Czerny in Benin: la tutela della Casa comune è tema che unisce tutti

Vatican News

Educazione ambientale e promozione ecologica al centro del discorso del prefetto del Dicastero per il Sevizio dello Sviluppo Umano Integrale che ha partecipato oggi alla presentazione ufficiale delle attività del programma “Chiesa verde” dell’arcidiocesi di Cotonou su invito dell’arcivescovo Houngbedji

Roberta Barbi – Città del Vaticano

È la cooperazione tra le religioni, che in Benin viene descritta come “esemplare”, l’arma vincente per la tutela dell’ambiente, come ha ricordato il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in viaggio nel Paese africano dallo scorso 16 gennaio. Nel suo discorso alla presentazione delle attività di “Chiesa verde” dell’arcidiocesi di Cotonou nell’ultimo giorno del suo viaggio, il porporato ha sottolineato che “il tema che ci unisce, quello della salvaguardia della nostra Casa comune, trascende i limiti di Stati, razze e religioni”.

L’ispirazione dalla Laudato Si’ e dalla Laudate Deum

Sono gli insegnamenti rispettivamente dell’enciclica del 2015 Laudato si’ e della più recente esortazione apostolica del 2023 Laudato Deum, la base d’ispirazione di questo programma presentato oggi, con le quali condivide l’obiettivo di fornire una “metodologia per rispondere al clamore della Terra in pericolo, al clamore dei poveri, alle sfide economiche; per adottare stili di vita sostenibili attingendo all’educazione, alla cultura e alla spiritualità per contribuire a costruire la resilienza e dare potere alla comunità”. Per raggiungere questi obiettivi, dunque, la Chiesa del Benin ha deciso di concentrarsi su due aree: l’educazione ambientale del singolo e la promozione dello sviluppo ecologico degli spazi e delle strutture diocesane nella lotta al cambiamento climatico.

Un’educazione ambientale capillare  

Per conseguire il primo obiettivo, “la Chiesa del Benin ha scelto di raggiungere direttamente o indirettamente famiglie, parrocchie, diocesi, scuole, strutture universitarie, sanitarie e assistenziali, movimenti laicali, settore economico, ambienti religiosi”, cioè tutti i potenziali produttori di rifiuti e consumatori di energia. Questo porrà la necessità di estendere il campo d’azione oltre la Chiesa cattolica e il cristianesimo, ma il porporato si dice fiducioso nel fatto che questa formazione e sensibilizzazione “non saranno in contraddizione con i valori etici condivisi con le altre religioni” e si potrà lavorare insieme grazie “alla risorsa della convivenza pacifica tra i credenti” di cui il Paese è ricco.

Le sfide della promozione ecologica  

Per quanto riguarda la promozione ambientale ed ecologica e la promozione delle energie rinnovabili, il cardinale affronta il tema della sussidiarietà con lo Stato. “Sono convinto che grazie al vostro lavoro saranno presto visibili risultati favorevoli per la salvaguardia della nostra Casa comune – è stato il suo incoraggiamento rivolto ai partecipanti alla tavola rotonda – spero che questo sia motivato dalla vostra fede in Dio e anche dal principio di sussidiarietà nei confronti dello Stato”. Per la gestione dei rifiuti, ad esempio, “la catena va dall’individuo allo Stato attraverso le varie strutture amministrative e sociali”. Lo stesso vale per le energie rinnovabili e lo sviluppo ecologico delle aree pubbliche. “Il Benin punta sulla possibilità di produrre energia solare ed eolica – ha sottolineato ancora il prefetto – questo richiede certamente impegno e organizzazione a lungo termine, ma anche risorse d’investimento non facilmente disponibili”.

L’azione della Chiesa nel campo della sensibilizzazione

A questo livello, secondo il cardinale Czerny, “l’azione della Chiesa potrebbe essere utile nel campo della ricerca, di advocacy e di sensibilizzazione”. “La Chiesa farà ciò che rientra nella sua missione”, ha assicurato, ricordando in proposito come il principio di sussidiarietà sia presente nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa pubblicato nel 2004. “La Chiesa faciliterà il compito dello Stato che è il responsabile ultimo della gestione – ha spiegato – la Chiesa potrebbe essere al servizio dello Stato e della popolazione attraverso le sue istituzioni come l’Università cattolica dell’Africa occidentale”.

Fare rete per condividere idee e speranze

Il porporato ha riflettuto, infine, sull’importanza della condivisione di buone idee e speranze e sulla creazione di reti: “È bello sapere che le preoccupazioni della Chiesa e del popolo del Benin sono condivise anche da altri fratelli e sorelle in Africa e nel mondo”, ha detto citando temi quali la desertificazione, la deforestazione, la gestione sostenibile delle risorse idriche, l’agricoltura ecologica, l’inclusione lavorativa dei più poveri e la disponibilità di un lavoro dignitoso. La capacità di fare rete della Chiesa, secondo il prefetto, è dimostrata anche dalle riflessioni organizzate dal Simposio della Conferenza episcopale dell’Africa e del Madagascar in vista della Conferenza mondiale sul Clima (Cop 28) che si è svolta a Dubai il mese scorso, dove “queste preoccupazioni sono state condivise con altre organizzazioni di tutto il mondo che rappresentano biomi diversi – ha concluso – naturalmente incoraggio la continuazione di questo spirito di rete, di dialogo paziente e di condivisione”.