Dino Frambati – Genova
L’odierna pagina del vangelo di Luca, ha ispirato l’arcivescovo di Genova monsignor Marco Tasca nella Messa in ricordo della strage di quattro anni fa, a citare Papa Francesco quando afferma che la Chiesa ha bisogno “di missionari appassionati” e che occorre il coraggio di rimuovere la cenere per far riprendere la fiamma.
“Riaccendiamo la fiamma nascosta sotto la cenere”
L’immagine del fuoco, ha sottolineato monsignor Tasca, si trova “tante volte nella Bibbia, simbolo della parola di Dio pronunciata dal profeta Geremia, segno della devastazione e del castigo e immagine della purificazione e della illuminazione”. Monsignor Tasca ha citato Isaia: “Se dovrai attraversare il fuoco, dice il Signore, io sarò con te”. Bella immagine, ha insistito la guida della Chiesa di Genova, “questa del Signore in mezzo al cammino con noi”. Fuoco, ha specificato, “che possono essere tutte le fatiche e la difficoltà e le prove che la vita inevitabilmente ci mette davanti. Se dovrai attraversare il fuoco, dice il Signore, io sarò con te”. Non fuoco che pure “divora e terrorizza in questi giorni, ma fuoco che illumina riscalda e motiva. Spinge e dà forza. Senza fuoco, secondo Gesù, non c’è vita. Gesù è uomo passionale, sente la sua missione che è quella di spargere in tutto il mondo l’amore di Dio padre. Dio ci vuole bene. Sembra ovvio ma quanto è importante ricordarcelo. Il fuoco sembra morto sotto le cenere basta che un uomo o una donna lo scosti e metta legna secca e il fuoco si fa rivedere. La brace è viva, pronta dare fuoco, vita, luce”. E l’arcivescovo ricorda ed esorta: “Siamo chiamati, oggi, a rimuovere la cenere per ritrovare brace e fare riaccendere la fiamma”.
La preghiera: ricordo, consolazione e richiesta di giustizia
Il pastore della anime sotto la Lanterna, al termine della cerimonia laica rispondendo ai giornalisti, ha posto invece l’accento sulla preghiera: “Non soltanto – ha affermato – nel ricordo delle vittime, ma come supporto della memoria collettiva, e affinché si continui nel percorso che la giustizia da anni persegue, cercando di mettere finalmente i responsabili di fronte alle loro indiscutibili responsabilità. Le preghiere come conforto, ma soprattutto come arma per chi è stato colpito da questa immane tragedia“.
Il messaggio del presidente Mattarella
Alle 11.36, ora dello schianto, un minuto di silenzio, campane a distesa nella Diocesi e urlo delle sirene della navi in Porto: un momento intenso cui ha fatto giungere un pensiero il Capo dello Stato .“Nel quarto anniversario del crollo del Ponte Morandi – ha scritto in comunicato per la ricorrenza il presidente Mattarella – si rinnova il dolore della tragedia che ha colpito quarantatré vittime. Una ferita che non si può rimarginare, una sofferenza che non conosce oblio, una solidarietà che non viene meno. Un dramma che segna la vita della Repubblica e per il quale la magistratura sta doverosamente accertando le responsabilità. Rinnovo anzitutto ai familiari, costretti a patire il dolore più grande, la più intensa solidarietà della nostra comunità nazionale”. Si manifesta l’esigenza di interventi adeguati a sostegno dei familiari delle vittime di tragedie come queste: occorre che la normativa sappia dare risposte a queste esigenze. L’azione svolta dal Comitato dei familiari delle vittime è risultata preziosa, vero e proprio memoriale vivente della tragedia, in attesa della realizzazione del memoriale proposto a monito permanente”.
Ministro Giovannini: c’è volontà di fare piena luce
Sotto il nuovo ponte San Giorgio, nello stesso spazio che inghiottì chi ebbe la sfortuna di trovarsi in quel punto nel momento del crollo, si è svolta la commemorazione ufficiale. Presente il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini che, in rappresentanza del governo, ha ricordato come l’evento “ha lasciato attonito il Paese” . “Il tempo – ha detto – non ha attenutao né scalfito la vicinanza alla vittime. C’è gratitudine a chi si è prodigato nei soccorsi, a chi ha ricostruito il ponte. La ferita indelebile dei parenti non è cancellata”. Ed ha ammonito che “il processo va concluso in tempi rapidi per individuare le responsabilità”. “La costituzione di parte civile – ha aggiunto – rende evidente la volontà di fare piena luce sulle responsabilità. La tragedia è inaccettabile. Non deve essere dimenticata e, come per la funivia di Mottarone, come Ministero delle Infrastrutture abbiamo fatto della sicurezza una priorità. Controlli più severi e revoca, per la prima volta, delle concessioni”.
L’amarezza nelle parole del Comitato Ricordo delle vittime
Toccante, intenso, mai rabbioso ma sempre una invocazione di giustizia l’intervento di Egle Possetti, presidente del Comitato della Vittime, anche se velato da non poca amarezza: “In questi quattro anni di dolore, speranze e illusioni – ha detto – non abbiamo trovato percezione di cambiamento. Abbiamo sperato che dopo una vergogna immensa, ci fosse una rivalsa che facesse tremare; abbiamo invece percepito solo indignazione, che viene colta però da nebbia profonda”. Possetti auspica una rapida realizzazione del memoriale che, indica, “deve diventare monumento nazionale”, a non manca di sottolineare come “gli apparati statali hanno tanto da farsi perdonare, in scarsa sorveglianza. “Firmata una concessione – stigmatizza – che non firmerebbe nemmeno un bambino”. Per il sindaco di Genova Bucci la città non vuole dimenticare un evento “monito per la società civile che deve proteggere i suoi cittadini”. La data del 14 agosto resti scolpita nella pietra: la città ha sofferto molto. E presidente della Regione Toti sottolinea: “queste vittime non avrebbero mai dovuto essere tali; mai crollo così sarebbe dovuto avvenire nella moderna e civile Italia. Il tempo non asciuga le lacrime ma offre prospettive. Per prima cosa occorre avere la verità che non è rabbia e vendetta, ma verità giudiziaria a chi ha subito il torto”.
La voce e il pianto di chi ha vissuto la tragedia
Ricordiamo che oggi gli indagati a processo per la strage del 14 agosto del 2018 sono 59 con accuse a vario titolo; l’inizio è previsto il 12 settembre prossimo, con tre udienze alla settimana, e la sentenza è attesa nel 2024. “Abbiamo fatto oltre ogni impegno e dovere per l’inchiesta” afferma oggi l’ex procuratore di Genova Cozzi, all’epoca a capo della stessa Procura e ora in pensione. Colme di dolore e di domande, le voci dei parenti delle vittime: Barbara Bianco, compagna di Andrea Cerulli, parla di “giornata difficile perché la mente ritorna a quel giorno. Abbiamo quell’incubo del telefono che suonava. Siamo sempre soli”. Paolo Robotti, fratello di Alessandro e cognato di Giovanna, due delle 43 vittime del ponte Morandi, indica che “forse la cosa migliore oggi è stare in silenzio. Ne approfitteremo -afferma – per lanciare qualche messaggio alle istituzioni. E’ stato un anno difficile che ci ha lasciato l’amaro in bocca per la cessione delle quote di Autostrade”. E di “giornata di tristezza” parla Maria Grazia Lonigro, mamma di Luigi Matti Altadonna: “Più passa il tempo e più e pesante questa cosa. La necessità di giustizia ci fa andare avanti”. Piange invece Gialuca Arnaldi, unico sopravvissuto alle macerie.