Questo pomeriggio alla Pontificia Università Lateranense la presentazione del corso, promosso dall’Istituto Ecclesia Mater, rivolto a chi opera nei settori culturali ed educativi della società. La preside Claudia Caneva: “La bellezza crea spazi di speranza e incontro in un mondo segnato da conflittualità”
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un luogo di sentire comune, nel quale si percepiscono vicini tutti gli uomini e le donne in ricerca della verità. È la bellezza, più volte indicata da Papa Francesco quale preziosa alleata per un autentico impegno a difesa della dignità dell’uomo, per la costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e per la cura del creato. Ad essa è dedicato un corso di alta formazione promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater, collegato alla Pontificia Università Lateranense ed in collaborazione con la Diocesi di Roma, l’Opera Romana Pellegrinaggi e alcuni docenti dell’Università degli Studi di Tor Vergata.
L’iniziativa intitolata “Aver cura della Bellezza”, presentata oggi pomeriggio nell’Aula Pio XI dell’ateneo (è possibile partecipare da remoto attraverso questo link a partire dalle 15:30) è rivolta a tutte le figure professionali che operano nei settori culturali ed educativi della società per la valorizzazione del patrimonio culturale e delle arti. Il corso è articolato in semestri, con moduli in presenza e on line, e si svolge in orario pomeridiano. Ricca la proposta di insegnamenti, che potranno essere frequentati anche singolarmente: Estetica teologica, Comunicazione e valorizzazione del patrimonio, Geografia culturale, Storia della Chiesa di Roma e del Giubileo, Management dei beni culturali e legislazione, Riferimenti antropologico-teologici nella storia dell’arte, per citarne solo alcuni.
Bellezza, dialogo e speranza
Secondo i promotori un’educazione estetica può aiutare a ricostruire una memoria antropologica comune che rappresenterà un concreto e autentico spazio di dialogo, incontro e speranza tra tutti gli uomini. Durante la presentazione odierna dopo i saluti istituzionali, sono previsti gli interventi del vicegerente del Vicariato di Roma monsignor Baldassarre Reina, del delegato per la cultura monsignor Riccardo Lamba e del direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta che il prossimo 21 febbraio terrà anche la Lectio Magistralis inaugurale.
Educazione estetica e sociale
“Il corso – spiega a Radio Vaticana – Vatican News Claudia Caneva, preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater – intende contribuire a una cura della bellezza, soprattutto in un contesto come quello contemporaneo, dove si sente l’esigenza di costruire una nuova struttura comunicativa. Crediamo che l’educazione estetica, l’educazione alla bellezza sia anche un’educazione sociale. Come diceva il filosofo Jürgen Habermas, l’uomo esteticamente educato è un uomo destinato anche a conciliare la sua situazione umana con la sua condizione civile”.
Fraternità, pace e cura del creato
La preside dell’Istituto Ecclesia Mater sottolinea inoltre come il corso si ispiri alle parole di Francesco sulla bellezza: “Il Papa la considera come un sentire comune, un luogo nel quale si possono sentire vicini tutti gli uomini e tutte le donne, pur non riconoscendosi in una specifica tradizione religiosa. Un prezioso alleato per un impegno in favore della difesa della dignità dell’uomo, per la costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e per la cura del creato”.
Professoressa Caneva, il tema della bellezza è particolarmente caro al Papa, e più in generale ai Papi. Nella brochure oltre alle già citate parole di Francesco sono riportate anche quelle di Benedetto XVI secondo il quale “l’esperienza del bello non è qualcosa di accessorio ma porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano per liberarlo dalle oscurità e trasfigurarlo”. Come mai questa attenzione particolare da parte dei Pontefici?
La bellezza è sempre stata a cuore nelle linee programmatiche dei vari pontificati perché è legata alla felicità. La bellezza come diceva anche Kant, riguarda la domanda: “su che cosa posso sperare?”. È legata quindi al tema della felicità e della speranza. Giovanni Paolo II, rivolgendosi agli artisti evidenziava la loro specificità nel dar forma al mistero, alla nostalgia dell’eterno. La bellezza riesce a commuovere perché tocca la parte più intima dell’essere umano laddove si pongono le grandi domande di senso sulla vita.
Pensando alle importanti emergenze educative poste in evidenza dai fatti di cronaca quotidiani, la bellezza può avere una funzione educativa? Può aiutare i giovani, magari nelle scuole, ad elevare lo sguardo, a non abituarsi al brutto?
Può creare veramente uno spazio di incontro e di speranza tra tutti. In un contesto, soprattutto come quello contemporaneo, caratterizzato molto dalla conflittualità, dalla competizione, dall’utile, la bellezza recupera un senso di speranza, una memoria antropologica comune, un’idea secondo la quale la vita non è inchiodata soltanto alla dimensione della materialità. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater ha pensato a promuovere un corso di alta formazione sulla cura della bellezza rivolgendosi anche agli insegnanti di religione cattolica nelle scuole. Siamo fermamente convinti che la presenza della religione cattolica abbia un ruolo fondamentale nella formazione culturale degli studenti. Se non si comprendesse questa sensibilità cristiana cattolica non si capirebbe tutto il patrimonio artistico che fa parte della nostra cultura. Spero che questo corso venga accolto con questa idea formativa. In previsione del Giubileo penso a tutti quegli operatori che accompagneranno le persone e che attraverso la bellezza potranno veicolare valori condivisi, di un’umanità che appartengono a tutti noi.