Convegno sul Mediterraneo, Bizzeti: alzare muri non serve a nessuno

Vatican News

Antonella Palermo – Città del Vaticano

“Un doppio appuntamento storico, mai avvenuto prima, che cade in un momento cruciale per le sorti della pace”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella ha presentato sabato scorso nel capoluogo toscano il doppio incontro che vedrà qui riuniti i vescovi e i sindaci del Mediterraneo, e che culminerà con la presenza di Papa Francesco domenica 27 febbraio.

Dal convegno di Firenze, il motto lapiriano ‘spes contra spem’

Saranno 65 le città rappresentate da 15 Paesi di tre continenti diversi. Da Nardella si è levato di nuovo anche un appello all’Europa, “spesso distratta”, che non può voltarsi dall’altra parte quando si parla di questioni legate al Mare nostrum. Le Chiese dei Paesi mediterranei saranno rappresentate da una sessantina di delegati. Sarà anche l’occasione per accogliere a Firenze il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, all’apertura dell’incontro mercoledì 23 febbraio, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che sarà in Santa Croce per la Messa presieduta dal Pontefice. Ispirati da colui che fu sindaco di Firenze, Giorgio La Pira – il quale in piena Guerra fredda, nel 1955, organizzò il convegno dei Sindaci delle città capitali del mondo, per un progetto di pace globale di fronte alle minacce di una possibile guerra atomica – si cercherà di fare proprio il suo stesso motto: spes contra spem.

Oim: 21 migranti morti al confine greco-turco nel 2022

Uno dei temi cardine nel corso dei lavori sarà quello delle migrazioni. Tra i dati registrati dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), almeno 21 migranti sono morti al confine tra Turchia e Grecia nel 2022, rispetto ai 10 decessi segnalati nello stesso periodo dello scorso anno (gennaio-febbraio) e circa 55 vite sono state perse nel 2021 lungo la stessa frontiera. Continue sono le segnalazioni di respingimenti, e uso eccessivo della forza al confine dell’Unione Europea tra Grecia e Turchia. “Tali azioni non sono in linea e si oppongono agli impegni e agli obblighi degli Stati ai sensi del diritto internazionale e regionale, come la violazione del principio di non respingimento”, aggiunge un comunicato dell’Oim pubblicato venerdì scorso a Ginevra. L’Oim – il cui preidente Antonio Vitorino sarà presente al convegno fiorentino – si dice “preoccupata” per i continui maltrattamenti dei migranti in quest’area. Nel 2021, ricorda, quasi 3.500 persone sono morte nel tentativo di entrare nell’Ue via mare e via terra, un bilancio che fa dell’anno scorso il più mortale per i migranti nella regione dal 2018. 

Bizzeti: alleanza tra Chiese e Stati per il bene comune

Proprio dalla Turchia, monsignor Paolo Bizzeti SJ, vicario apostolico dell’Anatolia, giunge a Firenze – che è la sua città natale – per prendere parte alle condivisioni e proposte assembleari.

Ascolta l’intervista con monsignor Paolo Bizzeti

Rispetto a due anni fa, quando voi vescovi vi incontraste a Bari, sono stati fatti dei passi avanti sotto il profilo della pace nel Mediterraneo?

Direi che la pandemia ha messo in risalto ancora di più la necessità di trovare una unità di intenti perché le persone non rimangano chiuse, ingabbiate in situazioni che poi diventano insostenibili. Io ritengo che un’alleanza tra le Chiese e gli Stati del Mediterraneo sia indispensabile per il bene comune, che sempre di più appare l’unico possibile.

Da poco, peraltro, abbiamo celebrato il terzo anniversario del Documento sulla Fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi. Come interpella le decisioni dei leader politici?

Credo che i leader religiosi stanno facendo dei buoni sforzi per cercare un rispetto reciproco, un accordo, una possibile convivenza. Adesso mi sembra che la ‘patata bollente’ sia soprattutto nelle mani dei politici che invece mi sembrano un po’ chiusi nel proprio mondo, nelle proprie prospettive con politiche di autodifesa che però, nei lunghi periodi, saranno in realtà esplosive.

Quindi è una buona notizia la presenza dei sindaci accanto a quella dei vescovi a Firenze?

Assolutamente sì, bisogna ritrovare una collaborazione tra chi è a contato con la gente che desidera esprimere la propria fede e la propria spiritualità con coloro che si occupano dell’amministrazione della cosa pubblica. Bisogna superare da una parte derive teocratiche e dall’altra un laicismo che ignora una dimensione fondamentale dell’uomo che è quella religiosa.

Nello spirito del Sinodo… in Turchia gli operatori pastorali religiosi hanno ancora di più bisogno della collaborqazione dei laici, è così?

Sicuramente. La sfida, come aveva già detto san Giovanni Paolo II, è quella di un cristianesimo dove i laici sono maggiormente protagonisti. Il ventunesimo secolo i vescovi lo devono dedicare alla formazione dei laici non solo evitando derive clericali – che sempre vanno evitate – ma nel formare persone in modo che si possa procedere un po’ di più come popolo di Dio e un po’ meno come singole categorie.

I cristiani in Medio Oriente come stanno vivendo questa stagione?

Per i cristiani in Medio Oriente la vita è difficile, inutile negarlo. Direi che in questo momento un po’ sono tra gli ultimi perché sono una piccolissima minoranza e come tali facilmente vengono ignorati quando non addirittura messi ai margini. C’è una necessità che ci sia una maggior libera circolazione tra i Paesi. Elevare muri non serve a nessuno.