Chiesa Cattolica – Italiana

Da Shangai al mondo intero

Domani, 24 maggio, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. Una riflessione su L’Osservatore Romano

di Gianni Valente 

«Sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù». Anche questo chiede a Maria, “Aiuto dei cristiani”, la preghiera offerta il 24 maggio 2008 da Papa Benedetto XVI come invocazione orante per celebrare la prima Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. Un anno prima, era stato lo stesso Benedetto XVI , nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007 (atto profetico e liberante del suo magistero papale) a suggerire che il 24 maggio — giorno «dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, la quale è venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai» — poteva diventare «occasione per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina».

Anche quest’anno, come accade ogni anno dal 2008, la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina viene celebrata il 24 maggio in chiese e santuari, in Cina e in tutto il mondo, come segno della comunione e della sollecitudine della Chiesa universale per i cattolici cinesi. Intanto migliaia di cattolici di Shanghai, anticipando i tempi, hanno già recitato la preghiera di Benedetto xvi lo scorso 17 maggio, proprio nel santuario di Sheshan, a conclusione del pellegrinaggio diocesano guidato dal vescovo Giuseppe Shen Bin.

La preghiera composta da Papa Ratzinger, e la sua stessa intuizione di far coincidere la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina con la festa del santuario di Sheshan, rimandano a un luogo caro e familiare per tanti cattolici cinesi. Un luogo che ha a che fare con le prove e le consolazioni di cui è intessuto il loro cammino nella storia. L’attuale basilica, l’unica con questo titolo in tutta la Cina, fu costruita tra il 1924 e il 1935 su una collina a 35 chilometri da Shanghai. Prima del 1870, sulla collina c’era solo una casa di riposo e una piccola cappella per i gesuiti di Shanghai, costruite sulle rovine di un tempio buddista. Poi, dopo che Shanghai era sorprendentemente scampata alle scorribande dell’esercito ribelle dei Taiping — gli “Adoratori di Dio”, seguaci di una dottrina religiosa che fondeva elementi della morale cristiana con credenze cinesi pre-confuciane — fu costruito sulla collina di Sheshan, grazie alle offerte dei cattolici shanghaiesi, il primo santuario mariano, come ex voto di ringraziamento per lo scampato pericolo. Nel giugno salirono sulla collina anche i 25 vescovi del cosiddetto “Concilio di Shanghai”, convocato dal delegato apostolico Celso Costantini, per segnare l’inizio di una Chiesa cinese non più totalmente dipendente dai missionari stranieri. Sempre a Sheshan, nel 1954, erano saliti anche il vescovo di Shanghai Ignazio Gong Pigmei e tutti i preti della sua diocesi, per giurare tutti insieme che non avrebbero tradito mai la fede e la Chiesa, con l’aiuto di Maria.

Al santuario tornano preghiere e pellegrini. Nell’ottobre 1993 riesce a salire a Sheshan anche madre Teresa di Calcutta.

Anche in anni più recenti, Nostra Signora di Sheshan ha accarezzato le attese, le sofferenze e le ripartenze della Chiesa cattolica in Cina. Nella statua di bronzo che svetta sulla torre campanaria, Maria si presenta in una postura singolare, mentre solleva sopra la propria testa Gesù Bambino, nell’atto di mostrarlo a tutti, come si mostra un trofeo, in segno di vittoria.

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