Anche oggi come nel secolo scorso, ai tempi della fondazione, l’organizzazione di cura e assistenza è chiamata a portare soccorso, protezione, vicinanza ma soprattutto un po’ di serenità a quanti hanno perso tutto. Il presidente condivide lo scenario dipinto in udienza dal Papa, dei confilitti diffusi e dei diritti umani violati, e parla dei progetti in corso a Gaza e in Ucraina per continuare a essere, come recita il motto della Cri, “ovunque per chiunque”
Tommaso Chieco e Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Ovunque per chiunque”. Il motto della Croce Rossa Italiana (Cri) a 160 anni dalla sua fondazione è risuonato in Aula Paolo VI questa mattina nell’udienza del Papa a operatori e volontari impegnati in tutto il mondo a servizio degli ultimi, e nelle parole del presidente Cri, Rosario Valastro. Il motto ha in realtà, come conferma lo stesso Valastro, mantenuto attualità e vitalità nel cammino tra i due secoli di storia.
Le armi soffocano il grido dei popoli
Anche oggi, purtroppo, i volontari sono chiamati a operare in una tragica realtà che Francesco tratteggia con molta chiarezza, quella delle guerre diffuse. La vostra – dice il Papa – è “una presenza efficace e preziosa, specialmente in tutti quei contesti in cui il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro” ma non solo. Proseguendo Francesco richiama la triste realtà a cui la guerra porta: “Qui in Italia sono arrivati tanti bambini a causa della guerra in Ucraina. Sapete una cosa? Che questi bambini non sorridono, hanno dimenticato la capacità di sorridere. È brutto questo per un bambino. Pensiamoci.”. A questo proposito la testimonianza di Valastro riporta l’attenzione su due scenari caldi: la Palestina e l’Ucraina.
I progetti a Gaza e in Ucraina
Il Papa ci richiama alla realtà, quella” tragica dei bambini che non riescono a giocare a mangiare, che hanno perso il sorriso”. “Noi volontari lo sappiamo e ringraziamo il Pontefice per le sue parole, tanto è vero che chiunque incontriamo sia migrante , sia vittima di tratta o di guerra, la prima cosa che doniamo è sorriso, lo sguardo di sicurezza e vicinanza che è il nostro emblema. In questo gesto c’è un aiuto rispettoso della dignità umana, sempre e comunque “. A Gaza – spiega ancora Valastro – abbiamo donato 231 mila chili di farina,che significa pane per sfamare gli sfollati che sono oltre 1 milione e mezzo. Questi numeri tragici chiedono un impegno sempre crescente” al fianco degli operatori locali. “Allo stesso tempo, in Ucraina, siamo presenti oltre che con donazioni di beni di prima necessità , col finanziamento di due progetti. Portiamo il medico a casa delle persone per evitare che facciano chilometri laddove è tutto distrutto e stiamo terminando la costruzione di centinaia di casette per dare un riparo a chi ha perso tutto”.
Ad multos annos
Come presidente della Croce Rossa Italiana Valastro ha avuto anche un momento di colloquio personale col Papa, che – ci racconta – “è l’unico in questo momento a sottolineare la necessità di proteggere i civili che non sono parte dei conflitti e di lasciare spazio libero di azione a operatori sanitari e umanitari. Siamo noi dunque – conclude – a dover ringraziare lui, per questo le mie parole, incontrandolo, sono state in realtà un augurio: ad multos annos“.