Colpiti obiettivi filoiraniani in Siria e Iraq. Alta tensione tra Usa e Iran

Vatican News

Torna altissima la tensione tra Iran da una parte e Israele e Stati Uniti dall’altra, dopo l’uccisione di un generale dei Pasdaran a Damasco e il bombardamento di milizie filo iraniane in Iran. Nelle stesse ore un rapporto dell’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia nucleare, segnala che Teheran è tornato a produrre uranio altamente arricchito

Marco Guerra – Città del Vaticana

Il generale Sayyed Razi Mousavi, veterano dei Guardiani della rivoluzione iraniana, responsabile delle milizie di Teheran in Siria è stato ucciso nel giorno di Natale in un raid missilistico, nella zona rurale di Damasco. Fonti iraniane attribuiscono l’attacco ad Israele che non conferma.

Colpite le milizie sciite in Iraq

Dai vertici politici e militari dell’Iran arrivano parole di fuoco, Israele “pagherà certamente per questo crimine”, ha minacciato il presidente iraniano Ebrahim Raisi. La situazione è resa ancora più incandescente dagli attacchi statunitensi, avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 dicembre scorsi, contro tre siti di forze sciite filo iraniane in Iraq. I raid hanno provocato 1 morto e 24 feriti. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha seguito personalmente le operazioni. Secondo il resoconto diffuso dal Pentagono, il capo della Casa Bianca è stato in continuo collegamento con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e altri funzionari della sicurezza nazionale. Alcuni analisti vedono collegamenti tra le azioni di Israele e e quelle Usa di questi giorni sui territori di Siria e Iraq, visto che nel 2020 gli americani uccisero proprio in Iraq il generale iraniano Qassem Suleimani, comandante delle forze al Quds, di cui era stretto collaboratore Mousavi colpito in Siria l’altro ieri. Intanto però il governo di Baghdad ha stigmatizzato i bombardamenti e ha parlato di “violazione della sovranità”, bollando l’attacco come un “chiaro atto ostile”.

L’Iran arricchisce l’uranio

A far salire il livello d’allarme è anche il nuovo rapporto dell’Aiea che riferisce come l’Iran sia tornato nelle ultime settimane ad un alto livello di produzione di uranio arricchito al 60%, continuando la sua escalation nucleare, anche se Teheran nega di volersi dotare della bomba atomica. L’Aiea ha dichiarato che i suoi ispettori hanno verificato l’aumento del tasso di produzione dalla fine di novembre presso le strutture di Natanz e Fordow. Il che rappresenta un ritorno ai livelli di produzione precedenti. L’aumento dell’attività di arricchimento dell’uranio sarebbe iniziato dopo lo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas.