Comece: puntare allo sviluppo integrale della persona e a un’istruzione di qualità

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), la Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (Fafce) e Don Bosco International (Dbi), nel loro ruolo di stakeholder e partner delle istituzioni dell’Ue, presenteranno, venerdì 13 gennaio, il loro contributo alla consultazione della Commissione europea sull’Anno delle competenze 2023. Nel documento si chiede alla Commissione europea di puntare ad uno sviluppo integrale della persona e si sottolinea l’importanza di un’istruzione e di una formazione di qualità. Poiché l’educazione accompagna ogni essere umano al suo pieno sviluppo e alla sua crescita, quando si parla di competenze e formazione è importante che al centro del progresso educativo ci sia la persona umana, in virtù della sua dignità, della sua unicità e dei suoi talenti, si legge nel testo che richiama al Global Compact on Education lanciato da Papa Francesco, il “patto per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. 

Promuovere lo sviluppo umano integrale

Per Comece, Fafce e Dbi, l’Ue dovrebbe far sì che la crescita dell’occupazione dei giovani fosse accompagnata dalla promozione del loro sviluppo umano integrale, fondamentale perché ci siano cittadini maturi e perché venga riconosciuta dignità ad ogni professione. Per questo, nel contesto dell’Anno europeo delle competenze, si sottolinea che, nell’istruzione, formazione tecnica e sistema delle competenze devono essere complementari. In questo modo possono essere una forza motrice di fraternità, pace e giustizia a livello globale. Per raggiungere tale obiettivo, afferma il documento delle tre istituzioni, è essenziale garantire un processo di riqualificazione e aggiornamento delle competenze accessibile e inclusivo, in cui le organizzazioni della società civile possano svolgere un ruolo chiave per raggiungere i più vulnerabili, attualmente a rischio di maggiori disuguaglianze sociali e discriminazioni dovute a un potenziale accesso elitario.

Necessarie politiche demografiche e di conciliazione famiglia-lavoro

Ma occorre considerare che nell’Ue la crisi demografica, la sfida educativa e la crisi migratoria permeano il contesto dell’offerta di competenze. La popolazione europea sta drasticamente diminuendo e invecchiando ed entro il 2070 si prevede che il 30,3% della popolazione avrà almeno 65 anni. Questo significa che c’è una contrazione della forza lavoro disponibile e un aumento dell’indice di dipendenza dagli anziani. Nell’area dell’euro, poi, si prevede che i flussi migratori netti compenseranno solo in parte il calo della popolazione in età lavorativa, e c’è, inoltre, da considerare che l’immigrazione provoca anche la fuga di cervelli a scapito dello sviluppo economico. Comece, Fafce e Dbi sostengono, dunque, che occorre investire in politiche demografiche e family-friendly, in particolare in politiche di conciliazione famiglia-lavoro.

L’importanza dell’approccio olistico nella formazione

E non sono da dimenticare gli effetti a lungo termine della pandemia di Covid-19, i tassi di rischio povertà, che sono aumentati, e i ritardi nei risultati degli studenti. Per questo è necessario rendere il settore dell’istruzione più resiliente e adattabile ai cambiamenti e agli studenti. Nel documento che sarà consegnato alla Commissione europea si evidenzia che, essendo l’istruzione formale la base per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze dei giovani professionisti e degli adulti in attività occupazionali, nell’Anno europeo delle competenze ci si dovrebbe concentrare sulla connessione tra sistemi di istruzione e formazione e di insegnamento delle competenze. Bisogna poi tenere conto degli attuali sviluppi sociali ed economici che stanno mostrando la necessità di un cambiamento del tradizionale paradigma scuola-lavoro-pensione. Comece, Fafce e Dbi reputano che l’approccio olistico, in cui la formazione permanente e gli obiettivi educativi e formativi di occupabilità e crescita economica si legano allo sviluppo personale, rappresenti un elemento chiave, non solo per la realizzazione personale dell’individuo, ma anche per lo sviluppo di una società equa e più inclusiva. Da qui l’invito alla Commissione europea a basare le prossime iniziative dell’Anno delle competenze proprio su tale approccio, attento ai bisogni e alle capacità individuali, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità.

Formare al rispetto dell’altro nelle società multiculturali

Il contributo offerto da Comece, Fafce e Dbi rimarca poi quanto importante per l’individuo imparare a vivere e crescere, attraverso il rispetto dell’altro, nelle società odierne dove si incontrano culture diverse. Di questo occorre tener conto nella formazione e nel miglioramento delle competenze e dunque l’Ue dovrebbe promuovere processi di cooperazione tra istituti di istruzione e formazione, perché studenti di tutte le età abbiano la migliore formazione integrale possibile, e rafforzare i percorsi sulle opportunità professionali negli ultimi anni delle scuole superiori, al fine di aumentare la consapevolezza delle possibilità del mercato del lavoro. E ancora si chiede di rafforzare la formazione sulle competenze digitali e di promuovere programmi educativi e formativi che forniscono una conoscenza corretta, inclusiva e accessibile, indipendentemente dallo stato socio-economico, e che siano adattati a tutte le abilità (fisiche e mentali), sia per i bambini che per gli adulti. Ma il piano d’azione per l’istruzione digitale, si avverte, dovrebbe evidenziare comunque i pericoli legati all’uso eccessivo di Internet sulla salute fisica e mentale dei bambini: privazione del sonno, disturbo da iperattività, sviluppo cerebrale più debole, rendimento scolastico inferiore, deficit nell’inclusione sociale, ecc. E pure dovrebbe includere un programma di prevenzione dei rischi, online, di abusi sessuali sui minori.

Formazione permanente anche per chi usufruisce di congedi parentali

Il documento destinato alla Commissione europea chiede inoltre che a beneficiare di una formazione permanente siano anche quanti usufruiscono di congedi parentali. Per i genitori, in particolare le madri, si richiede che abbiano un migliore accesso all’apprendimento permanente, alla formazione professionale e alla riconversione del lavoro, perché sia sostenuto il loro possibile ritorno al mercato del lavoro. E si osserva che anche i giovani con contesti socioeconomici svantaggiati faticano ad acquisire le competenze necessarie per accedere al mercato del lavoro, per questo si chiede di garantire esperienze retribuite di professionalizzazione, come i tirocini retribuiti. Vengono indicati come esempio i Centri di Formazione Professionale Salesiana; ce ne sono 196 in 19 paesi europei che si rivolgono ad oltre 62mila studenti (il 90% dei quali giovani vulnerabili), con istruzione olistica sui principali settori economici. Ma anche i programmi di scambio fra Europa e Africa.