Marco Guerra – Città del Vaticano
Dopo dodici giorni di negoziati alla Conferenza sul clima COP26 è stata superata la scadenza fissata e i colloqui tra i delegati di circa 200 Paesi sono andati avanti ad oltranza, anche nella notte. Questo sprint finale ha prodotto una terza bozza presentata questa mattina. Il documento chiede un nuovo negoziato tra le parti per finanziare il fondo da 100 miliardi di dollari l’anno per minimizzare i danni causati dai cambiamenti climatici. Lo stanziamento per i cosiddetti “loss & damage” del riscaldamento globale è una delle richieste più pressanti avanzate dei Paesi vulnerabili alla COP26.
Dialoghi aperti tra il 2022 e 2024
La bozza conclusiva, prevista in giornata, fissa anche nuovi negoziati sul mercato del carbonio e invita quindi le parti (gli Stati firmatari dell’Accordo di Parigi) a presentare le loro opzioni al 31 marzo 2022. Nel testo si chiede di organizzare per il giugno 2022 “un workshop tecnico, che garantisca ampia partecipazione delle parti” e di preparare una proposta di “tabelle e bozze per le informazioni richieste” nel novembre 2022. Previsti inoltre “dialoghi ministeriali” dal 2022 al 2024 e il coinvolgimento in questi di “Stati, studiosi, società civile compresi i giovani e il settore privato”. Gli incontri dovranno essere aperti e in streaming.
Coinvolgere i giovani
Sempre nel documento finale si parla dell’ “urgente bisogno di chiudere il divario nell’attuazione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi” e si invita “il Segretario generale dell’Onu a convocare i leader mondiali nel 2023 per considerare le ambizioni al 2030″. Degna di nota anche la parte in cui si sollecitano le parti e i soggetti interessati a “garantire una significativa partecipazione e rappresentanza dei giovani nei processi decisionali multilaterali, nazionali e locali, inclusi quelli dell’Accordo di Parigi”.
Decarbonizzazione punto più spinoso
Il presidente della COP26 Alok Sharma prevede una plenaria sabato pomeriggio per approvare il testo e chiudere i lavori. I punti più spinosi sul tappeto restano dunque regole per mettere in pratica l’accordo di Parigi – quello che mira a mantenere entro un grado e mezzo l’innalzamento della temperatura globale – e il “reporting format”, cioè le norme con le quali gli stati comunicano i progressi fatti nella Decarbonizzazione e che pongono vincoli stringenti ai Paesi. Secondo gli osservatori la strada è in salita è bisognerà superare le resistenze di Cina e Russia. Intanto crescono le pressioni per dare vita al fondo da 100 miliardi di dollari di finanziamenti promessi ai Paesi poveri per la lotta ai cambiamenti climatici.
Insua (Movimento Laudato sì): stop ai combustibili fossili
“I due punti più controversi su cui manca l’accordo sono il tema della decarbonizzazione bloccata da Paesi come l’Australia e il taglio ai sussidi che i governi erogano in favore di tutti i combustibili fossili, basti pensare che oggi ogni hanno i governi finanziano con 2,5 trilioni di dollari le industrie dei combustibili fossili. “Non si può credere che con la crisi climatica che abbiamo non si favoriscano le fonti rinnovabili” così Tomas Insua, presidente del Movimento Laudato si’, commenta a Vatican News i temi più importanti al centro delle trattative.
Crisi climatiche colpiscono i più fragili
Insua mette l’accento anche sulla questione del fondo da 100 miliardi per i Paesi poveri: “E’ una promessa fatta nel 2009 ma mai esaudita. I Paesi ricchi hanno più responsabilità storica e devono aiutare quelli poveri che paradossalmente sono i più colpiti dalla crisi climatica”. Oltre agli aiuti per la transizione ci sono poi quelli necessari alla “compensazione dei danni”, spiega ancora il presidente del Movimento Laudato si’. “I Paesi poveri chiedono di poter far fronte ai danni della crisi, ad esempio in questo momento l’agricoltura del Madagascar è devastata dalla siccità”. Un altro aspetto decisivo indicato da Insua è quello relativo a: piani nazionali climatici per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi di massimo riscaldamento del pianeta:“l’anno prossimo i governi dovranno presentare piani nuovi con più ambizione”.
Dovere di giustizia
“Noi vogliamo un accordo in linea con la scienza e con la giustizia, in altre parole in linea con la Laudato si’”, afferma Insua guardando a queste ultime ore di negoziato. Queste il cuore dell’appello lanciato ieri dal suo Movimento con altre sessanta realtà cattoliche: “I combustibili fossili vanno eliminati perché sono i principali responsabili della crisi climatica e abbiamo un dovere di giustizia verso i più poveri, dobbiamo pregare tanto, abbiamo bisogno che lo Spirito Santo aiuti a cambiare i cuori”.
L’impegno delle realtà cattoliche
Il Papa in diversi modi ha detto alla COP26 che non possiamo perdere questa occasione e che saremo giudicati da Dio sulla nostra capacità di amministrare il creato, parole raccolte dai tanti movimenti cattolici presenti a Glasgow come testimonia ancora Insua: “ A Glasgow non era presente solo la Santa Sede tramite il cardinale Parolin, ma tutta la Chiesa in senso più ampio. Il Movimento Laudato si’ ha avuto una folta delegazione che ha rappresentato oltre ottocento realtà cattoliche; poi erano presenti le agenzie della Caritas, la Conferenza episcopale locale. Tutti insieme abbiamo fatto una dichiarazione in cui abbiamo chiesto più ambizione negli obiettivi che saranno fissati nella bozza finale”.