Corea, professionisti dei media al lavoro

Vatican News

Maria Chiara De Lorenzo

«Quando comunichiamo profondamente, a livello spirituale, quando ascoltiamo non solo le parole, ma anche le esperienze degli altri, tutta la nostra mente, corpo e spirito sono impegnati nella comunicazione. Il processo sinodale crea la comunione attraverso la comunicazione », ha affermato Helen Osman, presidente di SIGNIS, alla cerimonia di apertura delle Giornate di Studio del Congresso Mondiale di SIGNIS.

Ascolto

L’ascolto attento, al centro della comunicazione e della sinodalità, è stato il tema principale dei diversi interventi che hanno segnato la giornata inaugurale del Congresso Mondiale di SIGNIS.

Comunione e inclusione digitale

Trasmesso in streaming e seguito da centinaia di partecipanti in tutto il mondo e sulla piattaforma del Metaverso, il congresso permette anche un’esperienza hi-tech in linea con il livello della Corea, che si pone ai massimi livelli dello sviluppo digitale. Ma tra i partecipanti c’è chi è ben lontano da questi standard, ed è comune sentire che la comunione viene prima di tutto, e il desiderio di rinnovare l’impegno a lavorare per l’inclusione digitale – come previsto tra l’altro dagli obiettivi dell’agenda ONU 2030, ricordati nel panel della mattina – per una sempre maggiore condivisione.

Nel panel Iperconnessi ma soli, dopo l’intervento di apertura del prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, discorso centrale della giornata, si sono alternate le voci internazionali di Anthony Le Duc (Thailandia), di Teresia Wamuyu Wachira (Kenya), di Natasa Govekar Dicastero per la Comunicazione e di Paolo Granata, Canada.

Danza in prima pagina

Per aggiungere una prospettiva artistica alla comunicazione, i giovani artisti coreani, Honam-woodo-nongak Pan gut e il Vinari show, hanno interpretato un’autentica ricerca per portare la parola “pace”, in una “danza in prima pagina”, utilizzando giornali stampati: esempio di ricerche creative che creano ponti tra la comunicazione digitale e la pace, fondamentali per attirare il pubblico più giovane e seminare speranza nel mondo.

Media e pace

Qual è il ruolo dei giornalisti nella difesa della pace? In dialogo con il premio Nobel Dmitry Muratov, la giornalista Anna Jihyoun You, portavoce del SWC22, ha toccato le corde più profonde del lavoro dei professionisti dei media che hanno a cuore la pace, a partire da un contesto così delicato, come quello del conflitto russo-ucraino in corso.

Bisogno di buone notizie

“Credo che solo coloro che mantengono una stretta relazione con Dio possano influenzare la guerra e la pace sulla Terra oggi”, esordisce Muratov nel salutare i partecipanti. La lunga video intervista ha spaziato dalla libertà di stampa, alla sua esperienza alla Novaya Gazeta, che ha dovuto sospendere le pubblicazioni dopo l’invasione russa in seguito all’aumento della censura; dall’importanza della consegna del Nobel per la pace a un giornalista (come nel 1935 a Von Ossietky, in opposizione al regime nazista), alla tentazione di distogliere lo sguardo dai 10 milioni di rifugiati ucraini, semplicemente perché “i media riportano troppe cattive notizie e la gente è stanca e vuole sentire alcune buone notizie”.

Lasciarsi sorprendere

“Per me, per noi, è importante riportare costantemente l’attenzione alla sofferenza degli altri”. Un’attenzione, che nel caso di Muratov, si manifesta anche attraverso le varie iniziative umanitarie che porta avanti. Racconta anche le storie dei giornalisti della Novaya Gazeta, come di Anna Politkovskaya, nelle zone di conflitto. Esperienze che sembrano far eco a uno dei passaggi della mattina: «Ecco il paradossale, sorprendente annuncio di Gesù, che pone una strana condizione di beatitudine: la povertà. Ciò riguarda anche il mondo della comunicazione – aveva affermato Ruffini – Beati i poveri in Spirito. Il loro rapporto con gli altri, la loro comunicazione con gli altri e la loro ricerca della verità sono sempre aperti agli incontri e alle sorprese. Lasciarsi sorprendere è l’opposto di pensare di sapere già tutto, etichettare tutto. «I puri di cuore», diceva Jorge Mario Bergoglio prima di diventare Papa, «sanno vedere, anche nelle situazioni più conflittuali e dolorose, il fondo del bene da recuperare». Questa è la sfida del buon giornalismo».

Superare gli ostacoli

Uniti alle voci delle autorità ecclesiali, politiche e delle comunicazioni della Corea, come il cardinale Yeom Soo-Jung; l’arcivescovo Peter Chung Soon-Taic; il Presidente del Comitato Organizzatore del Congresso SIGNIS, Daniel Hang Seung-soo; il Vice Ministro della Cultura, dello Sport e del Turismo della Corea, Kim Hyun-hwan, gli organizzatori confidano “che questi giorni di attento ascolto, dialogo e scambio di idee contribuiscano al superamento degli ostacoli attuali e futuri per una pace duratura che si concentri sulla cura per la nostra casa comune”.