Chiesa Cattolica – Italiana

Czerny: i giornalisti in una posizione privilegiata per far ascoltare il grido dei rifugiati nel mondo

Proseguono i lavori della Conferenza promossa da SIGNIS Africa che riunisce a Kampala in questi giorni diversi giornalisti africani. Un contributo alla riflessione arriva dall’intervento del prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale: i media cattolici possono contribuire a una forma di comunicazione non ostile che favorisca un dialogo tra tutte le componenti sociali

Paul Samasumo – Kampala (Uganda)

La Conferenza SIGNIS Africa per i media cattolici in corso a Kampala, in Uganda, prosegue in questi giorni l’ascolto della voce della Chiesa, degli esponenti governativi e della società civile ugandese che lavora con i migranti e i rifugiati. Una cinquantina i giornalisti di diversi Paesi africani riuniti presso il Seminario della capitale ugandese per cercare insieme un nuovo modo di comunicare difficoltà e aspirazioni di quanti lasciano la propria terra alla ricerca di una possibilità di vita migliore, che sia anche impulso a buone politiche migratorie.

Czerny: ascoltare la voce dei migranti

Una responsabilità, quella degli operatori dei media cattolici, sottolineata dal cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, nel discorso indirizzato ai partecipanti e letto dalla dottoressa Mercedes De La Torre dello stesso Dicastero. “Come giornalisti, siete in una posizione privilegiata per ascoltare il loro grido e far conoscere le loro aspirazioni al mondo”, scrive il porporato affermando che oggi sono circa 35 milioni i rifugiati costretti ad abbandonare le proprie case attraversando le frontiere internazionali, a cui si aggiungono 71 milioni di persone sfollate internamente. “Finché non si affrontano le cause che li costringono a fuggire, non è possibile trovare una soluzione”, sottolinea Czerny, riproponendo il pensiero di Papa Francesco: “Eliminare queste cause e quindi porre fine alla migrazione forzata richiede un impegno condiviso da parte di tutti, nel rispetto delle responsabilità di ciascuno. Questo impegno inizia col chiedersi cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo fare ogni sforzo per arrestare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, il saccheggio delle risorse altrui e la devastazione della nostra casa comune “.

Il contributo dei giornalisti ad una cultura di pace

Si tratta allora di promuovere una cultura di pace e dunque, afferma Czerny, per i giornalisti “è urgente mantenere una forma di comunicazione non ostile”. Come scrive Papa Francesco, è necessario superare la tendenza “a screditare e insultare gli avversari”, per aprire piuttosto “un dialogo rispettoso”. Oggi, prosegue il prefetto, “è terrificante sentire con quanta facilità si pronunciano parole che invocano la distruzione di persone e territori. È per questo che la retorica bellicosa e xenofoba deve essere respinta, così come ogni forma di propaganda che manipola la verità, sfigurandola per fini ideologici”.

Non va dimenticato il diritto a non emigrare

E c’è ancora una riflessione che il cardinale Czerny affida ai comunicatori riuniti a Kampala e riguarda la valorizzazione delle opportunità che i migranti offrono alla vita delle comunità. “La loro presenza – osserva il prefetto – è un’opportunità provvidenziale per compiere la missione evangelizzatrice attraverso la testimonianza e la carità”. Senza tuttavia dimenticare il diritto delle persone a restare nella propria terra. Per la 109ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2023, che si terrà il 24 settembre 2023, Papa Francesco ha scelto proprio il titolo “Liberi di scegliere se migrare o restare”, ricorda ancora il porporato he conclude con una domanda impegnativa: “Cosa posso fare io, come giornalista e insieme ad altri influencer, affinché la nostra gente sia libera di scegliere se emigrare o restare?”.

Occorrono nuove strategie mediatiche

Parlando a nome del SECAM (l’Associazione dei vescovi cattolici africani) il vescovo nigeriano Emmanuel Badejo, da parte sua, ha invitato i media cattolici africani a prendere in considerazione lo sviluppo di nuove strategie mediatiche per parlare e scrivere di migranti e rifugiati, tra cui l’elaborazione di un lessico africano che differisca dai soliti stereotipi dei media occidentali. Presenti ai lavori anche rappresentanti del governo ugandese che parlando delle politiche del loro Paese in materia di rifugiati, hanno spiegato come esse siano informate dal cosiddetto Comprehensive Refugee Response Framework, il quadro di risposta globale per i rifugiati adottato da tutti i 193 membri delle Nazioni Unite nel settembre 2016, in cui gli Stati si impegnano a rispettare i diritti umani di queste persone e a sostenere i Paesi che le accolgono.

L’invito alla Chiesa a fare ancora di più per i migranti

In rappresentanza della società civile ugandese, il Refugee Law Project della School of Law dell’Università di Makerere ha lanciato un accorato appello alla Chiesa cattolica in Africa affinché crei più partnership firmando protocolli d’intesa con la società civile a favore di migranti e rifugiati. La loro ricerca ha rivelato che la Chiesa potrebbe fare di più anche nel campo della consulenza e dei traumi da loro subiti. Oltre all’ascolto delle lezioni e ai dibattiti, gli operatori dei media cattolici africani hanno visitato il Santuario dei Martiri ugandesi pregando per i migranti e i rifugiati.

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