Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri ha accolto per l’ultimo saluto i feretri di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. Nella chiesa, cara a tanti devoti romani, stamani non c’erano solo
le autorità politiche, i vertici dell’Arma dei Carabinieri e i rappresentanti del mondo diplomatico, ma anche tanta gente comune, che con la propria presenza ha voluto ringraziare il sacrificio dell’ambasciatore, del carabiniere e di Moustaphà Milambo, uccisi lunedì scorso vicino Goma, in Repubblica Democratica del Congo, in un attacco perpetrato da uomini armati. Tutti, giovani e adulti, hanno riferito di sentirsi profondamente coinvolti nel dramma delle due famiglie e onorati nel partecipare all’ultimo saluto ai due servitori dello Stato e della pace e all’autista, che ha condiviso, la loro missione di pace sino all’estremo sacrificio.
Morire per la pace
Testimoni di pace e d’amore. Con queste parole il cardinale Angelo De Donatis, poco prima della celebrazione delle esequie, ha ricordato ai nostri microfoni Attanasio, Iacovacci e Milambo.
Nell’omelia il porporato ha ricordato con parole forti ed emozionate Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, che “hanno deciso di compromettersi con l’esistenza degli altri, anche a costo della propria vita”. Poi la vicinanza del porporato alle famiglie delle tre vittime. “In questo giorno sentiamo l’angoscia di tre famiglie – ha detto De Donatis – di due Nazioni e dell’intera famiglia delle Nazioni. Angoscia perché manca la pace tanto desiderata; angoscia perché vi sono ancora troppi cuori di uomini che, invaghiti dal denaro e dal potere, tramano la morte del fratello; angoscia perché le promesse di giustizia sono disattese”. “Luca, Vittorio e Mustapha – ha continuato il porporato – sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce, che non porterà nessun giovamento, ma solo altro dolore; dal male viene solo altro male. Se questa è la fine degli operatori di pace, che ne sarà di tutti noi?”. Con questa domanda il vicario generale del Papa pone un interrogativo di cui tutti siamo i destinatari. La risposta è una sola: la via giusta è una sola, quella della pace.
Una preghiera per il Congo
“Vogliamo che la preghiera per la pace in Congo e in tutte le nazioni lacerate dalle varie forme di guerra e di violenza – ha detto ancora De Donatis – sia innalzata da tutti noi in cielo; vogliamo che oggi sia un giorno nel quale molti sentano la chiamata ad essere costruttori di pace, alzandosi in piedi, facendo in modo che si realizzi ovunque una fratellanza umana basata sulla giustizia e sull’amore”. “Amare senza cercare moneta di contraccambio – ha continuato il cardinale – impegnarsi senza aspettare che gli altri si impegnino, attendere, sapendo che il bene seminato nel pianto porta sempre un frutto di gioia. Amare vale sempre la pena, comunque vada a finire, niente è inutile agli occhi del Signore, nulla di cio’ che facciamo per amare, anche la più piccola azione, cade nel vuoto: Dio non lo permette. Tutto quello che questi nostri fratelli hanno seminato è nella memoria eterna di Dio”.