Si svolgerà domani 15 dicembre in Aula Paolo VI la quarta edizione del concerto offerto dal Papa ai più bisognosi. Brani natalizi e classici di Mozart, Rossellini e Tchaikovsky saranno eseguiti dall’orchestra e dal coro del Teatro dell’Opera di Roma e della Diocesi, diretti da monsignor Marco Frisina e da Speranza Scappucci
Michele Raviart – Città del Vaticano
Celebrare la bellezza e la carità portando la musica a chi vive in condizioni di disagio economico e sociale. È quanto si propone anche quest’anno il concerto di Natale in Vaticano “Con i Poveri e per i Poveri”, giunto alla quarta edizione, che sarà eseguito domani in Aula Paolo VI alle 17.30. Tremila gli invitati dal Dicastero per il Servizio della Carità e da diverse associazioni di volontariato, tra i quali senzatetto, migranti e persone indigenti. Il concerto sarà eseguito dall’Orchestra e dal Coro del Teatro dell’Opera di Roma insieme a duecento membri del Coro della Diocesi di Roma e sarà diretto in maniera alternata da monsignor Marco Frisina, direttore del Coro diocesano e dalla direttrice Speranza Scappucci, la prima donna italiana a dirigere un’opera alla Scala di Milano, che a Vatican News ha raccontato l’attesa per l’evento.
Come si svolgerà il concerto?
Faremo un grande concerto. Il programma è un misto fra classici di Mozart, Rossini e Tchaikovsky e musiche in clima natalizio, con canti popolari riscritti dal maestro Frisina, orchestrati e adattati per coro e solisti. Sarà un concerto con un bellissimo programma, molto variegato, con le voci di Maria Grazia Schiavo e Levy Segkapane che eseguiranno alcuni brani con l’orchestra.
Che cosa significa per voi – lei come direttrice d’orchestra, ma penso anche ai membri dell’orchestra e al coro poter suonare “per i poveri” ed eseguire questa musica per loro?
Credo molto che la musica – che è chiaramente la nostra vita, è quello che abbiamo studiato e ed è la nostra professione diciamo- abbia questo potere enorme di unire le persone. Persone di qualsiasi estrazione sociale, perché la musica è una forma d’arte intangibile e che quindi può trasmettere delle emozioni a chiunque e in ogni momento della vita. Uno stesso brano può suscitare emozioni diverse e quindi credo che lo spirito col quale, almeno io personalmente mi sono dedicata sia nella preparazione, ma anche domani nel concerto stesso, è quello di poter condividere questo dono con tutte le persone presenti soprattutto con quelle che sono più sfortunate di noi.
Come è avvenuta la scelta del programma da eseguire?
A parte i brani natalizi, che sono stati scelti dagli organizzatori del concerto stesso, l’Exultate jubilate di Mozart è un brano per soprano e orchestra il cui testo gioioso porta anche un messaggio di resurrezione, con l’Alleluia finale. Ho voluto inserire anche dei canti gioiosi, non solo lenti. C’è l’Ave verum corpus di Mozart, che è un brano brevissimo ma bellissimo, con cui secondo me Mozart ha toccato delle vette eteree che vanno al di là di tutto ciò che è terreno e quindi sarà un momento veramente ‘magico’ questo brano per coro e orchestra. Poi ci sarà il Qui tollis peccata mundi di Rossini, che lo abbiamo scelto soprattutto perché il tenore è un esperto rossiniano, ha una voce meravigliosa con degli acuti fantastici ed è un brano che necessita grande bravura e volevamo anche poter rappresentare un compositore italiano nel concerto. E poi c’è il Valzer dei fiori di Tchaikovsky, che conoscono quasi tutti. Viene dallo Schiaccianoci, che è comunque un balletto a sfondo natalizio.
Sulla base della vostra esperienza, la musica colta arriva anche a chi probabilmente non ha avuto gli strumenti per poterla studiare, per poterla conoscere bene?
Questo è lo spirito proprio che attraversa l’evento: poter offrire a chi probabilmente non ha la possibilità di frequentare le sale da concerto di avere la possibilità di sentire dal vivo delle compagini di alto livello, come sono appunto le maestranze del Teatro dell’Opera di Roma e anche il Coro della Diocesi romana. Quindi poter donare due ore di musica per consentire a queste p’ersone di dimenticare le difficoltà di tutti i giorni, almeno per un attimo, immergendoli in un clima di bellezza e speranza. Ognuno parteciperà e prenderà da questo concerto quello che più lo ispirerà in quel momento.
A livello personale, che cosa significa per lei eseguire questo concerto che ha la benedizione del Papa in Vaticano?
Per me è un momento molto importante a cui tengo moltissimo perché non solo sono cresciuta a Roma. Il mio babbo lavorava in Vaticano e quindi mi ricordo che quando eravamo piccoli ci portava spesso in Aula Paolo VI per vari eventi. Ecco poterlo vivere dal palco è un’emozione molto forte per me. Soprattutto io ho sempre voluto fare un concerto in cui offrivo il mio talento e la mia musica ai più deboli, ai più poveri. Si è presentata questa occasione che addirittura è dentro il Vaticano quindi ha un valore ancora alto e una risonanza a livello internazionale e mondiale. Io ho sempre detto che avrei amato fare un concerto per i migranti o per chi non ha nulla – dentro o fuori dal Vaticano – però il fatto che sia lì, per un fatto mio personale anche della mia infanzia sicuramente ha un valore aggiunto.