Corea del Sud, l’arcivescovo di Seoul: la Evangelii Gaudium impulso alla missione

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Monsignor Peter Soon-Taick Chung racconta i frutti suscitati nel Paese asiatico della esortazione apostolica, della quale ricorre il 24 novembre il decimo anniversario di pubblicazione: “Essa promuove un forte spirito missionario all’interno della Chiesa. In Corea, questo spirito si è manifestato nel crescente coinvolgimento di sacerdoti e missionari, religiosi e laici, nel lavoro all’estero”

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“L’esortazione apostolica Evangelii Gaudium occupa un posto unico e caro nel mio cuore e posso dire che è mio documento preferito tra i tanti del magistero del Papa. Il suo profondo messaggio risuona profondamente con i valori fondamentali della nostra fede, sottolineando la necessità di un rinnovato impegno nell’evangelizzazione”, dice all’agenzia Fides Peter Soon-Taick Chung, OCD, arcivescovo di Seoul, mentre si avvicina il decimo anniversario della pubblicazione del documento programmatico del pontificato di Francesco, il 24 novembre 2013.

Sacerdoti in missione

“La Evangelii Gaudium – nota il presule – promuove un forte spirito missionario all’interno della Chiesa. In Corea, questo spirito si è manifestato nel crescente coinvolgimento di sacerdoti e dei missionari coreani, religiosi e laici, nel lavoro missionario all’estero. La Chiesa coreana ha inviato un numero crescente di missionari, ora nel complesso superiore a mille, in varie parti del mondo, diffondendo il messaggio del Vangelo e incarnando i principi dell’Evangelii Gaudium“. Eppure, prosegue, si potrebbe fare di più: “In qualità di arcivescovo ho osservato con una certa preoccupazione che la Chiesa coreana attualmente ha una sollecitudine verso la missione ad gentes perfino minore di quanto dovrebbe. Questa realtà un po’ mi rattrista perché la missione è innegabilmente il cuore della nostra fede. La chiamata a evangelizzare, a portare la Buona Novella a tutti gli angoli della nostra società è un aspetto essenziale della nostra identità cristiana”, nota ancora monsignor Soon-Taick Chung, pur ricordando che vi sono attualmente 22 sacerdoti dell’Arcidiocesi di Seoul attivamente impegnati nell’opera missionaria in diverse nazioni del mondo.

Il coinvolgimento dei giovani

Portando un esempio concreto di apostolato dei laici e verso i laici, il pastore di Seoul cita poi il Movimento giovanile di studio biblico nell’Arcidiocesi: “È stato uno dei nostri programmi più popolari. Prima delle sfide poste dalla pandemia, questo movimento attirava ogni anno circa duemila giovani”, rileva, anche giovani che non conoscevano la fede cristiana, a volte spinti dalla curiosità e poi rimasti nel movimento. “Ha fornito ai giovani l’opportunità concreta di coinvolgersi con la Parola di Dio e di approfondire la comprensione della fede. La popolarità del movimento e la sua capacità di attrazione testimonia la sete spirituale dei giovani, il loro desiderio di crescita spirituale e l’apertura ad abbracciare i principi della Evangelii Gaudium nel loro cammino di fede”.

Approccio sinodale

Monsignor Chung rimarca, inoltre, un altro aspetto importante per la vita della Chiesa coreana che, anche per motivi culturali, ha mantenuto nei secoli una impostazione piuttosto gerarchica: “La Evangelii Gaudium incoraggia un approccio più sinodale all’interno della Chiesa, ponendo l’accento sulla consultazione e sulla collaborazione di tutti. In Corea, questo approccio ha favorito un senso di unità e di responsabilità condivisa tra clero e laici. C’è una crescente enfasi sull’ascolto dei bisogni e delle aspirazioni dei fedeli e sul loro coinvolgimento nei processi decisionali”.
In quest’ottica il presule riporta nel suo Paese l’esperienza da lui vissuta nel corso della assemblea sinodale, celebrata nel mese di ottobre in Vaticano: “Durante quella assemblea, sono stato testimone della bellezza dell’unità nella diversità, poiché partecipanti da diversi contesti, culture e regioni si sono riuniti per affrontare le questioni importanti per la vita della Chiesa. L’ascolto, il rispetto reciproco, un dialogo aperto sono stati centrali nelle discussioni. Mi ha colpito il fatto che, dopo ogni sessione di dialogo, avevamo quattro preziosi minuti di silenzio per la riflessione, che ci permettevano di contemplare profondamente le intuizioni condivise, favorendo un senso di introspezione e migliorando la qualità complessiva delle nostre decisioni. Spero che questo approccio possa ispirare e guidare la Chiesa in Corea, nel nostro contesto. L’esperienza sinodale serve a ricordare la forza della comunità di fede e il nostro impegno comune per un mondo migliore e più giusto”.