Corsa dei Santi, l’atleta paralimpica Oxana Corso: lo sport cura l’anima

Vatican News

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Dopo l’edizione virtuale dell’anno scorso, il primo novembre torna sulle strade di Roma la “Corsa dei Santi” con la tradizionale partenza e l’arrivo nei pressi di Piazza San Pietro. Due i percorsi, entrambi di dieci chilometri: il primo è agonistico, l’altro aperto a tutti. L’iniziativa è promossa da Missioni Don Bosco Valdocco Onlus e contribuirà, attraverso una raccolta fondi, a potenziare i progetti portati avanti in America Latina. Tra gli enti patrocinanti, anche il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il Pontificio Consiglio della Cultura e la CEI. 

Una metafora del riprendere a camminare con speranza

In un tempo in cui faticosamente si sta tentando di uscire dalla crisi pandemica, la Corsa dei Santi può essere considerata una spinta ad avere un sussulto di speranza, come spiega l’argentino Don Daniel Antunez, presidente di Missioni Don Bosco, nuovo procuratore delle missioni salesiane, per 18 anni missionario in Patagonia:

Ascolta l’intervista a Don Antunez

“La vita presenta sfide costanti, tra queste il Covid che ha causato un cambiamento molto importante: essere vicini l’uno all’altro”, spiega. “La difficoltà non deve fermare la persona – precisa – ma deve rafforzare il desiderio di andare avanti. E’ una grande metafora della speranza, questa corsa. Una speranza che però deve essere autentica, di cuore, si tratta di andare insieme incontro all’altro”. Il sacerdote si sofferma su cosa sia la santità, anche alla luce di ciò che Papa Francesco ripete spesso: “La santità è vivere la vita quotidiana con tutta la naturalezza e la generosità di cui si è capaci senza mai dimenticare le necessità dell’altro. E sempre nella consapevolezza che l’altro ha bisogno di me”. 

La testimonial Oxana: il Covid ci ha insegnato a cogliere il buono nelle piccole cose

Ogni edizione della Corsa ha avuto testimonial d’eccezione. Quest’anno, oltre Fiona May c’è Oxana Corso di 26 anni, nata a San Pietroburgo e adottata all’età di tre anni da una famiglia italiana. E’ un’atleta paralimpica specializzata nella velocità. Ha partecipato alle Paralimpiadi di Londra 2012, vincendo due medaglie d’argento, 100 e 200 metri categoria T35. Considera questa Corsa dei Santi “un evento straordinario che può mettere in risalto come lo sport non faccia bene solo al corpo e alla salute ma all’anima”.  Così interviene ai nostri microfoni:

Ascolta l’intervista a Oxana Corso

Oxana si augura che possa aiutare per un “cambio culturale rispetto ai pregiudizi e alle cose che non vanno in un Paese come il nostro – dice – ma anche in tutto il mondo. E ricorda la sua prima paralimpiade, quando aveva 17 anni: “Una esperienza bellissima perché ero inconsapevole di quelle che sarebbero state le mie capacità. Ogni evento, comunque, al di là della paralimpiade, è qualcosa che mi riempie di gioia”, aggiunge. “Probabilmente il Covid ci ha insegnato una grande lezione di vita: riuscire a prendere il buono nelle piccole cose come fare una passeggiata al parco, per esempio, oppure una corsa sotto casa”. E insiste sulla peculiarità che ha lo sport nell’averci aiutato tanto a rimetterci in moto. Poi sottolinea il valore della spiritualità in una gara: “Il movimento paralimpico ha come simbolo le tre gocce che rappresentano il fatto che dove non arriva il corpo arriva la mente e dove non arriva la mente arriva lo spirito. Ecco, quell’ultimo passaggio è ciò che ti fa arrivare al traguardo”.

La Corsa dei Santi per superare lo sfruttamenti minorile in Colombia

L’iniziativa ha avuto fin dalle sue origini una forte valenza umanitaria. Quest’anno i promotori si pongono l’obiettivo di aiutare alcune regioni della Colombia dove lo sfruttamento dei minori nelle miniere di carbone causa danni gravissimi. A sud-ovest di Medellin, nel bacino di Sinifanà, la principale fonte economica di sostentamento è l’estrazione del carbone. Lo si fa in miniere spesso abbandonate, “informali”, prive di ogni sistema di sicurezza, soggette ad allagamenti ed esplosioni, dove molti cunicoli sono talmente stretti che gli adulti non riescono a passare. Ecco allora che si portano a lavorare in miniera i bambini senza tuttavia percepirlo come uno sfruttamento minorile, ma come il proseguimento di un’attività nella quale è impegnata la famiglia. A questo degrado si aggiungono le conseguenze della disgregazione famigliare, del consumo di droga e alcol da parte dei genitori, dell’inserimento in gruppi armati illegali, della prostituzione minorile e di altre forme di abuso. Forte la vulnerabilità psico-fisica: l’81% della popolazione mineraria minorile è stata malata negli ultimi sei mesi.

Il progetto dei salesiani Dejando Huellas (lasciando impronte)

I salesiani operano da 25 anni in questo territorio soprattutto soprattutto nell’ambito della formazione, tenuto conto che la dispersione scolastica riguarda metà dei ragazzi. I padri di Don Bosco puntano, anche attraverso l’evento sportivo del 1° novembre, a ricavare fondi per finanziare un’azione coordinata con le famiglie a livello educativo, come spiega Antonio Labanca, ufficio stampa di Missioni don Bosco: 

Ascolta l’intervista ad Antonio Labanca

“I salesiani vogliono entrare con forze maggiori nel territorio – precisa Labanca – per un cambiamento culturale ed economico, a lungo termine. Formazione di insegnanti ed operatori socio-sanitari nella zona di Antiochia sono l’obiettivo prioritario. Si punta anche, per il futuro, all’agricoltura”. Con la Corsa dei Santi si potenzia dunque un progetto di vita alternativo per rafforzare la coesione familiare e ad agevolare un cambio generazionale di mentalità.