Crisi energetica in Libia: le proteste si fanno trasversali

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Il presidente della Camera dei rappresentanti (HoR) libica, Aqila Saleh, ha esortato “il procuratore generale, il presidente della Commissione per l’energia e le risorse naturali” dello stesso Parlamento e “il presidente dell’Autorità di controllo amministrativo, ad aprire un’indagine urgente sui motivi delle continue interruzioni di corrente” per ore e “della grave carenza di carburante” in Libia: lo scrive il sito della tv “Libya al-Ahrar” citando il portavoce della HoR, Abdullah Blehiq. Saleh ha esortato le autorità ad annunciare presto al pubblico i risultati delle indagini – aggiunge il sito – ricordando che “i libici hanno sopportato” per giorni “ore di interruzioni di corrente” in presenza di “temperature torride” assieme a una “paralizzante carenza di carburante”.

Domenica scorsa all’Angelus il Papa ha rivolto il suo pensiero al popolo della Libia, in particolare ai giovani, che “soffrono a causa dei gravi problemi sociali ed economici”.  

Il confronto sul piano politico  

Fathi Bashagha, primo ministro designato a febbraio,  ha affermato e ribadito in questi giorni che il governo del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah è “illegittimo”. Lo riferisce oggi il sito Libya Express citando dichiarazioni rese all’Afp in cui Bashagha ha ribadito l’intenzione di voler entrare a Tripoli “nei prossimi giorni”. “Il suo mandato è finito e non è riuscito a far sì che le elezioni si svolgessero”, ha detto Bashagha riferendosi al concorrente sostenuto da Onu e Turchia. Perché si svolgano le elezioni –  ha aggiunto il primo ministro – “l’unica condizione è che la Libia abbia un solo governo. Due governi non sono accettabili”.

Le ragioni dell’impasse

Intanto si stanno riplasmando le dinamiche internazionali, a partire dal ruolo di Paesi come Stati Uniti, Turchia, Russia.  Della situazione di impasse politico istituzionale in Libia, della condizione della popolazione e del suo orientamento, abbiamo parlato con Michela Mercuri, analista che ha dedicato alla Libia studi e pubblicazioni:

Ascolta l’intervista con Michela Mercuri

A determinare questa situazione è stato il voto con cui il 10 febbraio scorso la Camera dei rappresentanti di Tobruk ha incaricato l’ex ministro dell’Interno Bashagha  di formare  un governo “parallelo”, che ha ricevuto la fiducia del parlamento libico il 1° marzo. Mercuri spiega che l’incarico deciso a febbraio è stato frutto dell’intesa tra parte delle milizie tripolino-misuratine e i leader del campo cirenaico, il presidente della Camera dei rappresentanti Aguila Saleh e il comandante dell’Esercito nazionale libico Haftar. Ma l’incarico è stato dato considerando che il mandato di Dbeibah avrebbe dovuto concludersi in coincidenza con le elezioni del 24 dicembre 2021. Ma le elezioni non si sono svolte a dicembre e neanche poi a giugno, ricorda Mercuri, sottolineando che Dbeibah non ha dato segni di lasciare il suo posto. Finora dunque i tentativi di Bashagha di rovesciare il capo del governo di unità nazionale e insediarsi a Tripoli sono falliti. Compreso – ricorda l’analista – un tentativo di entrare con le forze militari a Tripoli alcune settimane fa.

Dinamiche diverse ma non troppo

Per quanto le dinamiche politiche e militari siano diverse dal 2019-20 – afferma Mercuri – la posta in gioco resta la medesima. Di fatto i cirenaici di Haftar intendono arrivare a Tripoli,  questa volta avvalendosi di Bashagha. I tripolitani di Dbeibah, successore di Fayez al-Sarraj, si preparano a difendere la capitale, o meglio la loro sopravvivenza politica. Si ripetono di fatto le contrapposizioni che nell’aprile 2019 portarono all’offensiva di Khalifa Haftar su Tripoli. Con la differenza – dice Mercuri – che oggi la linea di faglia nella Libia non separa solo Tripolitania e Cirenaica ma spacca il campo tripolitano, di cui fanno parte entrambi gli attuali contendenti. L’obiettivo dichiarato dell’ex ministro dell’Interno Bashagha – spiega  la studiosa – non è diventare il capo di una fazione, ma ricomporre il fratturato quadro libico. Bashagha è di Misurata ed è un ex membro del governo di accordo nazionale, dunque  gode del supporto  o comunque della non ostilità  di parte dell’opinione pubblica tripolitana.  

Slogan sociali trasversali

Dietro ci sono sempre grandi potenze che appoggiano gli uni o gli altri e la situazione resta di estrema incertezza.  Quello che è cambiato – mette in luce Mercuri – è la voce che arriva dalla popolazione. Spiega che non si tratta più di manifestazioni di piazza nelle grandi città, rappresentative dei due schieramenti ma si tratta di proteste di piazza in tutti i centri urbani e soprattutto accomunate dagli stessi slogan. Giorni fa – afferma Mercuri – lo slogan principale era “Vogliamo l’elettricità, vogliamo la luce”. In un Paese caldo come la Libia le interruzioni di corrente – riferisce l’analista – in queste settimane sono durate anche 14 ore su 24. Il disagio sociale è grande anche perché intanto manca il carburante, utile a tutte le attività lavorative. Sono queste dunque al momento le priorità per il popolo libico che – dice – sente ovviamente anche la stanchezza di una dinamica politica che non avvertono come propria.