e formazione

Lucas Duran – Città del Vaticano

“Si stima che nel mondo ogni anno nascano oltre un milione di bambini affetti da cardiopatie gravi”. Adalgisa Caraffini, coordinatrice dei programmi internazionali di Fondazione Mission Bambini presenta così, con un primo dato inequivocabile e concreto, l’impegno alla base dell’organizzazione creata nel Duemila dall’imprenditore emiliano Goffredo Modena con l’obiettivo di sostenere l’infanzia in difficoltà in Italia e nei Paesi più poveri.

“In 23 anni di attività – afferma Caraffini nell’intervista rilasciata ai media vaticani – Mission Bambini ha aiutato un milione e mezzo di minori grazie ai quasi duemila progetti attivati in Italia e in altri 74 nazioni del mondo. Due sono gli ambiti principali d’intervento lungo cui ci muoviamo: il primo è quello dell’istruzione, per contrastare la povertà educativa minorile garantendo l’accesso a percorsi scolastici e a formazione di qualità. L’altro è quello della salute, per promuovere la prevenzione e garantire l’accesso a cure tempestive per bambini e ragazzi, con particolare riferimento ai minori affetti da cardiopatie infantili nei paesi con un sistema sanitario carente”.

La piccola Jackline Nanusolo in sala operatoria, con sullo sfondo il team medico di Mission Bambini

“Cuore di bimbi”

Fiore all’occhiello della Fondazione è il programma che fin dal nome ricorda la sua missione. “Cuore di bimbi – sottolinea la Caraffini – è nato nel 2005 in diversi paesi di Africa e Asia. In alcuni di essi, grazie alla formazione, oggi il programma cammina per conto suo, senza più necessità di un nostro supporto diretto. E’ questa la dimostrazione più evidente che avevamo ragione ed è per noi un punto d’orgoglio. Tuttavia c’è ancora tanto che resta da fare”.

Il programma si articola su tre pilastri fondamentali. Il primo è quello di garantire una diagnosi possibilmente precoce della patologia cardiaca.  Il secondo consiste nell’intervento chirurgico, effettuato da staff di chirurghi locali oppure con il supporto dei medici volontari di Mission Bambini. Il terzo pilastro è per l’appunto quello della formazione, affinché i team nazionali possano gestire e donare assistenza qualificata in autonomia ai bambini affetti da patologie cardiache.

Ascolta l’intervista ad Adalgisa Caraffini

Competenza e generosità

L’azione di Mission Bambini nel mondo è resa possibile grazie alla collaborazione con una vasta rete di professionisti italiani e internazionali, ognuno con il proprio bagaglio di competenze e di amore per il prossimo. Dal cardiochirurgo all’anestesista intensivo, all’infermiere specializzato e a tutte quelle figure professionali indispensabili a garantire un’appropriata assistenza di qualità al bambino. Tutto questo in forma gratuita e volontaria.

“In linea di massima – illustra Caraffini – le nostre missioni durano una settimana e coinvolgono non più di dieci persone, ma in situazioni specifiche tempo e personale impiegato raddoppiano, a seconda delle esigenze del paese coinvolto. E’ il caso dell’Eritrea, dove a causa della mancanza di personale locale qualificato, siamo obbligati a partire con un team di venti persone e per due settimane”.

L’équipe medica di Mission Bambini durante un intervento

La collaborazione con strutture sanitarie in Italia

Laddove la complessità del caso non renda possibile l’intervento sul posto, esistono accordi specifici con strutture d’eccellenza in Italia, presso cui trasportare il piccolo paziente e operarlo in sicurezza.

“Si tratta – spiega la coordinatrice – di procedure particolarmente impegnative, anche dal punto di vista organizzativo e logistico. Un esempio virtuoso in tal senso è la nostra collaborazione con il reparto di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale Niguarda di Milano, diretto dal dottor Stefano Marianeschi”.

Sempre col Niguarda Mission Bambini ha in programma di dar vita nel corso del 2024 alla Casa del Cuore, uno spazio da dedicare all’accoglienza del bambino e della sua famiglia allorché si renda necessario un intervento chirurgico.

Il piccolo Hari, originario del Nepal e affetto da grave cardiopatia, insieme alla dottoressa Belli di Fondazione Mission Bambini

La storia di Hari

Oltre alle missioni chirurgiche, la Fondazione ne organizza anche di screening diagnostico in paesi in cui la complessità orografica unita alla carenza delle infrastrutture renderebbero arduo per gli abitanti di zone remote il raggiungere i pochi centri sanitari esistenti.

“In quel caso – continua la Caraffini –  siamo noi di Mission Bambini che con i nostri team cerchiamo di recarci da loro. Come in Nepal, dove nel nord del paese vive Hari, un bambino di circa dieci anni. I nostri referenti in loco hanno potuto avvisare della nostra missione i suoi genitori. E’ così che ad Hari è stato possibile diagnosticare una grave patologia cardiaca e proprio nei giorni scorsi il bambino è stato operato con successo nel quadro di una missione chirurgica della Fondazione”.

Per Hari, come per tanti altri minori affetti da cardiopatie, il futuro avrebbe potuto assumere tinte fosche. “Invece – conclude Adalgisa Caraffini, non senza un largo sorriso – grazie all’impegno e alla generosità dei nostri medici e del personale locale, per Natale abbiamo potuto consegnare nelle mani di Hari e in quelle dei suoi genitori il regalo più bello:  un futuro dai colori vivi, di cui tutti i bambini nel mondo  hanno pieno diritto, ovunque e sempre”.

Un giovane paziente cardiopatico durante un controllo da parte del personale medico di Mission Bambini