Chiesa Cattolica – Italiana

Croazia: la teologia dell’accoglienza e del dialogo al centro della Scuola di Dubrovnik

Alessandro Di Bussolo – Dubrovnik (Croazia)

La teologia dell’accoglienza e del dialogo e la libertà dei teologi “di sperimentare strade nuove”, per lasciare “spazio alla novità dello Spirito del Risorto”, come indicato da Papa Francesco nel suo intervento al convegno di Napoli del 21 giugno 2021, sono state al centro di tutti i lavori della seconda Scuola estiva di Teologia di Dubrovnik, che si chiude domani.

Papanikolaou: il dialogo ci avvicina alla verità

Nelle loro letture del mattino, che hanno fatto da guida al dibattito con 44 studenti e giovani teologi cattolici, ortodossi e protestanti croati, bosniaci, serbi, sloveni e montenegrini, i cinque docenti invitati dagli organizzatori, hanno sottolineato, come Aristotele Papanikolaou, teologo ortodosso greco-statunitense, che il dialogo con chi ha visioni del mondo diverse “ci aiuta ad avvicinarci alla verità, a non allontanarci da essa”. “L’ascolto e il dialogo con gli altri” ha spiegato il teologo, co-fondatore e senior associate presso il Center for Orthodox Christian Studies di Fordham e il Center for the Study of Law and Religion della Emory University di Atlanta, sempre negli Usa, “è arricchente, e può aiutarci ad incastonare meglio i punti fermi della nostra tradizione”.

Sarcević: essere solidali è profetico anche se rischioso

In precedenza, nella prima giornata dei lavori, dopo l’introduzione dell’arcivescovo Mate Uzinić, amministratore apostolico a Dubrovnik e coadiutore a Rijeka, il teologo francescano di Sarajevo fra Ivan Sarcević, ha ricordato che, soprattutto dove nazionalismo e populismo sono più forti, “essere compassionevoli e solidali con i membri di un’altra nazione o con coloro che sono in qualche modo espropriati e poveri è pieno di rischi”. Ma la solidarietà e l’accoglienza, anche se rischiose, sono fondamentali, e il profeta deve essere “solidale con il rischio, fino, alla fine, a dare la vita. Certo, è un compito difficile, ma è l’ideale della fede”.

Una domanda a Tomas Halìk al termine della sua relazione su “”verso un nuovo ecumenismo”

Halìk: le Chiese rinuncino al loro egocentrismo

Un terzo docente della Scuola, il teologo e filosofo cattolico ceco monsignor Tomas Halìk, docente all’Università San Carlo di Praga, nella sua lettura di ieri, ha indicato la costruzione di “un nuovo ecumenismo, che includa le persone che stanno oltre i confini visibili delle Chiese e delle religioni”, come un passo verso quella “fratellanza universale” “che è il grande tema del pontificato di Papa Francesco”. Che sarà possibile solo se le Chiese cristiane “resisteranno alle tentazioni dell’egocentrismo e del narcisismo collettivo, del clericalismo, isolazionismo e provincialismo”.

Gesù ci chiede di amare i nemici e chi non è come noi

Solo così, per il teologo che è stato consigliere del presidente ceco Havel, “la cristianità potrà abbracciare e usare le proprie diversità e differenze come una ricchezza, e aiutare la famiglia umana a non andare verso la distruzione della civiltà ma verso la formazione di una ‘civitas ecumenica’, una cultura di comunicazione, condivisione e rispetto per la diversità”. L’amore che Gesù ci chiede anche verso i nemici e i “diversi” da noi è stato al centro delle relazioni di suor Teresa Forcades, medico, teologa e monaca benedettina catalana, e Miroslav Volf, teologo evangelico croato-statunitense dell’Università di Yale, New Haven, collegato via “Zoom” con la Scuola. 

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