Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano
È massiccia la partecipazione al Rosario alla Madonna che scioglie i nodi che si celebra ogni mese nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, a pochi passi dall’omonimo ingresso che conduce all’interno del territorio della Santa Sede. “Il prossimo appuntamento si terrà il 20 gennaio alle ore 20”, annuncia il cardinale Angelo Comastri che da qualche mese presiede la preghiera dinnanzi all’icona tanto cara a Papa Francesco.
Appassionati del Rosario
“Numeri al di là di ogni attesa”, osserva il porporato in una conversazione con Telepace, confidando che “talvolta si è dovuto dire ‘basta così’” alle persone in arrivo per raggiunti limiti di capienza. Si prevede una risposta simile anche per l’appuntamento del 21 febbraio, sempre alle ore 20, e il trend spinge a una riflessione. Il cardinale Comastri può essere considerato un antesignano a riguardo, visto che all’inizio dell’emergenza sanitaria ebbe l’idea, in sintonia con il Papa, di trasmettere il Rosario in diretta dalla Basilica di San Pietro. Allora come oggi, sebbene con accenti un po’ diversi, la pandemia fa ancora paura, la gente ha bisogno di conforto e diversi media confermano di prediligere la diffusione di momenti di preghiera. “Quando abbiamo una pena – osserva Comastri – siamo soliti confidarla alla mamma. E tutti noi abbiamo la nostra Mamma in cielo, che è Maria”.
Maria, donna dell’ascolto
Questo, per il porporato, spiega il valore del Rosario: la sua giovinezza e la sua capacità di suscitare attenzione, nonostante sia una preghiera tradizionale. “Tuttavia – avverte ricordando le parole di Madre Teresa di Calcutta – tradizionale non vuol dire ‘vecchia’: vuol dire che ha molti anni e quindi ha molto significato. E il fatto che si ripeta l’“Ave Maria” è la cosa più umana che ci sia, perché quando si ama non ci si stanca mai di dire ‘ti voglio bene’, dunque è un’esigenza del cuore”.
Il vicario emerito del Papa per la Città del Vaticano esorta a chiedere l’intercessione della Madonna anche per intensificare l’ascolto che tutta la Chiesa è chiamata a praticare e ad intensificare nel cammino sinodale. “Maria – sottolinea il cardinale Comastri, ricordando il dialogo con l’Arcangelo Gabriele – è la donna che più di tutte è stata capace di ascoltare. E il Papa giustamente insiste sulla necessità di saperci ascoltare. Perché tutti siamo capaci di parlare. Ma non è facile ascoltare. Quindi imparare l’ascolto credo sia una grande maturazione delle persone e anche della comunità ecclesiale”.
La bontà attira i lontani
Ma cosa serve per il dialogo? Qual è il consiglio per religiosi e laici? Il porporato racconta dello scrittore Giuseppe Prezzolini, che si definiva non credente. Proprio per questo Paolo VI – suo amico – gli chiese come raggiungere i più lontani. “Prezzolini rispose: Padre Santo, se volete avvicinare i lontani, preparate persone veramente buone, senza orgoglio, umili. Perché l’intelligenza suscita ammirazione, la cultura strappa applausi, ma soltanto la bontà attira ed entra nel cuore degli altri. Preparate persone buone – conclude il cardinale Comastri con le parole di Prezzolini – e saprete dialogare con tutti”.