Felipe Herrera e Antonella Palermo – Città del Vaticano
Il 4 febbraio 2019 Papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb firmavano ad Abu Dhabi il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Una Dichiarazione d’intenti congiunta che si inseriva in un percorso segnato da altri documenti prodotti in questo ambito, come le dichiarazioni conclusive dei quattro seminari del «Forum cattolico-islamico» svoltisi nel 2008, nel 2011, nel 2014 e nel 2017. La peculiarità di ciò che avveniva tre anni fa – nel contesto del Viaggio apostolico di Francesco negli Emirati Arabi Uniti – stava nella sottoscrizione della dichiarazione non da parte di delegazioni, ma da parte del Pontefice stesso e di un leader islamico, grande imam della moschea-università di al-Azhar, istituzione molto influente sia sotto il profilo religioso sia sotto quello accademico.
Le celebrazioni all’Expo di Dubai
Nell’imminenza del terzo anniversario della firma del Documento, che coincide con la seconda Giornata mondiale della Fratellanza umana indetta dall’Onu che ha per tema “Sotto lo stesso cielo”, sarà Dubai ad ospitare, nel padiglione della Santa Sede allestito all’Expo, l’evento celebrativo organizzato da tutte le componenti che hanno sottoscritto il testo. In programma una conferenza con il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, monsignor Tomasz Trafny, delegato del cardinale Gianfranco Ravasi, con il vice del Grande Imam e col presidente dell’università di al-Azhar. Saranno presenti anche i membri dell’Alto Comitato per la fratellanza umana. Diversi rappresentanti e autorità degli Emirati Arabi Uniti, assieme a esponenti dei Paesi rappresentati nell’Expo, parteciperanno a una marcia nella stessa giornata, pensata come momenti di richiamo alla responsabilità di tutti perché siano implementate azioni concrete di fratellanza. Tra le iniziative, a fine mese tornerà la cerimonia di assegnazione del Premio Zayed per la fratellanza umana, di cui l’anno scorso furono insigniti Latifa Ibn Ziaten, fondatrice dell’Associazione “Imad per la gioventù e la pace” e Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu.
Il fondamento della promozione della dignità umana
Il cammino per la costruzione di una autentica fratellanza tra popoli di diverse religioni affonda le radici nella Gaudium et spes, laddove si apprezza l’operato delle istituzioni internazionali come strumento di sviluppo e di riconciliazione e si esprime l’aiuto, sia a quelli che credono in Dio, sia a quelli che esplicitamente non lo riconoscono, affinché “rendano il mondo più conforme all’eminente dignità dell’uomo, aspirino a una fratellanza universale poggiata su fondamenti più profondi, e possano rispondere, sotto l’impulso dell’amore, con uno sforzo generoso e congiunto agli appelli più pressanti della nostra epoca”. Il concetto della dignità donata da Dio all’intera creazione, in virtù e a causa della quale siamo chiamati a tutelare e a promuovere le creature nostre simili, è il fondamento su cui poggia anche il Documento sulla fratellanza umana. Mentre esperienze disumane di povertà e di guerra – generate da un humus in cui degrado sociale, etico e politico arrivano a diffondere terrorismo – funestano il tempo presente, attraverso il Documento firmato ad Abu Dhabi i due leader invitano tutti i credenti affinché collaborino a una cultura del rispetto.
Il cardinale Michale Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il servizio dello Sviluppo umano integrale, sottolinea a Vatican News la declinazione del Documento che ha a che fare proprio con la promozione di una cultura, a tutti i livelli, incentrata sulla dignità di singoli, comunità e popoli.
Nel Documento, i due principali firmatari lanciano un forte appello comune contro l’ingiustizia, la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali, nonché per la fine dei conflitti, del degrado ambientale e del declino culturale e morale. Come sta operando il Dicastero, che attualmente lei guida, per la messa in pratica di queste indicazioni, che sono al centro della vostra stessa missione?
Il nome del nostro Dicastero – “Sviluppo umano integrale” – è in un certo senso una traduzione o una ri-formulazione dell’espressione “fratellanza umana”. Vuol dire che il nostro Dicastero si occupa di tutti questi fattori sociali pubblici, economici, politici, che possono essere ostacolo o aiuto allo sviluppo umano integrale; e questo sviluppo umano integrale è ciò che noi vogliamo, ciascuno per sé e poi per gli altri. Vuol dire creare le condizioni per una vita degna, una vita ricca di speranza, con un orizzonte di speranza. Così, il Documento sulla fratellanza umana ci spiega, come facciamo nel Dicastero, cosa bisogna fare: non possiamo fare tutto, ma ciascuno può fare qualcosa. E sì, ci sono tanti ambiti della vita umana nei quali bisogna operare un progresso: sia in questa fratellanza umana, sia in questo sviluppo umano integrale. Ecco che questa diventa una festa, una ricorrenza che anche per il nostro Dicastero diventa occasione per celebrare e per pregare per ciò per cui lavoriamo.
Questo Documento si esprime a favore della piena cittadinanza di tutti nelle nostre società, e per la fine dell’uso discriminatorio del termine ‘minoranze’, e parla dell’importanza dell’assistenza ai rifugiati. Temi su cui il Dicastero è impegnato. Perché è così fondamentale oggi questa sfida, nei confronti dei nostri fratelli e delle sorelle rifugiati?
La sfida è importante perché il movimento umano è un fattore della vita fin dall’inizio, e grazie ai sistemi di comunicazione – come il vostro – siamo più coscienti di questi movimenti, ma anche più coscienti del fatto che ciascuno può fare qualcosa per accogliere questi fratelli e sorelle che arrivano. E’ peccato che questo fenomeno, questa realtà umana sia stata minata dalla retorica e dall’ideologia negativa, quando di fatto è un’opportunità, un’occasione di crescere come persona e come popolo. E così viviamo questa fratellanza umana nel rapporto con i migranti e i rifugiati, con le vittime della tratta come un’occasione per aprire il cuore, le mani e la vita ad accogliere qualcuno che ha bisogno di questo. Gesù ha detto con grande chiarezza che se lo facciamo a loro è come se lo facessimo a Lui.
Eminenza, lei fa parte della Commissione internazionale indipendente che alla fine di questo mese assegnerà ad Abu Dhabi il Premio Zayed per la Fratellanza umana 2022. Cosa può dirci delle candidature presentate e dell’importanza di questa edizione che si colloca ancora nel pieno della pandemia? Avete individuato, tra i candidati, quelle fiaccole di speranza per l’umanità che cercavate?
Certo, le abbiamo trovate e spero molto che il fatto di aver assegnato il Premio ci apra gli occhi anche su tante altre persone intorno a noi, anche in altre parti del mondo, che sono motivo di speranza. La mancanza di speranza forse è l’effetto più terribile di questo Covid: speriamo che la celebrazione e il Premio siano occasione per riaprire il cuore e la mente e vedere che il futuro ci aspetta con grande promessa.