Covid-19: sempre più urgente un piano vaccinale in Africa

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

“Stiamo esplorando il potenziale supporto per aumentare la produzione locale con accordi di licenza. Ciò contribuirà ad affrontare le esigenze attuali e preparare il continente a future pandemie”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella videoconferenza dei leader del G7, ha spiegato a proposito dei vaccini contro il coronavirus in Africa, confermando la fornitura di 100 milioni di euro in assistenza umanitaria per il lancio della vaccinazione nel continente. “Il finanziamento – ha sottolineato von der Leyen – sarà utilizzato per rafforzare i sistemi sanitari, garantire la catena del freddo, acquistare attrezzature e formare il personale, in collaborazione con i Centri per la prevenzione delle malattie africani”.

Un vaccino libero per tutti

In Africa in questo momento servirebbero circa due miliardi di dosi vaccinali, con un costo di circa dieci miliardi di dollari, per coprire il 60% della popolazione e arrivare ad una immunità di popolo. “Ma purtroppo i fondi raccolti arrivano appena a due miliardi –  spiega don Dante Carraro, direttore della ong Medici con l’Africa Cuamm –  il che significa che si tratta solo di un quinto della reale necessità. Inoltre c’è il problema dei brevetti, che essendo una proprietà intellettuale, sono protetti e riservati solo ad alcune case farmaceutiche, riducendo così di molto la capacità di produzione. Sarebbe necessario sospendere temporaneamente questa protezione, per consentire a diversi centri produttivi, che sono anche in India e in Brasile in particolare, di produrre più vaccini aumentando così le quantità e smorzando il mercato”

Ascolta l’intervista a don Dante Carraro

Tante sfide per vincere il Covid-19

Ma tanti sono anche i punti interrogativi sulle attività dietro ad una campagna vaccinale. “Il vaccino prima di tutto deve arrivare a destinazione ben conservato – sottolinea don Carraro -. Dalla capitale va trasportato nei punti vaccinali, negli ospedali e poi da questi ai centri sanitari fino ai villaggi. Quindi serve un sistema logistico che funzioni. Ma ci sono anche cose più elementari da garantire: le siringhe, il cotone, l’alcol, che in quei contesti non sono scontati. E infine è indispensabile formare del personale sanitario che possa somministrare il vaccino”. Ma le sfide, non si fermano qui. Infatti un’altra importante questione è anche l’accettabilità culturale da parte delle varie comunità. “In Africa – continua il direttore di Cuamm – vi sono tanti villaggi lontani dalle città e non sempre c’è un vero ospedale vicino a disposizione. Spesso ci sono solo i cosìddetti lavoratori sanitari di comunità, che conoscono la cultura e le tradizioni dei vari posti. Queste persone vanno coinvolte perché spieghino l’efficacia del vaccino, e come mai è così importante farlo. Le sfide perciò sono molte e per questo ci vuole l’impegno di tutti. Solo così anche l’Africa potrà sconfiggere il coronavirus”.