Cristiani perseguitati, Acs illumina di rosso cattedrali e monumenti

Vatican News

Federico Piana- Città del Vaticano

Il “sangue” dei cristiani uccisi a causa della fede sta illuminando decine di cattedrali, chiese, monumenti e strutture pubbliche in diverse parti del mondo. È la luce rossa che la Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) anche quest’anno – da oggi e fino al 24 novembre – ha deciso di proiettare sulle facciate di questi edifici per non dimenticare quanti sono perseguitati per il loro credo religioso. “L’evento, che abbiamo chiamato Red Week, la settimana rossa, è il contributo che vogliamo dare per cercare di elevare la consapevolezza in merito alle sofferenze che patiscono i nostri fratelli nella fede” dice Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia. In questa edizione, c’è anche un obiettivo in più: tenere accesi i riflettori sulle violenze subite dalle donne appartenenti alle minoranze. “È una grande battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme” spiega Monteduro.

Ascolta l’intervista ad Alessandro Monteduro

Nel mondo, la libertà religiosa è considerata una libertà di serie B?

Se altre libertà, come quella di genere o quella sessuale, sono considerate di seria A, noi diciamo che lo deve essere anche la libertà religiosa. In fondo, la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo declama la libertà di coscienza, di pensiero e quella religiosa. Dunque, illuminiamo di rosso alcuni luoghi simbolici per far crescere l’idea che la libertà religiosa debba essere considerata di serie A.

Qual è, attualmente, la situazione della violazione della libertà religiosa nel mondo?

Cinque miliardi e duecento milioni di persone vivono in Paesi nei quali non è rispettata la libertà di fede. Qui, le minoranze religiose vengono derise, discriminate o, addirittura, oppresse e perseguitate. In particolare, i cristiani perseguitati sono 416 milioni. Numeri che vengono raccontati troppo poco.

Per quale motivo non si denuncia spesso?

Prima cosa, per paura. E poi perché si pensa che denunciando si possa alimentare il conflitto tra religioni, ma non è così. Quando si denuncia la verità non può esserci alcun conflitto: si esprime, invece, la vicinanza e la solidarietà a chi subisce l’oppressione.

La comunità internazionale si è davvero convinta che la violazione del diritto alla libertà religiosa sia un problema urgente?

Abbiamo riscontrato dei piccoli, timidi, segnali positivi. Ad esempio, alcuni governi, come la Gran Bretagna, la Germania, l’Olanda e la Danimarca si sono dotati di un inviato speciale per la libertà religiosa. E poi gli Stati Uniti ed il Regno Unito, ogni anno, realizzano dei rapporti con i quali descrivono la condizione delle minoranze religiose. In più, si possono citare alcuni finanziamenti che i governi hanno dato per progetti di solidarietà ai cristiani nella Piana di Ninive, in Iraq.